Carlo broschi, detto Farinelli, Il Castrato

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scialè97
view post Posted on 14/2/2023, 20:53 by: scialè97
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Joy_Girl
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Il paese dell'armonia

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Pensando ai rapporti familiari c'è un aspetto che mi ossessionato. In Italia, fino all'800, si usava castrare i maschietti, per poi farli diventare cantanti, in modo da usarli per sfuggire alla povertà. Stessa pratica per motivi diversi si è usata in grande misura non solo in Italia, ma quasi in ogni civiltà e secolo. Spesso a prendere queste decisioni erano proprio i genitori. Penso spesso a tutte quelle volte che una madre o una sorella maggiore possa aver preso una decisione del genere. Li portavano dai barbieri. Fuori dai locali c'era scritto: qui si castrano ragazzi. Oppure quelle madri o sorelle che già eseguivano tale cosa sugli animali, la facevano loro stesse al piccolo, proprio come si fa con i capponi. Alcuni bambini erano consapevoli e accettavano ma la maggior parte no. Mi chiedo come ci si senta a vivere un esperienza del genere. Prima e dopo l'operazione intendo. È difficile trovare le parole per esprimere cosa provo al riguardo. É vero che forse un bambino a differenza di un pubere o adulto non sa esattamente cosa ha perso. Mi chiedo se percepissero lo stesso senso di umiliazione e vergogna e come questo condizionasse i rapporti familiari. Dalla parte materna è dalle sorelle, dovevano essere davvero disperati per fare un gesto simile, e lo facevano anche per il bene del bambino. Mi chiedo che parole potevano usare per spiegare tale decisione. Una madre cosa direbbe a sua figlia circa ciò che devono fare al bambino? E cosa direbbero a lui? Inoltre, può essere che tale potere decisionale, trasmettere un senso di superiorità? Non dimentichiamoci che era pur sempre un operazione che principalmente si usava sugli animali. Ciò indica una degradazione verso la vittima, che subiva lo stesso trattamento riservato agli animali. In sintesi, mi chiedo una tale "scena" cosa trasmette ai partecipanti, sia vittime che esecutori.

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6 replies since 24/4/2011, 20:16   2683 views
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