I Plantageneti, la grande dinastia inglese

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view post Posted on 18/2/2012, 11:54
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Verissimo, piùchealtro colpisce la modalità dell'esecuzione, come se si fossero burlati di lui uccidendolo in quella maniera.

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Isabella Neville, di meglio non ho trovato

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Anna Neville, sua sorella e cognata in quanto moglie di Riccardo III

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probabile ritratto di Margaret Pole, figlia di Isabella e di Clarence, l'ultima York
 
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view post Posted on 4/3/2012, 09:47
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Ricorre oggi l'anniversario della deposizione di Enrico VI, passato alla storia per la sua follia, probabilmente derivatagli da Carlo VI, nonno materno

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A lui Shakespeare ha dedicato l'Enrico VI, diviso in 3 parti
 
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view post Posted on 2/9/2012, 16:00
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Dimenticavo, quest'estate la BBC ha mandato in onda una serie tv in 4 puntate sui Lancaster: " the Hollow Crown", dove appaiono Riccardo II, Enrico IV ed Enrico V.
Il tutto tratto dalle opere omnie di Shakespeare


wyhLJ

Riccardo II interpretato da Ben Whishaw, a sinistra, Enrico IV d'Inghilterra, interpretato da Jeremy Irons al centroed Enrico V, interpretato da Tom Hiddleston, unico vero motivo per cui ho visto tutta la serie, a destra

Video

il trailer
 
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view post Posted on 1/10/2012, 13:09
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Sembra che sia stata ritrovata la tomba di riccarrdo III, o meglio: le caratteristiche dello scheletro sembrano quelel giuste: una forte scoliosi, cranio fratturato da un arma da taglio e una ferita da freccia nella schiena

fonte
 
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view post Posted on 28/2/2013, 09:40
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I Plantageneti



Premetto che questo scritto contempla circa 300 anni di Storia, ovviamente, data la complessità del tema, ogni fatto verrà trattato in modo sintetico, a volte necessariamente superficiale, per ragioni di spazio e, perchè nò, per non tediare il lettore, anche se penso che in questa storia vi sia materiale per qualche decina di film storici, il vecchio William da questi fatti qualche trama interessante è riuscito a tirarla fuori, e i risultati non mi paiono disprezzabili.

Uno dei primi Plantageneti, Goffredo, a un messaggero inviatogli dal padre con cui era in urto, disse: non sai tu che è nella nostra natura, lasciataci in eredità dai nostri avi, che nessuno di noi debba amar talun, sí che il fratello lotterà contro il fratello, e il figlio contro il genitore?
D ‘ altronde, secondo i cronisti dell’ epoca, la voce popolare li definiva così : vengono tutti dal diavolo, e al diavolo ritornano , e pensare che derivarono il loro poetico nome dal fiore di ginestra(plant genet).

In Francia, erano noti come conti d’Angiò, feudatari potenti di una delle piú prospere regioni del paese, il 2 giugno 1129 uno di questi conti, Goffredo, detto “Plantagenét” dal ramoscello di ginestra che aveva scelto come ornamento ed emblema personale, fu dato come marito, non ancora sedicenne, a una vedova che aveva 11 anni piú di lui, Matilde figlia del re Enrico d’Inghilterra, che era stata in prime nozze imperatrice del Sacro Romano Impero, accanto al tedesco Enrico V.
Matrimonio ambizioso e pieno d’allettanti prospettive, poiché quando la tragica morte del principe Guglielmo, perito in un naufragio, aveva privato dell’erede la corona inglese, Matilde era stata designata dal padre a succedergli sul trono. Situazioni del genere, nel Medioevo, sfociano inevitabilmente nel torbido, e difatti, nonostante l’omaggio formale prestato dal Gran Consiglio a Matilde, dopo la morte d’Enrico I, nel 1135 i disordini non tardano a scoppiare. La regina scontenta tutti con la sua arroganza e un nuovo pretendente, Stefano di Blois, nipote di Guglielmo il Conquistatore per parte di madre, le si oppone e riesce a farsi incoronare, cosí, per vari anni il paese è lacerato da opposte fazioni.
Finalmente la Chiesa s’intromette, favorendo un incontro fra i rivali, Stefano consente ad associarsi nell’amministrazione del regno il giovane Enrico, figlio di Matilde, e a nominarlo suo erede.
Il ragazzo ha già dato buone prove di sé nel governo della Normandia, che suo padre, Goffredo il Plantageneto, s’è affrettato a sottrarre agl’inglesi alla morte del suocero.
Il ducato normanno costituisce la vecchia eredità feudale di Guglielmo il Conquistatore, e non è senza ataviche ragioni che da esso Enrico muova alla volta dell’ Inghilterra.

Quando Stefano di Blois si spegne, nel 1154, il giovane Plantageneto gli succede con il nome d’Enrico II.
Si tratta d’un individuo determinato, il paese che esce da 19 anni di anarchia, è pronto ad accoglierlo.
Hà una moglie bella e colta, ma decisamente orgogliosa, gelosa e autonoma, Eleonora d’Aquitania, Enrico, grazie alla dote di lei, estende i suoi domini dai remoti confini scozzesi alle regioni meridionali della Francia, dove risuona la “lingua d’oc” e fiorisce la poesia dei trovatori.
La vocazione francese dei re Plantageneti, la loro determinazione a non lasciarsi sfuggire i possessi continentali, anzi ad ingrandirli fino ad allungare le mani sulla corona di Francia, motivo dominante nella storia della dinastia, sono già presenti nel capostipite.
Un altro aspetto importante del regno d’Enrico è dato dalla contesa con l’arcivescovo di Canterbury, Thomas Becket, a proposito della competenza delle corti ecclesiastiche, Becket era stato suo ministro, ma gli rimproverava di volersi arrogare negli affari della chiesa un’autorità inaccettabile.
Tra l' obbedienza al sovrano e la fedeltà al suo ministero pastorale, Becket sceglie la lotta, minaccia di scomunica i suoi oppositori.
Il dissidio ha una conclusione tragica, l’assassinio dell’arcivescovo sui gradini dell’altare, nella cattedrale, per opera di quattro cavalieri devoti al re, che credono di conquistarsi la sua gratitudine.
Enrico rimpiangerà amaramente questo delitto, che arricchisce la Chiesa di prestigio e di un nuovo santo.
I tardi anni del re sono carichi di contrasti, i figli, istigati dalla madre, gli si rivoltano contro, il primogenito Enrico, detto il Re Giovane perché fatto incoronare dal padre ancor prima della propria morte, e i fratelli Riccardo e Goffredo, destinatari dei possessi inglesi e francesi, si rifiutano di coinvolgere nel potere il fratello minore, Giovanni, ed entrano in aperta lotta col sovrano, la condotta di Eleonora è cosí irresponsabile che Enrico è costretto a relegarla in una sorta di domicilio coatto, da ultimo anche il figlio prediletto, Giovanni, lo abbandona.
E’ difficile immaginare una fine piú triste e solitaria di quella d’Enrico, il capostipite dei Plantageneti d’Inghilterra.
Il Re Giovane l’aveva preceduto nella tomba, e cosí pure Goffredo, la corona andò pertanto al principe Riccardo, che doveva entrare nella storia con il soprannome di Cuor di Leone.

Un alone romantico circonda ancor oggi la sua figura, in verità Riccardo è uno degli ultimi cavalieri erranti, ne ha tutte le virtú (poche) ed i vizi (molti , compreso un pentimento pubblico di omosessaualità).
I suoi dieci anni di regno li trascorre quasi interamente lontano dall’Inghilterra, dapprima in crociata, dove si fa notare per l’insolenza verso gli altri principi e la crudeltà efferata verso i prigionieri, poi in prigionia, poiché nel viaggio di ritorno dalla quasi inutile impresa un naufragio lo getta sulle coste della Dalmazia e nell’attraversare l’Austria viene catturato dal duca Leopoldo V di Babenberg e poi consegnato all’imperatore Enrico VI, che ha vecchi conti da regolare con lui, e chiede per il riscatto la cifra favolosa di 100.000 sterline.

Ovviamente in patria, secondo le abitudini dei Plantageneti, il fratello superstite Giovanni tenta di usurpare il trono (l’ epica epopea di Robin Hood).

Ma i ministri e la nazione si conservano fedeli a Riccardo, e a prezzo di duri sacrifici (i privati versano un quarto delle loro rendite, le chiese offrono parte dei vasi sacri) si riesce a mettere insieme la somma occorrente per rendere a Riccardo la libertà.
Il re rientra, accolto da manifestazioni di giubilo, e premia l’attaccamento dei suoi sudditi annunciando subito una nuova serie di balzelli, poi torna a battersi contro il re di Francia Filippo Augusto, che minaccia i suoi possedimenti in quelle regioni.
Alleati al tempo della crociata, i due sovrani ora si odiano, ma non hanno modo di concludere la tenzone, perché Riccardo muore, per una ferita di freccia, all’assedio della rocca di Chàlus.
Anche da morto, questo re irrequieto rimane lontano dall’Inghilterra, di cui non imparò mai neanche la lingua, sepolto in una tomba dell’abbazia di Fontevrault, e il suo cuore “di leone”, separato dal corpo secondo l’uso, trova asilo nella cattedrale di Rouen.
E’ l’aprile del 1199, e Giovanni Plantageneto, un tempo detto Senza Terra per la posizione di cadetto che l’escludeva dall’eredità paterna e materna, diviene re d’Inghilterra, duca di Normandia, conte d’Angiò, del Maine, di Turenna e del Poitou, signore d’Aquitania, veramente la corona dovrebbe toccare al giovanissimo Arturo di Bretagna, figlio del defunto Goffredo, che precedeva Giovanni nella linea di successione, ma Riccardo, sul letto di morte, preferisce designare il fratello anziché il nipote, forse per scongiurare i pericoli a cui sarebbe esposto il regno d’un minorenne. Ma anche il governo di Giovanni si rivela disastroso, E’ un uomo cinico e sleale e ben presto la sua impopolarità diventa vasta quanto lo era stata la popolarità di Riccardo.
Non contento che il nipote Arturo sia escluso dalla successione, appena questi raggiunge i 16 anni, temendo in lui un rivale, ne favorisce l’assassinio, odioso e grave errore politico, perché esso offre al re di Francia Filippo Augusto (da cui Giovanni dipende, secondo la gerarchia feudale, per le terre d’Oltre Manica) il pretesto per dichiararlo colpevole di fellonia e decaduto dai suoi diritti.
Nel 1204, Filippo Augusto rioccupa la Normandia, due anni piú tardi, i rimanenti possessi francesi del re d’Inghilterra, esclusa l’Aquitania vengono perduti.
Scoppia frattanto con violenza anche un dissidio con Roma, a motivo della nomina papaledell’arcivescovo Langton al seggio di Canterbury.
Giovanni, in aperta rottura col papa Innocenzo III, rifiuta il riconoscimento di Langton e incamera i beni ecclesiastici, da Roma si risponde con la scomunica per il re e l’interdetto per il regno, ossia la sospensione di ogni funzione religiosa.
Il turbamento dei sudditi (che la scomunica scioglie dal dovere di fedeltà al sovrano) induce Giovanni a sottomettersi, gli occorre l’appoggio dei feudatari per battersi contro il re di Francia a fianco dei fiamminghi e dei tedeschi del Brunswick, alla riconquista dei possedimenti perduti.
Ma, fatto inaudito, i nobili rifiutano di seguirlo, con il pretesto che la scomunica non gli è ancora stata formalmente tolta, e gli alleati continentali del re sono sbaragliati da Filippo Augusto a Bouvines.
Da questa sconfitta, i feudi francesi dei Plantageneti sono ridotti alla sola Guascogna e al porto di Bordeaux.
Una cospirazione, di cui l’arcivescovo Langton è l’anima, si forma allo scopo di limitare il suo dispotismo, richiamando in vigore le libertà già concesse da una “Carta” d’Enrico I il normanno, prima dell’avvento dei Plantageneti, quando Giovanni pretende d’imporre nuove tasse per la continuazione della guerra, nonn solo la nobiltà, ma tutto il paese gli si rivolta contro.
Costretto a cedere, il re accetta d’incontrarsi con i ribelli a Runnymede presso Windsor e, il 15 giugno 1215, appone la sua firma al documento che entrerà nella storia inglese come la Magna Charta.
Non d’una costituzione, tuttavia questa riconferma d’antichi privilegi è formulata in termini che aprono nuove prospettive per il futuro dell’Inghilterra, e costituisce effettivamente una limitazione del potere regio.
Giovanni ne accetta l' istituzione obtorto collo, tanto è vero che, appena concessa la Charta, fa di tutto per abrogarla, giungendo persino a sollecitare il soccorso della autorità papale (in cui non crede) contro i suoi sudditi ribelli.
Della confusa situazione approfitta il re di Francia, per reclamare la corona inglese in nome di suo figlio Luigi, che ha sposato una nipote del Senza Terra, egli sostiene che Giovanni non ha piú diritto al trono, essendo stato condannato in seguito all’assassinio di Arturo di Bretagna.
Forte di queste buone ragioni, il principe Luigi sbarca in Inghilterra, pare sia inevitabile una guerra , ma la morte del re, stroncato da un’indigestione di pesche e di sidro, evita un ulteriore disastro al paese.
Un bambino di nove anni, suo figlio Enrico, gli succede sul trono, sarà un regno lunghissimo, dal 1216 al 1272.

Con Enrico III, la discordia tra consanguinei ha una tregua.
Marito della gentile e raffinata Eleonora di Provenza, padre affettuoso di cinque bei figliuoli, il re gode una vita familiare serena, è uomo religioso e cortese, il primo tra i sovrani inglesi a proposito del quale si possa parlare di mecenatismo, purtroppo, a queste nobili doti non s’accompagnano il tatto politico né la capacità di comprendere l' evolvere dei tempi.
Benché diverso dal padre, Enrico ha in comune con il cinico e sfrontato Giovanni Senza Terra una tendenza, 1’ assolutismo, conferma varie volte la Magna Charta, ma non l’osserva, forzato dai baroni ad accettare le Provvisioni di Oxford, diretta filiazione del documento di Runnymede, trova immediatamente modo di ritrattarle, ricorrendo a un arbitrato, alquanto salomonico, di Luigi IX re di Francia, il futuro santo, che in quanto tale non decise niente, dando ragione a tutti.
Il desiderio di autonomia dei suoi sudditi viene personificata da un grande feudatario d’origine francese, Simone di Monfort, il quale, deciso a riformare il regno, riesce addirittura, nel 1264, a far prigionieri il re e l’erede al trono, il principe Edoardo.
Il parlamento, radunato dal Monfort nel 1265 – sia pure a scopo solamente consulttivo, contiene già gli elementi delle future due Camere: nobili, deputati delle contee e deputati delle città.
La lezione servirà al principe Edoardo, questi, piú energico del padre, riesce a evadere dalla prigionia con uno stratagemma, raduna intorno a sé i nobili rimasti fedeli, assale il riformatore a Evesham e lo lascia morto sul campo.
Due anni piú tardi il padre se lo associa ufficialmente nel regno, il che non impedisce a Edoardo, emulo del Cuor di Leone, d’imbarcarsi per la Crociata del 1270, a cui partecipa anche suo zio, Luigi di Francia.
Il principe si trova in Italia, sulla via del ritorno dall’inutile impresa, quando sul finire del 1272 lo raggiunge la notizia della morte del genitore.
Edoardo I sale cosí al trono all’età di 33 anni. Sarà uno dei piú grandi sovrani della sua casata. Gl’interessi di Edoardo si accentrano sul suo regno insulare, è il primo plantageneto a non considerarsi di lingua e cultura francese, vuole l’unità della Gran Bretagna, da compiersi mediante la sottomissione del Galles e della Scozia, non riuscirà ad effettuarla completamente, ma questa aspirazione testimonia l’acutezza e la modernità delle sue vedute.
Rivale di Simone di Monfort, ma anche suo alunno, Edoardo I riesce a prefigurare, nelle sue istituzioni, l’Inghilterra del futuro, sulle questioni piú gravi del paese, prima fra tutte quella delle imposte, vengono consultati non soltanto i grandi feudatari, ma i rappresentanti delle comunità campagnole e cittadine.

Il motto del re è Pactuni serva: mantieni fede alla parola data, il grande sogno dell’unità britannica trionfa con la conquista del Galles, di cui il re assegna al suo primogenito Edoardo il titolo di principe, d’ora innanzi questo appellativo diverrà tradizionale per gli eredi al trono inglese. Ma la Scozia, invece, si rivela un osso duro.
Edoardo I, approfittando delle discordie dei pretendenti alla corona, nel 1296 varca il confine, s’impadronisce delle piazzeforti principali, obbliga circa 2000 nobili a rendergli omaggio riconoscendolo come supremo signore, e andandosene porta via persino la pietra sacra di Scone, usata nelle incoronazioni dei re scozzesi.
L’intero paese allora gli si rivolta contro, guidato da guerriglieri di grande prestigio, dapprima William Wallace, poi Robert Bruce, Edoardo riesce a catturare Wallace, ma Bruce si fa incoronare a Scone, e con audaci scorrerie riduce le truppe inglesi a mal rartito, il re in persona, che si autodefinisce “Il martello degli scozzesi”, vecchio, malato, si mette a capo d’una spedizione punitiva, ma a Burgh on Sands le forze lo abbandonano, si spegne il 7 Luglio1307.


Il figlio, Edoardo II, si rivela ben poco adatto a martellare gli scozzesi, prima abbandona la campagna, poi, forzato a riprenderla, si lascia clamorosamente battere a Bannock Burn, nonostante la superiorità del suo esercito, un secondo tentativo finisce con una ritirata nello Yorkshire, cosí precipitosa che il re ci rimette persino il bagaglio personale.
Oltre che fatuo e incapace è pure un tipo strano questo Edoardo II, malviste sono anche le sue amicizie particolari, (pare non vi fossero dubbi sulla sua omosessualità) in ispecie quella che lo lega a un guascone di nome Piers Gaveston, inviso a tutta la corte per la sua rapacità, le pose principesche e lo spirito mordente.
L’ingombrante presenza di questo favorito provoca un totale distacco fra il re e la regina, la bellissima Isabella, detta la Lupa di Francia per i fieri appetiti carnali, quando infine Gaveston cade vittima dell’odio dei cortigiani, è troppo tardi per la riconciliazione, Isabella si è presa un amante, Roger Mortimer, e trama con lui una rivolta armata contro il re.
Il complotto riesce, Edoardo, prigioniero nelle mani dei suoi nemici, viene indotto all’abdicazione in nome degl’interessi della dinastia: e depone la corona in favore del figlio giovinetto, ma la rinuncia non gli salva la vita, dopo mesi di continui maltrattamenti, intesi a fiaccarne la forte fibra (il re deposto non ha che 43 anni) i suoi aguzzini lo mettono a morte con spietata ferocia il 22 settembre 1327.
Il nuovo sovrano, Edoardo III, non è che un ragazzo, totalmente dominato da sua madre e da Mortimer, ma in capo a tre anni rivela la sua vera tempra, riesce infatti a rovesciare la tirannide di Mortimer, lo imprigiona e lo fa uccidere, quanto alla Lupa di Francia, è posta in condizioni di non piú nuocere, anche nei confronti degli scozzesi, Edoardo riesce a ravvivare il sogno di suo nonno, con un paio di clamorose vittorie impone al paese un re di sua scelta, Balliol, e fa occupare da truppe inglesi la fascia di confine e le Basse Terre, ma ben presto, tuttavia, l’occupazione avrà fine e la Scozia resterà libera, le forze saranno trasferite sul Continente, poiché nel 1337 ha inizio il grande conflitto destinato a entrare nella storia con il nome di guerra dei Cento Anni.
Inizia la guerra dei 100 anni.
Nel 1340 Edoardo III fa inquartare sul suo blasone i gigli di Francia e si proclama sovrano legittimo del paese, in nome dei diritti di sua madre Isabella, in realtà il ramo diretto dei Capetingi si è estinto con Carlo IV nel 1328, e il trono è passato al piú prossimo parente di un ramo cadetto, Filippo di Valois.
Contro le pretese di Edoardo, la Francia ha richiamato in vigore la legge salica che esclude le donne dalla successione, tuttavia il re ha deciso d’ingaggiare la lotta, nel corso della logorante campagna, la superiorità degl’inglesi s’impone mediante un’arma micidiale, sconosciuta sul Continente: l’arco lungo, da taluni detto “gallese”, già adottato da Edoardo I e da lui imposto a tutti i sudditi come una specie di sport nazionale.
La battaglia di Crécy (1346), l’occupazione di Calais nel 1347 (destinata a restare per oltre due secoli in potere degl’inglesi) e la battaglia di Poitiers (1356), in cui lo stesso re di Francia, Giovanni il Buono, cade prigioniero, portano alle stelle la fama guerriera di Edoardo III e di suo figlio, il leggendario Principe Nero, pure, nonostante i successi, la Francia, a cui è stata imposta l’umiliante pace di Brétigny nel 1360, è percorsa da fremiti di riscossa, il nuovo re Carlo V riorganizza l’esercito, ricostruisce la marina, si allea con il re di Castiglia, le loro flotte riunite devastano a piú riprese le coste inglesi.
Dopo la splendida stagione della sua maturità, Edoardo III s’avvia ad una avvilente vecchiaia, la consorte, Filippa di Hainaut, luce del suo regno, è morta, e il sovrano è divenuto il trastullo di una cortigiana intrigante, Alice Perrers, sostenuta da una banda di prevaricatori, mentre l’eroico Principe Nero, minato da una lenta malattia, declina verso la tomba, un altro figlio del re, Giovanni di Gand (o Gaunt), fa causa comune con gli sfruttatori del padre.
Alla morte del sovrano, che hà regnato 50 anni, gli succede un fanciullo di non ancora 11 anni, figlio di Edoardo il Principe Nero: Riccardo II.

Il ragazzo sembra avre alcune alte qualità, coraggio, intelligenza, gusto, cerca la grandezza, ma si trova a fronteggiare la rivolta dei contadini, che riversa fin nel cuore di Londra una massa di contadini, esasperati dalla miseria e dall’ingiustizia.
La rivolta viene estinta nel sangue dal re, ma una profonda ribellione cova nelle campagne. Riccardo cerca di porre fine all’interminabile duello con la Francia, di cui misura il costo e i danni, ma la guerra proseguirà ancora, per i 3 regni successivi, l’accentuarsi del suo dispotismo lo rende solo, Riccardo non ha piú l’appoggio del popolo, che diffida di lui, né del parlamento, che si guarda bene dal convocare dopo i primi anni, né dei grandi della corte che giudica, non senza motivo, pericolosi.
Ha relegato in esilio il capo di un ramo cadetto della famiglia reale, quello dei duchi di Lancaster, già potentissimi all’epoca di suo zio, Giovanni di Gand, ora il figlio di questo zio, Enrico, da Parigi dove si è rifugiato prepara un colpo di stato, e quando sbarca nel paese, la sorte di Riccardo è segnata, tutti l’abbandonano.
Viene deposto e rinchiuso in prigione, il suo rivale, l’usurpatore, nell’ottobre 1399 riceve la corona, con il nome d’Enrico IV, il re decaduto sarà messo a morte il febbraio seguente, a Pontefract, nel corso d’un tentativo di riscossa da parte dei suoi sostenitori.
Il nuovo sovrano, che le endemiche discordie dei Plantageneti hanno spinto a dare la scalata a un trono cui non ha diritto, ha avuto una gioventú avventurosa, ma il suo regno è viziato dall' usurpazione, nonostante la vasta attività diplomatica e i contatti allacciati con i piú remoti paesi, il re di Francia Carlo VI (con cui permane uno stato di tregua armata) non riconosce la sua autorità come legittima e lo definisce davanti agli ambasciatori inglesi “ quel signore che vi ha mandati “.
Il carattere illegale del suo potere è sempre presente e lo spinge a concessioni nei riguardi dei nobili, della chiesa e del parlamento, di cui gli è necessario l’appoggio, nonostante, le ribellioni non mancano, nel corso d’una di queste, nel 1405, Richard Scrope, arcivescovo di York, viene condannato alla pena capitale, da allora, dice la voce popolare, una sorta di lebbra colpisce il re, che non riuscirà piú a riaversi, si spegne nella primavera del 1413.

Suo figlio, Enrico V, in soli nove anni di regno è destinato a far rinverdire gli allori guerreschi del bisavolo Edoardo III e a tradurre in realtà, anche se di breve durata, il vecchio sogno di conquista del trono di Francia.
In nuovo re si trova a capo di un paese diviso , e come tutti gli autocrati di successo riesce a compattarlo aizzandolo contro un nemico esterno, la situazione della Francia, dilaniata dai partigiani della casa d’Orléans e di quella di Borgogna, governata, solo nominalmente, da un re soggetto a crisi di follia, incoraggia Enrico a osare, chiede in sposa la principessa Caterina di Francia, come dote i feudi della Normandia, Turenna, Angiò, Maine e Ponthieu, ovviamente la Francia rifiuta, allora rompe gl’indugi e si prepara a invadere le terre del nemico.
Lo sbarco avviene in Normandia, la conquista di Harfleur e la clamorosa vittoria di Azincourt (25 Ottobre 1415), in cui 10.000 francesi, compresa la creme della cavalleria nobile, cadono massacrati, assicurano alle armi britanniche il possesso della zona settentrionale del Paese, e l' alleanza dei Borgognoni spalanca ad Enrico le porte di Parigi.
Mai nessun re inglese è giunto a tanto, si celebrano le sue nozze con Caterina, il trattato di Troyes lo riconosce erede al trono di Francia alla morte del suocero Carlo VI, il sovrano mentalmente instabile, di cui diventa reggente reggente durante la vita di lui.
Il grande sogno sembra essersi realizzato, ma Enrico non vivrà abbastanza per vederne il rapido declino, una morte impietosa lo coglie il 31 agosto 1422, nella foresta di Vincennes.
Scompare con lui dalla scena del mondo il piú popolare fra i re plantageneti e non solo tra questi, destinato all' immortalità nei versi di Shakespeare.

Gli succede sul trono un bambino di non ancora un anno, suo figlio Enrico, il quale, essendo morto due mesi dopo anche il nonno Carlo VI, assume il titolo di re d’Inghilterra e di Francia.
I suoi reggenti contano di farlo incoronare a Reims non appena sia in grado di pronunciare le formule di rito, a contestargli il titolo regio francese non rimane che il figlio superstite del re folle, il delfino Carlo, che la gente chiama per scherno “il re di Bourges” dalla piccola capitale meridionale dove s’è ridotto, con pochi mezzi e ancor meno seguaci.
Ma il miracolo avviene, una pastorella di Domrémy sulla Mosa, che si dice inviata da Dio per la liberazione del paese, rinfocola gli animi e compatta le forze francesi, Orléans è riconquistata, gli inglesi indietreggiano, il delfino, non più re di Brouges, è incoronato a Reims come Carlo VII di Francia, nel 1429.
Due anni dopo Giovanna, caduta nelle mani dei borgognoni e consegnata agli inglesi, viene bruciata come eretica sulla piazza del Mercato Vecchio a Rouen, ma la controffensiva francese non s’arresta, e prosegue di vittoria in vittoria, Parigi scaccia la guarnigione britannica, nel 1453, al termine della lunghissima guerra, i possedimenti inglesi sul continente sono ridotti alla città e al territorio di Calais, nel medesimo anno Enrico VI incomincia a dare segni di squilibrio mentale , è stato incoronato re di Francia in Notre Dame a Parigi, ma l’unica eredità che gli deriva dall’avo francese è, come dicono i contemporanei, la “ debolezza di testa “.
La tentazione d’impadronirsi del potere diventa subito irresistibile per un altro ramo della famiglia reale: i duchi di York, che reclamano, albero genealogico alla mano, un diritto al trono anteriore e meglio fondato di quello, come già detto, assai discutibile, della casa di Lancaster.
Appoggiato dal piú potente dei feudatari, il conte di Warwick, Edoardo di York, nel 1461 viene incoronato con il nome di Edoardo IV, mentre il povero e innocuo re Enrico è rinchiuso nella Torre di Londra, ma la moglie di lui, Margherita d’ Angiò (notare che Angiò e Plantageneti derivano dalla stessa linea di sangue, quando si parla degli Angioini nei fatti italiani, se ne tenga conto), continua la lotta in nome dei diritti del figlio che le è nato nel 1453.

L’ereditaria discordia dei Plantageneti degenera cosí in guerra civile, la Rosa Rossa della casa dei Lancaster contro la Rosa Bianca della casa di York.
Edoardo IV è giovane, brillante, prestante, amatissimo dalle donne, ma un suo disaccordo col potente Warwick riporta sul trono il re deposto e lo forza a riparare in Olanda, ma l’eclissi è di breve durata, nel 1471 la Rosa Bianca riprende il sopravvento, Edoardo riafferma i suoi diritti, Warwick cade in battaglia, il povero Enrico VI, una povera marionetta in mano altrui, è di nuovo privato della corona e poi assassinato in carcere.
Dopo tanti orrori, sembra tornare la pace, e Edoardo IV prende saldamente in mano il governo, ma nel 1483, quasi quarantenne, muore, lasciando il trono al figlio fanciullo, Edoardo V, al fratello Riccardo, duca di Gloucester, la carica di Protettore del regno.
Dapprima l’atteggiamento di Gloucester è di lealtà verso il nipote, organizza la sua incoronazione, invita la nobiltà a giurargli obbedienza, ma poi c' è un colpo di scena, la rivelazione che il matrimonio del re defunto è risultato invalido, a motivo d’un precedente legame, e che pertanto i figli sono da considerarsi illegittimi.
Edoardo ed il fratello minore perdono cosí il diritto al trono, e la successione passa, per decreto del parlamento, al duca di Gloucester, che assume il nome di Riccardo III, segregati nella Torre di Londra, i due, in capo a qualche tempo scompaiono.

Due anni in tutto dura il regno malsicuro di Riccardo III, l’ultimo e forse il più completo, nella brama di potere dei Plantageneti, Shakespeare ne fa un vero tiranno, non privo di una sua satanica grandezza, certo è che il suo dominio è insidiato da ogni parte, la Rosa Rossa rialza il capo in Francia, sulle insegne d’un fuoruscito, Enrico Tudor conte di Richmond, che discende per parte di madre dalla negletta casa di Lancaster.
Questo pretendente, con l’appoggio di forze francesi, per due volte cerca d’invadere il paese, il secondo tentativo ha successo, e il fuoco della guerra torna a divampare dalle ceneri, il Galles passa all' invasore, i Tudor sono d’origine gallese, l’esercito di Riccardo III, si scontra con le forze lancastriane il 22 agosto 1485, sul campo di Bosworth, e qui la defezione dei conti di Stanley, che passano con tutti i loro uomini dalla parte della Rosa Rossa, decide l’esito della battaglia in favore del conte di Richmond.
Il cadavere di Riccardo III vien ritrovato nelle prime linee, massacrato, ai suoi aveva dichiarato: “ Non indietreggerò d’un passo, voglio morire re d’Inghilterra”, e così fù.
Shakespeare gli fà pronunciare la celebre frase "Il mio regno per un cavallo", ma, a stare ai cronisti coevi, le sue ultime parole furono"Tradimento, tradimento".
La sua corona, rotolata in un cespuglio di biancospino(con la fantasia di tanti antichi cronisti, mi stupisco che qualcuno non abbia trasformato il biancospino in ginestra, pensate che ballate celtiche ne sarebbero nate), al termine della sanguinosa giornata vien posta sul capo di Richmond, che assume il nome di Enrico VII.
Le sue nozze con Elisabetta di York, sorella dei due ragazzi, spariti per sempre, porranno finalmente fine alla guerra delle Due Rose (1455-85).
In un paese stremato dalle lotte intestine, finisce la dinastia dei Plantageneti, nasce una nuova dinastia, quella dei Tudor d’Inghilterra.

Fonti:

I Plantageneti - M.L. Rizzardi - Mondadori

Riccardo Cuor di Leone - R. Pernoud - Rusconi

La Storia, il Medioevo, vol. I-II – autori vari – Utet

Storia delle crociate - - A. Barbera - Rusconi

Giovanna d' Arco - G. Bogliolo - Fabbri editori

Edited by Romeottavio - 1/3/2013, 10:08
 
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view post Posted on 2/3/2013, 16:32
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Sempre interessanti i tuoi post, c'erano diverse cose che non sapevo, specialmente eprchè mi hanno sempre maggiormente intrigato Enrico II e figliolanza e Lancaster vs York, grazie coem sempre
 
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view post Posted on 17/4/2014, 13:45
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Ebbene si, la BBC sembra decisa a voler proseguire The Hollown Crown con i rimanenti drammi storici, io ne sono veramente entusiasta
 
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view post Posted on 19/5/2015, 13:50
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In attesa di THC parte due History Channel ha mandato in onda un ciclo di documentari proprio sui Plantageneti, con particolare attenzione ad Enrico II, Riccardo I, Edoardo II e Riccardo II
 
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view post Posted on 19/11/2020, 18:27
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Una notizia piuttosto interessante * rispolvera il topic *

CITAZIONE
Starz is delving far into the past once again for its latest project.

Fresh off the success of “The Spanish Princess,” the network is developing another historical drama based around the life of Eleanor of Aquitaine. The project is one of multiple series Starz is working on in conjunction with Lionsgate TV and Colin Callender’s Playground banner as part of what the network is calling its “extraordinary women of history” slate.

The Eleanor of Aquitaine show is based on Alison Weir’s biography “Eleanor of Aquitaine: A Life” and its companion novel “Captive Queen.” Starz has acquired the rights to both, and intends to announce additional properties in its aforementioned slate in due time.
This slate of series will focus on lesser known, but undeniably exceptional female historical figures while continuing the exploration of fierce characters in history,” said Christina Davis, president of programming for Starz. “Alison Weir’s novels are the perfect jumping off point for this collection of series from Playground, who are known for their sophisticated storytelling.”

Eleanor of Aquitaine, born in the 12th century, was Queen consort of England and France and wife to King Henry II of England, whom she famously betrayed. The series will depict Eleanor’s unwavering spirit which saw her through many years of victories and defeats – a marriage bound by duty, a passionate love affair, family alliances and betrayals, the grandeur of power and the desolation of imprisonment.

Susie Conklin, whose previous credits include “A Discovery of Witches” and “Cranford,” will pen the Eleanor adaptation and serve as executive producer. Scott Huff and David Stern will oversee development for Playground and serve also exec produce the series.

“We’re excited to partner with Starz and Lionsgate to bring Alison Weir’s acclaimed biography and novel of Eleanor of Aquitaine to television,” said Huff and Stern in a joint statement. “Eleanor presided over a magnificent, progressive court filled with scandal and intrigue, and we’re thrilled with Susie’s bold and provocative take on this fascinating story.”

“I’m thrilled at the opportunity to bring Eleanor’s story to life – the drama and adventures she experienced are truly epic. I’m also captivated at how a woman who lived over 800 years ago can be so strikingly modern. She’s determined to live her life on her own terms, and the way she goes about that are extraordinary,” added Conklin.

Senior vice president of original programming Karen Bailey is the Starz executive overseeing the show, while Lionsgate Television SVP Jocelyn Sabo is in charge on behalf of the studio.

da qui
 
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53 replies since 30/11/2011, 17:06   4811 views
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