La papessa Giovanna, verità o leggenda?

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view post Posted on 12/10/2010, 18:58
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Oggi ho avuto una discussione con il prof di tedesco, a proposito della papessa Giovanna.
Personalmente, essendo una ragazza razionale e con i piedi per terra, non credo alla sua storia, che mi sembra troppo irreale, ma voi?
Credete? Non Credete?
 
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Aussie Mazz
view post Posted on 12/10/2010, 19:16




Io avevo sempre saputo che era un'idiozia su cui poi avevano ricamato una carta dei tarocchi (l'arcano maggiore numero 2, per essere precisi).

Cito dalla prima fonte che ho sottomano, perdonatemi, che è l'Enciclopedia Encarta.

CITAZIONE
Donna che secondo la leggenda avrebbe occupato il soglio pontificio; vari resoconti collocano alternativamente il suo "pontificato" tra il IX, il X e l'XI secolo. Secondo una versione, nacque in Inghilterra (o in Germania da genitori inglesi) e si innamorò di un monaco benedettino, col quale fuggì ad Atene travestita da uomo. Alla morte del suo amante Giovanna divenne prete, cardinale e infine papa con il nome di Giovanni VIII, succedendo a Leone IV (papa dall'847 all'855); morì di parto durante una processione papale (per la biografia del vero papa vedi Giovanni VIII). La leggenda della papessa divenne di pubblico dominio nel XIII secolo a opera dello scrittore religioso Stefano di Bourbon, e fu ripresa da altri nei tre secoli seguenti; accettata senza riserve dalla Chiesa, venne dapprima messa in discussione dallo storico bavarese Johannes Aventinus e in seguito altri scrittori, fra cui il teologo calvinista francese David Blondel, ne contestarono la veridicità, negata poi definitivamente dal teologo e storico cattolico tedesco Johann Döllinger nel 1863.
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Essendo, come dice sopra, Giovanni VIII una figura storicamente esistente e, mi pare, provata, non sono mai stato propenso ad attribuire verità alla tesi della papessa. Sarei quindi grato a chi mi fornisse fonti in materia.
 
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view post Posted on 12/10/2010, 19:24

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Speravo aprissi tu questo post Diana.
Che dire, sai perfettamente come io la penso a riguardo. La Chiesa ha sempre occultato tutto, cercando di mettere a tacere le malelingue su di essa. Secondo me, effettivamente, ci fu una Papessa, ed è quasi improbabile che ai tempi una cosa del genere non fosse accaduta. Ricordiamoci, d'altronde, che i primi a dire che fosse una legenda, erano artisti ferventi cattolici.
 
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view post Posted on 12/10/2010, 19:37
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so come la pensi, ma se questa voce venne smentita persino dai protestanti, un motiva doveva pur esserci...
E inoltre, secondo gli ultimi studi, si è giunti che la figura di Giovanna sia modellata su quella di Marozia e di sua sorella Teodora II, nonchè della di loro madre, Teodora I, che furono molto influenti all'epoca
 
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Aussie Mazz
view post Posted on 12/10/2010, 20:11




CITAZIONE (Pierrot Le Fou @ 12/10/2010, 20:24)
è quasi improbabile che ai tempi una cosa del genere non fosse accaduta.

Perché? :blink:

Sinceramente un occultamento di tale portata e così ben riuscito mi sembra alquanto difficile. Solitamente, poi, col tempo si è venuti a conoscenza di molti "falsi storici" o di molte "damnatio memoriae". A mio parere l'avremmo già scoperto. Ma forse non è ancora arrivato quel momento. ;)
 
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raffaelemambella
view post Posted on 14/10/2010, 22:14




La leggenda, perchè di leggenda si tratta, così racconta.
Inizi del medioevo, in un paesino del nord Europa vive Johanna (Johanna Wokalek), una giovane ragazza figlia del prete del paese. L’uomo è spietato con la figlia ed ha in serbo per lei un destino dal quale Johanna si riesce a liberare grazie alla sua grande fede. Scappata di casa riesce, con le sue spiccate doti, ad entrare nella scuola della cattedrale di Dorstadt dove conosce il Conte Gerold (David Wenham), con il quale instaura subito un rapporto speciale, un amore presto ricambiato. E’ solo l’inizio delle lunge peripezie che Johanna dovrà affrontare. Per lavorare come medico nel monastero benedettino di Fulda dovrà infatti fingersi un uomo. Arriverà in seguito a Roma, curerà Papa Sergius (John Goodman) e riuscirà a fare carriera nelle gerarchie ecclesiastiche fino ad essere eletta papa.
Sino ad oggi la Chiesa ha sempre negato l’esistenza di questa “Papessa” che, con il nome di Johannes Anglicus, avrebbe regnato dall’853 all’855.
La storia di Papa Johanna sembra più un mito forse nato dalla satira antipapale, che ottenne un qualche grado di plausibilità a causa di certi elementi genuini contenuti nella storia.
Secondo la narrazione, era una donna inglese, educata a Magonza e vestita in abiti maschili che, a causa della natura convincente del suo travestimento, divenne un monaco con il nome di Johannes Anglicus. Venne eletta dopo la morte di papa Leone IV (17 luglio 855) in un’epoca in cui l’investitura del papa avveniva in modo fortuito, prendendo il nome di Giovanni VIII.
La papessa non praticava l’astinenza sessuale e rimase incinta di uno dei suoi tanti amanti. Durante la solenne processione di Pasquanella quale il Papa tornava al Laterano dopo aver celebrato messa in San Pietro, quando il Corteo Papale era nei pressi della basilica di San Clemente, la folla entusiasta si strinse attorno al cavallo che portava il Pontefice. Il cavallo reagì, quasi provocando un incidente. Il trauma dell’esperienza portò “papa Giovanni” a un violento travaglio prematuro.
Scopertone il segreto, la papessa Giovanna venne fatta trascinare per i piedi da un cavallo, attraverso le strade di Roma, e lapidata a morte dalla folla inferocita nei pressi di Ripa Grande. Venne sepolta nella strada dove la sua vera identità era stata svelata, tra San Giovanni in Laterano e San Pietro in Vaticano. Questa strada venne (apparentemente) evitata dalle successive processioni papali – anche se quando quest’ultimo dettaglio divenne parte della leggenda popolare, nel XIV secolo, il papato era ad Avignone, e non c’erano processioni papali a Roma.
Sempre secondo la leggenda, a Giovanna successe papa Benedetto III, che regnò per breve tempo, ma si assicurò che il suo predecessore venisse omesso dalle registrazioni storiche. Benedetto III si considera abbia regnato dall’855 al 7 aprile 858. Il nome papale che Giovanna assunse venne in seguito utilizzato da un altro papa Giovanni VIII (pontefice dal 14 dicembre 872 al 16 dicembre 882).
Parte essenziale della leggenda è un rito mai svoltosi, ma fantasticato dal popolo e ripreso, con molto gusto, da autori protestanti del Cinquecento in chiave antiromana: s’immaginò che ogni nuovo papa venisse sottoposto a un accurato esame intimo per assicurarsi che non fosse una donna travestita (o un eunuco). Questa verifica avrebbe previsto il sedersi su una sedia di porfido rosso dotata di un foro. I diaconi più giovani presenti avrebbero tastato quindi sotto la sedia per assicurarsi che il nuovo papa fosse stato un maschio.
« E allo scopo di dimostrare il suo valore, i suoi testicoli e la sua verga vengono tastati dai presenti più giovani, come testimonianza del suo sesso maschile. Quando questo viene determinato, la persona che li ha tastati urla a gran voce virgam et testiculos habet (“Ha il pene e i testicoli”) e tutti gli ecclesiastici rispondono: Deo Gratias (“Sia lode a Dio”). Quindi procedono alla gioiosa consacrazione del papa eletto. »
(Felix Hamerlin, De nobilitate et Rusticate Dialogus (ca. 1490)[2])
« Testiculos qui non habet Papa esse non posset »
(Francesco Sorrentino, Prova di Virilità ([3])
Il primo a pubblicare la leggenda fu il cronista domenicano Giovanni di Metz negli anni 1240, ripreso dal collega domenicano Martino di Troppau pochi anni dopo.
Come per tutti gli altri miti in generale, esiste una parte di verità, abbellita da uno strato di finzione. Una sedia simile esiste; quando un papa prendeva possesso della sua Cattedrale, San Giovanni in Laterano a Roma, si sedeva tradizionalmente su due sedie di porfido (la pietra degli imperatori, assimilata alla porpora), con la seduta aperta a ciambella. Il motivo di questi fori è oggetto di discussione, ma poiché entrambe le sedie sono più vecchie di secoli della storia della papessa Giovanna, essendo di età costantiniana, esse chiaramente non hanno niente a che fare con una verifica del sesso del papa. Si è ipotizzato che in origine fossero dei water romani o degli sgabelli imperiali per il parto che, a causa della loro età e origine imperiale, vennero usate dai papi, intenti a mettere in evidenza le loro pretese imperiali (come fecero anche con il loro titolo latino di Pontifex Maximus). Il D’Onofrio spiega invece convincentemente che il rito aveva carattere essenzialmente religioso: la sedia da parto simboleggia la madre Chiesa che genera i suoi figli alla vita eterna. Una delle due sedie è attualmente esposta nella sala chiamata Gabinetto delle Maschere, nei Musei Vaticani.
Molti autori fanno poi confusione con una terza sedia, di marmo e non di porfido, priva di foro, ancor oggi visibile nel chiostro annesso alla Basilica Lateranense, che è quella detta propriamente sedia stercoraria. La Teologia portatile o Dizionario abbreviato della Religione Cristiana di d’Holbach definisce irriverentemente (ed erroneamente) la sedia stercoraria come «sedia bucata su cui il pontefice appena eletto pone le sue sacre terga, affinché possa essere verificato il suo sesso, onde evitare l’inconveniente di una papessa». Nella Vita della papessa Giovanna, il Platina rammenta la sedia stercoraria in questi termini: «questa sedia è stata così predisposta affinché colui che è investito da un sì grande potere sappia che egli non è Dio, ma un uomo e pertanto è sottomesso alle necessità della natura».
Il mito della papessa Giovanna fu totalmente screditato dagli studi di David Blondel, uno storico e pastore protestante della metà delSeicento. Blondel, attraverso un’analisi dettagliata delle affermazioni e delle tempistiche suggerite, argomentò che nessun evento di questo tipo poteva essere avvenuto. Tra le prove che discreditano la storia della papessa Giovanna troviamo:
La tradizionale processione papale di Pasqua non passava nella strada dove la presunta nascita sarebbe avvenuta.
Non esiste alcun documento d’archivio su un tale La “sedia dei testicoli”, su cui i papi sederebbero per avere la propria mascolinità accertata, è di molto precedente all’epoca della papessa Giovanna e non ha niente a che fare con il requisito che ai papi vengano controllati i testicoli.
papa Leone IV (santo) regnò dall’847 fino alla sua morte nell’855 (e papa Benedetto III gli succedette nel giro di settimane), rendendo impossibile che Giovanna abbia regnato dall’853all’855.
Il momento della prima comparsa della storia coincide con la morte di Federico II, che era stato in conflitto con il papato. Gli storici concordano in generale che la storia della papessa Giovanna sia una satira anti papale ideata per collegarsi allo scontro del papato con il Sacro Romano Impero, facendo leva su tre paure cattoliche medioevali:
un papa sessualmente attivo
una donna in posizione di autorità dominante sugli uomini
l’inganno portato nel cuore stesso della Chiesa.
Ciò che potrebbe aver preso avvio come satira da presentare nei carnevali di tutta Europa, finì comunque per essere una realtà accettata a tal punto che alla papessa Giovanna fanno riferimento personaggi come Guglielmo di Ockham. Ella compare anche in alcuni elenchi di Papi, principalmente nel Duomo di Siena, dove la sua immagine appare tra quella dei veri pontefici. La leggenda acquisì supporto dalla confusione sull’ordine dato ai papi di nome Giovanni; siccome Giovanni è il nome di papa più usato, e alcuni Giovanni erano antipapi, ci fu confusione su quali numeri appartenessero ai veri papa Giovanni. A causa di ciò l’elenco dei Papi non comprende un papa Giovanni XX.
Alcuni suggeriscono che la carta della Papessa, uno dei trionfi (o arcani maggiori) nei Tarocchi, sia una rappresentazione della papessa Giovanna.
La papessa Giovanna è un film del 1971 di Michael Anderson, con Liv Ullmann nel ruolo di Giovanna, e con la partecipazione di Olivia de Havilland e di Trevor Howard nel ruolo di papa Leone.
Lo scrittore inglese Lawrence Durrell ha scritto un testo La Papessa Giovanna (pubblicato da Longanesi nel 1973, e ripubblicato in anni successivi da Sugar), in cui, in forma romanzata, cerca di ricostruire l’ambiente medievale nel quale sarebbe stato possibile che una fanciulla orfana adottata da un monaco e predicatore itinerante, travestita da fraticello per preservarne l’incolumità, e progressivamente edotta nella teologia, avrebbe fatto la carriera ecclesiastica fino a salire al soglio pontificio.
Più recente è il romanzo dell’autrice statunitense Donna Woolfolk Cross Pope Joan (1996), da cui è stato tratto nel 2009 il film La papessa (Die Päpstin) diretto dal regista tedescoSönke Wortmann, con Johanna Wokalek, John Goodman e David Wenham.
 
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view post Posted on 15/10/2010, 14:03
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non posso che quotare tutto... è una leggenda, che però si richiama alla figura di Marozia, e a quelle di sua madre e di sua sorella, Teodora I e II, talmentte potenti da fare e disfare papi aloro piacere
 
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raffaelemambella
view post Posted on 15/10/2010, 22:56




Il periodo più buio del papato

Se si esamina la lista dei papi dopo l'880 si scopre quanto segue: nei seguenti centocinquant'anni si succedettero 35 papi, regnanti circa quattro anni ciascuno. Anche nelle epoche precedenti esiste, più o meno, lo stesso ritmo e viene spiegato con il fatto che i papi erano normalmente scelti perché vecchi e/o infermi. Ma nel nono e decimo secolo molti dei papi eletti erano sulla trentina, molti erano ventenni. Qualcuno di essi durò due settimane, qualcuno un mese o tre mesi. Sei di essi vennero detronizzati ed un buon numero assassinati. Risulta quasi impossibile stabilire con precisione il reale numero dei papi o degli antipapi, anche perché non erano ben chiari i meccanismi "legali" di nomina o di scelta.
Quando un papa spariva nessuno poteva essere certo di cosa gli era successo. Poteva essere dappertutto e poteva essergli capitata qualsiasi cosa: assassinato, in un bordello, percosso e menomato come Stefano VIII, cui nel 930 tagliarono orecchie e naso, e che non mostrò più in pubblico la sua faccia. Poteva essere scappato con l'intero tesoro di S.Pietro, come Benedetto V nel 964, fuggito a Costantinopoli dopo aver disonorato una ragazzina e riapparso, dopo aver sperperato tutto, alcuni anni dopo provocando ulteriori tumulti.
Lo storico Gerberto definì allora Benedetto "il più iniquo di tutti i mostri di empietà", ma il suo giudizio era quantomeno prematuro perché, subito dopo, il Pontefice venne sgozzato, probabilmente da un marito geloso. Il suo cadavere, accoltellato decine di volte, venne trascinato a lungo per le strade prima di essere sbattuto in una fogna.
Un papa, Stefano VI, era completamente matto. Esumò un suo predecessore corso, Papa Formoso (891-6) ben oltre nove mesi dopo la morte ed in quello che venne chiamato Il "Sinodo Cadaverico" vestì il putrefatto e puzzolente cadavere di Formoso in abiti papali, lo sistemò sul trono e lo interrogò personalmente. L'accusa era di essere diventato papa senza averne il diritto; per la precisione, dato che era vescovo di un altra località non avrebbe potuto essere eletto in Roma. Secondo Stefano la cosa aveva invalidato tutti i suoi atti da pontefice e quindi anche le ordinazioni canoniche.
Giudicato colpevole il cadavere venne condannato come "antipapa", venne spogliato, subì l'amputazione di due dita (quelle con le quali impartiva la sua falsa benedizione) e buttato nel Tevere. La carcassa venne in seguito recuperata da alcuni ammiratori e/o seguaci che gli diedero una quieta sepoltura. Molto dopo il cadavere fu riportato nella sua tomba in San Pietro. Il pazzo Stefano morì strangolato, ma non si bene da chi.
I Papi uccisero e vennero uccisi, storpiarono e furono storpiati. Condussero vite che non avevano nulla in comune, almeno per quello che ci viene insegnato adesso, con il vecchio ed il nuovo testamento.
Proprio in quest'epoca vive ed opera Marozia dei Teofilatti, figlia di Teodora, l'amante di Papa Giovanni X (914-29), con il quale ebbe anche un'altra figlia. Queste due donne (Marozia e Teodora) in meno di dieci anni crearono e disttrussero a piacere almeno otto papi.
Gibbons suggerisce che da loro sia nata la leggenda della Papessa Giovanna, nella quale si credette per secoli, fino alla Riforma, e che racconta come essa sia morta in completo abito pontificale, dando alla luce un figlio, sulla strada che va dal Colosseo alla chiesa di San Clemente.
Voci popolari sostenevano che la sedia papale con un buco sul sedile servisse per permettere un esame ginecologico al fine di impedire che un'altra papessa salisse sul trono papale. I controlli erano accompagnati da preghiere latine. Di fatto questi rituali risultano integralmente descritti i diversi documenti medioevali.
D'altronde non era necessario essere cardinale o prete per diventare papa. Adriano V, un buon papa, non era mai stato ordinato vescovo o prete.
Ma torniamo a Marozia, origine probabile della leggenda della Papessa Giovanna. La sua entrata nella storia la fa unendosi con Sergio III (904-11), che aveva fatto fuori sia Leone V (papa per un mesetto) sia il suo usurpatore, il Cardinal Cristoforo.
Sergio III aveva cominciato la sua carriera pontificale riesumando anche lui papa Formoso, allora morto da appena dieci anni, e condannandolo per eresia , come il già citato Stefano VI.
La differenza era che Sergio era stato direttamente "ordinato" da papa Formoso ed , a sensi di logica, avrebbe dovuto considerare anche se stesso altamente irregolare. Anche lui asportò delle dita a Formoso ed anche lui lo gettò nel Tevere, dopo averlo per buona misura decapitato. Ma Formoso doveva avere delle particolari qualità anche da morto, perché il suo cadavere senza testa venne trovato nella rete da un pescatore ed una volta ancora (la prima di due) riportato in S.Pietro.
Quando Marozia divenne la donna di Sergio aveva 15 anni e lui ne aveva 45. Da lui ebbe un figlio alla cui carriera si dedicò con passione. Bellissima figlia di un senatore di Roma, venne sedotta dal Papa nel palazzo Laterano. Sua madre Teodora, aveva già messo mano ad alcune nomine papali, portando il suo amante, orginariamente vescovo di Bologna, all'Arcivescovado di Ravenna e poi al Papato con il nome di Giovanni X. Marozia aveva allora 22 anni e suo figlio , il figlio di Sergio, era troppo giovane per avere aspirazioni. Papa Giovanni convinse, prudentemente, Marozia a sposare il conte Alberico, che in seguito rimase ucciso nel tentativo di impadronirsi del potere. Il Papa costrinse allora Marozia a prendersi cura del cadavere mutilato del marito, ma Marozia (che sulla vendetta doveva sapere quasi tutto), al momento della morte della madre Teodora (928), fece strangolare o soffocare il pontefice, levandoselo dai piedi.
Dopo due papi pupazzi, che durarono giusto il tempo voluto da Marozia, essa elevò al pontificato suo figlio con il nome di Giovanni XI.
Disporre di un figlio papa costituì una vera fortuna per Marozia, perchè da lui ricevette la dispensa necessaria per sposare il suo fratellastro, Ugo di Provenza, dopo averne fatto uccidere la moglie legale. ll matrimonio fu celebrato personalmente e con grande sfarzo dal Papa (e figlio) nella primavera del 932.
Poi tutto andò male. Il secondogenito di Marozia, Alberico II° il giovane, con un colpo di mano si impadronì del potere in Roma, depose ed imprigionò il fratellastro, papa Giovanni XI, fino alla sua morte, e , cosa ancora più spiacevole, imprigionò per sicurezza anche la sua pericolosa madre nel terribile Mausoleo di Adriano (che sarebbe poi diventato il famoso Castel Sant'Angelo) .
Sessantenne e prigioniera, nel 955, Marozia venne a sapere che il suo pronipote Ottaviano, figlio di suo figlio Alberico (morto nel 954/5), era diventato papa con il nome di Giovanni XII nell'inverno del 955, inaugurando anche la moda di cambiare nome al momento dell'elezione a papa.
Giovanni XII , diventato papa a circa sedici anni, fu un papa così terrificante che si raccontava in giro lui avesse inventato peccati sino ad allora sconosciuti, compreso l'andare a letto con la propria madre e le proprie sorelle.
Nel palazzo Laterano manteneva un harem perenne. Si giocava le offerte dei pellegrini ed aveva una scuderia di duemila cavalli che nutriva a mandorle e fichi conditi nel vino.
Il turismo (allora fonte di grandi guadagni e formato essenzialmente da pellegrini) subì un crollo verticale e persino le donne venivano prudentemente avvisate di non avvicinarsi al papa, che era sempre in tiro ed in cerca di carne fresca. Insomma temendo per la sua vita fu costretto a rifugiarsi a Tivoli.
Avvisato della faccenda Otto di Sassonia (incoronato imperatore nel 961), preoccupato per gli affari dell'impero, impose al giovanotto di ritornare subito a Roma a fare il suo dovere.
Il vescovo di Cremona, in un sinodo appositamente convocato, ci lasciò un preciso elenco delle accuse portate al papa: il papa diceva messa senza comunione; ordinava i diaconi nelle stalle; faceva pagare le nomine religiose (simonia); faceva sesso con un lungo elenco di signore, compresa l'amante di suo padre e sua nipote; aveva accecato il suo consigliere spirituale e castrato un cardinale , provocandone la morte.
Otto scrisse al papa una lettera che rappresenta, per l'epoca, una vera curiosità: Tutti quanti, religiosi e laici, accusano Voi, Santità, di omicidio, spergiuro, sacrilegio, incesto con le vostre parenti, comprese due vostre sorelle, e di aver invocato, come un pagano, Giove, Venere ed altri demoni.
Giovanni rispose dettando una lettera (non aveva grande familiarità con le lettere) nella quale avvisava i vescovi che, se loro lo spodestavano, li avrebbe scomunicati tutti, impedendo Loro di impartire sacramenti, etc.etc., poi saltò a cavallo e se ne andò a caccia.
Ritornato Otto in Sassonia (si era stufato di attendere i comodi del pontefice, peraltro sino ad allora stabilmente richiuso a Tivoli), Papa Giovanni rientrò, con un armata fornitagli dai parenti, in Roma e si riprese il pontificato. A Roma procedette subito a far storpiare o uccidere tutti coloro che avevano contribuito al suo breve esilio.
Morì ad appena 24 anni, ucciso da un marito geloso che lo aveva colto sul fatto con sua moglie ("in flagrante delicto"). I Romani, sempre spiritosi, dissero che almeno era stato fortunato a morire in un letto, anche se si trattava del letto di qualcun altro.
Bellarmino (il cardinale) disse di lui "Fuerit fieri omnium deterrimus" (il peggiore di tutti (i papi)).

 
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view post Posted on 15/10/2010, 23:09

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Il problema è uno: continuiamo a chiamare Papa un uomo che è sempre stato corrotto dal denaro e dai vizi.
Un uomo che deve essere preso da modella non può essere tale!
 
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view post Posted on 16/10/2010, 13:20
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herrare umanum est... i papi prima di tutto sono uomini, con i loro bisogni, un conto sono stati quelli che li mettevano in piazza, altro conto quelli che stavano zitti e non facevano sapere nulla, altro ancora quelli che dopo una gioventù sregolata sono scesi a più miti consigli
 
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raffaelemambella
view post Posted on 16/10/2010, 20:47




Il periodo detto "pornocrazia" papale

Non voglio entrare in questioni morali; mi limito ad indicare il periodo storico in questione, tra i più bui del papato.
Esso comprende circa 100 anni tra la fine del IX secolo (morte di Papa Stefano V nel 891) e la fine del X secolo (elezione di Papa Silvestro II nel 999). In questo periodo si susseguirono ben 28 papi e 3 antipapi, di scarsissimo peso storico e diversi dei quali furono scomunicati o morirono di morte violenta. L'elezione del pontefice si ridusse ad una lotta tra le fazioni filo-imperiali e nazionalistiche e furono perpetrate nefandezze di tutti i generi, dalle quali, spesso, gli stessi papi non erano estranei.
Si distinse, tra il 904 ed il 964, l'azione della famiglia del senatore romano Teofilatto, soprattutto quella delle dissolute donne della famiglia, la moglie Teodora e le figlie Teodora II e Marozia (e di seguito l'influenza del figlio di quest'ultima, Alberico), dando origine a quel periodo denominato "pornocrazia romana". Allo strapotere di Marozia viene fatto risalire l'origine più probabile della leggenda della "Papessa Giovanna", una donna, travestita da uomo, che sarebbe ascesa al seggio papale, salvo poi essere scoperta a causa di una gravidanza inopportuna: più semplicemente la leggenda era una metafora sull'influenza di Marozia, vera papessa in pectore, degli affari ecclesiastici.
L'elenco, secondo l'Annuario pontificio, è il seguente:

Formoso (891-896)
Bonifacio VI (896)
Stefano VI (896-897)
Romano (897)
Teodoro II (897)
Giovanni IX (898-900)
Benedetto IV (900-903)
Leone V (903)
Cristoforo (antipapa) (903-904)
Sergio III (904-911)
Anastasio III (911-913)
Landone (913-914)
Giovanni X (914-928)
Leone VI (928)
Stefano VII (928-931)
Giovanni IX (931-935)
Leone VII (936-939)
Stefano VIII (939-942)
Marino II (942-946)
Agapito II (946-955)
Giovanni XII (955-964)
Leone VIII (936-965)
Benedetto V (964-966)
Giovanni XIII (965-972)
Benedetto VI (973-974)
Bonifacio VII (antipapa) (974-985)
Benedetto VII (974-983)
Giovanni XIV (983-984)
Giovanni XV (985-996)
Gregorio V (996-999)
Giovanni XVI (antipapa) (997-998)

I papi, che più si distinsero, in senso negativo, furono:
Formoso, scomunicato ai tempi di Giovanni VIII (neppure lui uno stinco di santo!), banderuola tra le fazioni filo-imperiali e nazionalistiche, morto per avvelenamento.
Stefano VI, promotore del cosiddetto processo al cadavere di Formoso e strangolato in carcere.
Sergio III, scomunicato da Giovanni IX, uomo totalmente privo di scrupoli, amante di Marozia e padre del futuro Papa Giovanni XI.
Giovanni X, amante di Teodora, moglie di Teofilatto, soffocato da sicari di Marozia.
Giovanni XI, figlio di Marozia e di Papa Sergio III, poi fantoccio nelle mani del fratellastro Alberico.
Giovanni XII, figlio di Alberico, forse uno dei peggiori papi di tutti i tempi. Depravato, sempre circondato da prostitute e ragazzi di vita (uno dei quali fu da lui nominato cardinale!), disastroso in politica estera (spergiuro e voltagabbana), scialacquatore del tesoro pontificio, colpevole di omicidi e mutilazioni dei suoi avversari politici, finì la sua indegna vita, scaraventato fuori da una finestra dal marito della sua amante di turno, una tale Stefanetta.
Uno degli episodi più truculenti di questo periodo fu il famigerato processo al cadavere: Papa Formoso aveva cercato, durante il suo pontificato, di barcamenarsi in una difficilissima situazione tra il partito filo-imperiale di Berengario (re d'Italia 888-923 e imperatore 915-923) e quello nazionalistico di Guido da Spoleto (re d'Italia 889-894 e imperatore 891-894), ottenendo l'unico risultato di scontentare ambedue. In particolare il voltafaccia ai danni degli spoletini di Lamberto e Ageltrude, figlio e vedova di Guido, portò ad un macabro processo post-mortem a suo carico.
Nel Febbraio 897, dieci mesi dopo la morte per avvelenamento di Formoso, Papa Stefano VI, della fazione spoletina, ne fece dissotterrare la salma e imbastì un processo farsa, nel quale il cadavere di Formoso, vestito da papa, fu dichiarato colpevole per un cavillo (era stato eletto papa quando era già vescovo di Porto, cosa che le leggi ecclesiastiche dell'epoca non permettevano). Ovviamente la vera ragione era il rinnegamento della causa spoletina: Stefano fece condannare in eterno Formoso, mutilare le tre dita usate per benedire e spogliare il cadavere, gettandolo nel Tevere.
Comunque, per l'eterna legge che violenza chiama violenza, Stefano, pochi mesi dopo, in seguito ad un'insurrezione popolare, finì in carcere e, come si è detto precedentemente, fu strangolato.


 
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view post Posted on 17/10/2010, 20:35

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Ahahah, ovviamente il macabro episodio del processo al cadavere di Formoso non può che essere considerato qualcosa di assurdo! Il bello è che furono d'accordo a processare un cadavere....io non ho parole di quanto spietati ed ignoranti erano all'epoca.
 
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raffaelemambella
view post Posted on 17/10/2010, 22:57




Qualche notizia in più su quei tempi così lontani e così scandalosi.
A quei tempi non c'era alcun rispetto sacrale per la "verità obbiettiva", e se si scriveva una biografia era per incensare un personaggio, inventandosi aneddoti edificanti, oppure per denigrarlo, parimenti inventandosi aneddoti raccapriccianti... Più o meno lo si fa ancora oggi, se non a livello di "libri di storia", almeno a livello di pamphlet semi-apocrifi, e SOPRATTUTTO a livello di certi newsgroup sedicenti "storici" :-) Il gusto per il pettegolezzo, per la maldicenza e per la calunnia non tramonterà mai...
Nella fattispecie, le risorse storiche che abbiamo sul Papato del X secolo dipendono quasi esclusivamente dal vescovo Liutprando di Cremona, dapprima al servizio di Re Ugo di Provenza, e poi di Ottone il Grande.
Liutprando era l'equivalente degli odierni fogliacci "Cronaca Vera", "Eva 3000" e via dicendo. La chiave di lettura era la stessa, e cioè le perversioni sessuali, pur in un mondo in cui l'assassinio era all'ordine del giorno, la corruzione il pane quotidiano, e il tradimento una normale prassi politica. Voglio dire, TUTTE queste cose erano addebitate a un personaggio che si voleva denigrare (su incarico dei suoi avversari, ça va sans dire), ma Liutprando si distingueva dagli altri pennivendoli per un'innata percezione dei gusti del pubblico, che trovava nello scandalo sessuale molti più stimoli che non nella simonia, o nello spergiuro. Era un "giornalista" in senso moderno, verrebbe da dire ;-))
Ciò che vado a raccontare, discendendo in massima parte dai suoi libelli contro l'uno o contro l'altro dei tenebrosi personaggi del X secolo, va dunque preso con beneficio d'inventario. Gli storici attuali cercano disperatamente riscontri meno sospetti, per non dover perpetuare all'infinito le malignità del vescovo cremonese, ma purtroppo ben poco si trova nelle fonti più anodine (registri, inventari, ecc.), che possa servire a ricostruire quell'epoca in modo meno fantasioso...
Detto ciò, ecco come PARE si sia svolta la storia del Papato, alla luce delle cronache che ci sono pervenute.
La dinastia dei conti di Tuscolo, iniziata nei primi anni del 900 con Teofilatto, vesterarius, senatore, magister militum e gloriosissimo dux, e con la moglie Teodora, (regina dei lupanari romani prima di farsi impalmare dal rampante magistrato), era diventata arbitra suprema dell'elezione papale nel volgere di pochi decenni.
Sulla figura di questa prima Teodora ho scoperto segni di recente "revisione", giacché l'Enciclopedia Cattolica la reputa una piissima donna, alla cui protezione disinteressata si dovè l'ottimo pontificato di Giovanni X. Insomma, è vero sì che l'istituzione papale era in mano alla famiglia tuscolana, ma per devozione e non per lussuria o cupidigia, come tradizione vuole... Mah. Personalmente mi sembra poco probabile. Liutprando infatti la racconta così:
47. In quel tempo [914-928] Giovanni X di Ravenna teneva il sommo pontificato della veneranda sede romana. Questi però aveva ottenuto in questo modo il vertice della gerarchia, con un delitto tanto nefando e contro il giusto e il lecito.
48. Teodora, impudente puttana, nonna dell'Alberico che da poco [954] è passato di vita, teneva con energia virile (cosa che anche a dirsi è turpissima) la monarchia della città di Roma. Ella ebbe due figlie, Marozia e Teodora, non solo a lei pari, ma anche più pronte all'esercizio di Venere. Di queste, Marozia generò con nefando adulterio con papa Sergio III, di cui facemmo sopra menzione, Giovanni XI, che, dopo la morte di Giovanni X di Ravenna, occupò la dignità della Chiesa romana; da Alberico [Marchese di Camerino e Duca di Spoleto, NdR] invece il marchese Alberico II, che in seguito ai nostri tempi usurpò il principato della medesima città di Roma.
Nello stesso tempo Pietro reggeva il pontificato della sede ravennate, che è ritenuto il secondo arcivescovado, dopo il primato sacerdotale romano. Poiché questi inviava assai spesso a Roma dal signore apostolico il già nominato Giovanni, che allora era ministro delia sua Chiesa, per il dovere della debita sottomissione, Teodora meretrice svergognata, come ho attestato, accesa dal calore di Venere, arse violentemente per la bellezza del suo aspetto, e non solo volle, ma anche spinse più volte costui a fornicare con lei. Mentre tali cose avvengono con impudenza, muore il vescovo della Chiesa bolognese e questo Giovanni è eletto al suo posto. Poco dopo morì l'arcivescovo di Ravenna nominato, prima del giomo della consacrazione di quello, e Giovanni si usurpò il suo posto per istigazione di Teodora, abbandonando, gonfio di ambizione, la precedente Chiesa bolognese, contro le istituzioni dei santi padri.
Infatti giungendo a Roma viene subito ordinato vescovo della Chiesa ravennate [905-914]. Dopo un breve intervallo di tempo, per chiamata di Dio, anche quel papa, che lo aveva ingiustamente ordinato, morì. La mente perversa di Teodora, di quella nuova Glycerio, per non aver a godere troppo di rado degli amplessi del suo amante, per le duecento miglia che separano Ravenna da Roma, costrinse questi ad abbandonare l'arcivescovado di Ravenna e ad usurpare (oh! infamia!) il sommo pontificato romano.
Ciò che segue è un riassunto degli avvenimenti romani, dopo l'uscita di scena (la prigionia, se non la morte immediata) dell'ineffabile Marozia.
Suo figlio Alberico, a soli 16 anni, scacciò l'odiato patrigno Ugo di Provenza e si impadronì di Roma, istituendovi una dittatura che durò vent'anni. E' conosciuto nei manuali di storia come Alberico II, giacché si chiamava come il padre, ma sarebbe più esatto considerarlo PRIMO, per la dinastia del "Principato" romano da lui fondato. Perché, sia pure con un potere molto minore, la sua istituzione politica gli sopravvisse (gli storici reputano la sua dittatura, dopotutto, una BUONA dittatura, ma non così giudicano il suo prosieguo). Fatto sta che la famiglia di Tuscolo, detta anche dei Teofilatti dal nome del suo fondatore, ebbe molti sostenitori entusiasti ma anche nemici mortali, com'è nella natura delle cose. I suoi nemici si raggruppavano intorno alla famiglia dei Crescenzi (anch'essi così chiamati dal nome del fondatore, il primo Crescenzio, che assurse a grande notorietà impalmando la sorella di Marozia, Teodora).
Non si pensi che i vincoli di parentela - specialmente quella acquisita tramite nozze - turbassero le coscienze dei nostri avi. Se c'era da assassinare un cognato, un suocero (ma anche fratelli, padri, madri e figli...) non si tiravano indietro. Dunque, i Teofilatti e i Crescenzi erano a Roma, in quei tempi, l'equivalente degli scespiriani Montecchi e Capuleti. C'era poco spazio per la neutralità, chi non era con gli uni, era giocoforza con gli altri, e quindi un nemico da eliminare. In questo clima maturò la successione dei papi, ad onta del "Privilegium Othonis" che vedremo più avanti, fino alla discesa in Italia di Enrico III (1046) che si ricollega al tema di Benedetto IX, l'ultimo dei papi manovrati dai patrizi romani di sponda tuscolana o crescentina.
Alberico II, sentendosi prossimo alla morte (a soli 35 anni!) dopo il suo ventennale (e relativamente "illuminato") dominio sulla città e sul papato, fece giurare i patrizi a lui fedeli che dopo la morte del papa in carica, il suo protetto Agapito II, essi avrebbero eletto al soglio pontificio suo figlio Ottaviano, che aveva allora solo 15 anni. Forse non aveva in programma l'elezione di un adolescente, è probabile che Alberico pensasse che Agapito gli sopravvivesse per più lungo tempo, ma i fatti sono questi: Alberico morì nel 954, Agapito II nel 955, e Ottaviano fu eletto papa secondo il desiderio del suo potentissimo padre. Assunse il nome di Giovanni (XII) e fu il primo, si crede, a instaurare il vezzo di cambiare il proprio nome una volta consacrato papa. Forse perché lo zio paterno (nato, fino a prova contraria, da papa Sergio III e dalla quattordicenne Marozia) si chiamava Giovanni ed era stato papa, una ventina d'anni prima, col nome di Giovanni XI (a sua volta all'età di 20 o 21 anni!). Una specie di "continuità familiare", insomma. Senso della dinastia :-)
Intorno al 960 l'indipendenza del principato romano correva seri rischi, a causa dei desideri egemonici di Berengario II, Re d'Italia per grazia e concessione di Ottone I, Re di Germania e "padrone" del titolo reale d' l'Italia. Ottaviano/Giovanni non trovò di meglio che appellarsi a quest'ultimo, perché difendesse dalle mire del suo feudatario Berengario, il papato (o meglio, il principato Romano). Per allettare Ottone, il papa gli offrì l'incoronazione imperiale, alla quale il Re germanico pensava già dai tempi di Agapito II (il quale aveva ricevuto in precedenza il vescovo Ariberto di Coira, portatore di un'ambasciata in tal senso da parte di Ottone, ma non se n'era fatto nulla).
Dopo la morte di Berengario I (924) non vi erano più stati Imperatori. Non che il titolo valesse un gran che, ma tutti coloro che ne furono insigniti dopo la deposizione dell'ultimo carolingio (Carlo il Grosso), erano almeno discendenti, da parte femminile, di Carlo Magno.
Era un titolo "in saldo", insomma, eppure Ottone sembrava tenervi. E in effetti il "suo" impero ebbe poi una continuità ben maggiore, e a tratti anche un'importanza politica senza eguali. Ma Giovanni XII non poteva saperlo, e probabilmente per lui si trattava solo di una cerimonia semi folcloristica nel corso della quale avrebbe semplicemente posato una corona sul capo di un potente signore, capace di proteggere un papa dai suoi nemici.
Così, il 2 febbraio del 962, la cerimonia prevista avvenne, con soddisfazione del papa e dell'imperatore. Ma già il 13 febbraio Ottone sottopose Giovanni XII a una doccia fredda: col "Privilegium Othonis" il papa diventava in pratica suo vassallo. Ottone si riservava il diritto (anzi, il Privilegium) di ratificare l'elezione dei futuri papi, previo loro giuramento di fedeltà all'imperatore. In cambio, Ottone confermò le donazioni fatte precedentemente al papato, dai Longobardi in poi, sicché nell'impianto imperiale il ducato di Roma, con a capo il papa, prendeva una precisa forma giuridica.
Comunque, appena Ottone I si allontanò da Roma, Giovanni XII si rimangiò il giuramento di fedeltà che - sosteneva - gli era stato estorto obtorto collo, e prese a tramare contro l'imperatore per liberarsi dalla sua soffocante "protezione".
Ottone convocò immediatamente un sinodo, durante il quale vescovi e prelati di ogni ordine e grado rovesciarono accuse tremende contro il papa. Al sinodo partecipava anche Liutprando, che così ne riferisce in "Gesta Othonis":
10. Quando costoro sedettero e tennero sommo silenzio, così incominciò il santo imperatore: «Quanto sarebbe bello che il papa Giovanni partecipasse ad un così illustre e santo concilio! Ma perché abbia declinato così gran consesso, consultiamo voi, o santi padri, che avete comune con lui la vita e gli affari».
Allora i vescovi romani ed i cardinali preti e diaconi con tutta la plebe dissero: «Ci meravigliamo che la santissima prudenza vostra voglia domandare a noi ciò che non è ignoto a Iberici, Babilonesi e Indiani. Non è già costui di quelli che vengono travestiti da agnelli, ma dentro sono lupi rapaci; questi incrudelisce apertamente, così pubblicamente tratta i suoi affari diabolici, che non si serve di vie traverse».
L'imperatore rispose: «Ci sembra giusto che le accuse siano espresse capo per capo, poi si tratti in comune consiglio che cosa dobbiamo fare». Allora alzandosi Pietro cardinale prete attestò di averlo visto celebrar messa senza fare la comunione. Giovanni vescovo di Narni e Giovanni cardinale diacono dissero di averlo visto ordinare un diacono in una scuderia fuori del tempo canonico.
Benedetto cardinale diacono, con gli altri diaconi e preti, dissero di sapere che faceva le ordinazioni dei vescovi dietro somme di denaro e che aveva ordinato vescovo un fanciullo di dieci anni nella città di Todi.
Circa i sacrilegi dissero che non era necessario far domande, perché ne avremmo potuto saper di più vedendo che ascoltando. Circa gli adulterii, dissero di non aver visto con gli occhi, ma di sapere con assoluta certezza, che aveva abusato della vedova di Rainerio, di Stefania concubina del padre, di Anna vedova con sua nipote, ed aveva trasformato il sacro palazzo in un lupanare e postribolo. Dissero che aveva praticato pubblicamente la caccia, aveva privato degli occhi Benedetto suo padre spirituale, che ne era morto; aveva ucciso, dopo averlo evirato, Giovanni cardinale suddiacono; testimoniarono che aveva fatto incendi, aveva cinto spada e indossato corazza ed elmo.
Tutti, sia chierici che laici, gridarono che aveva brindato alla salute del diavolo,. Al gioco dei dadi dissero che che aveva invocato l'aiuto di Giove, Venere ed altri demoni. Dissero che non celebrava il mattutino né le ore canoniche, e che non si faceva il segno della croce.
Le parole riferite da Liuprando possono essere farina del suo sacco, oppure riprodurre fedelmente le accuse mosse da altri, ma resta sempre il dubbio che si volesse compiacere l'imperatore, ben deciso a deporre il papa spergiuro, fornendogli mille pretesti per ritenerlo indegno della sua carica. Come dicevo più sopra, i resoconti di Liutprando colpiscono la fantasia: e non solo dei suoi contemporanei, ma anche degli anticlericali di oggi, che non sono minimamente sfiorati dal dubbio che le accuse possano essere quantomeno esagerate :-) Fatto sta che Giovanni XII, fuori Roma, si guardò bene dal rispondere alle lettere di Ottone, che lo invitava a presentarsi al sinodo per discolparsi. Evidentemente conosceva bene la prassi: tortura, confessione, e infine la morte in qualche segreta di Castel Sant'Angelo.
Così, il 4 dicembre 963, il nipote di Marozia (apparentemente degno di tanta nonna!) fu deposto per volere imperiale e sostituito da Leone VIII.
Costui era un laico fino al giorno prima, e si fece impartire in un solo giorno tutte le consacrazioni del caso. Tanto per capire come andavano le cose al Sant'Uffizio, a quei tempi...
I Romani sembrarono non accettare queste imposizioni da un monarca straniero, e in gennaio scoppiò una sommossa che Ottone soffocò nel sangue. Ma, appena ripartito Ottone, Giovanni XII rientrò a Roma (marzo 964), e forte dell'appoggio dei fedeli alla casata tuscolana, depose a sua volta il nuovo papa, costringendolo a fuggire e a mettersi sotto la protezione dell'imperatore. Andò meno bene ad altri "congiurati" che avevano partecipato al sinodo: chi assassinato, chi evirato, chi trascinato per le vie di Roma da una pariglia di cavalli.
Le vendette erano vendette, allora, mica uno scherzo...
Ottone ricevette Leone, che gli riferì gli avvenimenti romani, e decise di ritornare subito all'Urbe per reinsediarvi con la forza il suo protetto. La sorte di Giovanni XII non sarebbe stata tanto piacevole, si può ben immaginare, ma il giovane papa (25 anni!) morì nel suo letto di morte naturale, presumibilmente per un ictus cerebrale.
Ma il solito Liutprando così la racconta:
20. Il santo imperatore dunque, mal sopportando così grande smacco, sia per la cacciata del papa Leone, sia per Giovanni cardinale diacono e Azzone scriniario, dei quali l'uno il deposto Giovanni aveva mutilato della mano destra, l'altro aveva mutilato della lingua, di due dita e del naso, rimesso in ordine l'esercito, si dispose a ritornare a Roma.
Tuttavia, prima che le truppe del santo imperatore fossero riunite, il Signore volle render noto a tutti i secoli quanto giustamente papa Giovanni fosse stato ripudiato dai suoi vescovi e da tutto il popolo, e quanto ingiustamente poco dopo fosse stato riaccolto; egli infatti, una notte fuori Roma, mentre sí sollazzava con la moglie di un tale, fu colpito alle tempia dal diavolo con tal forza che, nello spazio di otto giorni, morì per quella stessa ferita [14 maggio 964].
Ma non ricevette il viatico dell'eucaristia, proprio per stimolo di colui che l'aveva colpito, come ho spesso udito sotto giuramento dai suoi parenti e familiari, che erano presenti.
Quanto di vero ci sarà nel ritratto che Liutprando ci dà di questo Ottaviano, figlio di Alberico, nipote di Marozia, pronipote della meretrice Teodora? Non si sa, ma il suo comportamento non si discosta molto da quello di altri papi dell'epoca, meno chiacchierati. Lo sono di meno, perché una penna illustre come Liutprando non si è occupato di loro, naturalmente :-)
Ma basta vedere cosa hanno combinato i successori di tanto pontefice, per convincersi che Giovanni XII non era una mela marcia in un cesto di mele sane, ma era proprio un papa del suo tempo...
- Benedetto V fu eletto dai patrizi romani come successore di Giovanni XII, ma fu deposto un mese dopo da Ottone, nel frattempo tornato a Roma per reintegrare Leone VIII nelle funzioni papali. Ma questi morì un anno dopo, nel 965, senza azioni degni di nota. Benedetto V fu invece tradotto prigioniero ad Amburgo, dove morì nel 966.
- Giovanni XIII fu eletto col consenso dei legati dell'imperatore (uno di questi era proprio Liutprando!) ai quali sembrava forse solo una coincidenza che il nuovo papa fosse figlio di Giovanni Crescenzio e di Teodora, la sorella di Marozia...
I sostenitori dei Teofilatti organizzarono allora una sommossa, che parve riuscire: il papa fu malmenato e imprigionato, ma ancora una volta accorse Ottone che consentì a Giovanni XIII le vendette più abbiette: ad esempio il praefectus urbis Pietro, accusato di non aver stroncato con sufficiente decisione la sommossa, fu appeso per i capelli alla statua equestre di Marc'Aurelio, quindi posto a cavallo di un asino e condotto per le vie della città tra le beffe degli astanti.
Forte del potere riconosciutogli da Ottone, Giovanni XIII favorì smaccatamente i Crescenzi, che per la prima volta superarono i Teofilatti come primo "partito" di Roma.
- Benedetto VI subentrò al papa dei Crescenzi nel gennaio 973, ma poiché non pareva disposto a continuare la politica nepotistica del suo predecessore, i Crescenzi, una volta appresa la notizia della morte di Ottone il Grande, fomentarono una rivolta che si concluse con la deposizione del papa "ottoniano" e l'elezione di Bonifacio VII. Per ordine di quest'ultimo, Benedetto VI fu strangolato in una segrata di Castel Sant'Angelo.
- Bonifacio VII, scrive Josef Gelmi, "è stato descritto dai suoi stessi contemporanei come un mostro". Il che è tutto dire, visti i precedenti...
Il capo della rivolta era Crescenzio, un altro figlio di Teodora e Giovanni Crescenzio, che non avendo sottomano un parente cui imporre la tiara papale, impose un suo fido diacono francone col nome di Bonifacio VII. Ma già nell'ottobre del 974 questi dovette fuggire,
all'avvicinarsi di Ottone II e del suo esercito. Il nuovo Re di Germania sembrava della stessa pasta del precedente, meglio non rischiare... Così Bonifacio si imbarcò per Costantinopoli, *portandosi appresso tutto il tesoro della Chiesa*. Ma ritornerà, più malvagio di prima, alla morte di Ottone II.
- Benedetto VII fu eletto per volere del giovane successore del grande Ottone, e il suo pontificato fu tranquillo e senza problemi. I Romani temevano ormai Ottone II quanto il primo, e perciò se ne stettero in ombra ad aspettare...
- Giovanni XVI, che rilevò la carica papale nel dicembre 983, ebbe invece la malasorte di accedere al soglio appena dopo la morte di Ottone II: ringalluzzito dalla notizia, Bonifacio VII rientrò da Costantinopoli, depose il papa e fece uccidere anche questo nel solito modo: con un cuscino premuto in faccia, mentre il poveretto dormiva nella sua cella di Castel Sant'Angelo.
- Bonifacio VII, ancora lui. Ripresa la tiara, che a suo dire gli era stata usurpata, regnò un anno prima di essere a sua volta assassinato da una congiura di palazzo. Il suo cadavere venne trascinato per le vie di Roma e gettato ai piedi della solita statua di Marc'Aurelio; infine la folla ne fece scempio...
- Giovanni XV, che era a sua volta figlio di un prete, fu fatto eleggere da Giovanni Crescenzio, ultimo rampollo della casata. Giova ricordare che la castità non era allora un obbligo imprescindibile, era solo una "raccomandazione". Gli scandali sessuali, che tanto piacevano a Liutprando, era causati non dalla pratica sessuale in sé, ma dal suo abuso smodato, o "contro natura" (soprattutto per quanto riguarda l'incesto, che allora non riguardava solo i consanguinei, ma anche i parenti "acquisiti"). Comunque questo Giovanni XV, in luogo degli interessi dei Crescenzi, prese a fare i suoi e quelli della sua famiglia, con uno sfrontato nepotismo. Alla lunga dovette fuggire da Roma (996) a causa della ormai tradizionale sommossa popolare (fomentata ovviamente da uno dei due "partiti" dell'Urbe, o come in questo caso, da entrambi). Andò a chiedere aiuto a Ottone III, che glielo promise, però il papa morì prima che la spedizione punitiva fosse pronta.
- Gregorio V fu imposto ai Romani da Ottone III, che la spedizione punitiva la fece ugualmente. Si trattava del giovane (24 anni) Brunone di Carinzia, un suo parente, che prontamente incoronò imperatore il giovanissimo erede della casa Sassone. Ma, non appena questi se ne fu andato da Roma, il solito Crescenzio depose Gregorio V e installò al suo posto il vescovo di Piacenza, col nome di Giovanni XVI. Questo è tuttora considerato un'antipapa, non un papa legittimo (prescindendo dalle qualità morali di ognuno...), però il numero XVI nella serie dei Giovanni gli appartiene a pieno titolo, non essendo stato assegnato ad altri.
Ottone III allora ritornò a Roma, fece mutilare orribilmente l'antipapa, lo richiuse in un convento, e, catturato Crescenzio, lo fece decapitare. Gli Ottoni facevano sul serio, padre, figlio e nipote... E tuttavia Gregorio V, reintegrato nelle proprie funzioni, sfidò più volte l'imperatore, sostenendo la necessità di una Chiesa libera da soggezioni secolari. In particolare prese posizione contro l'abate Gerberto di Aurillac, amico e consigliere di Ottone, la cui influenza riteneva perniciosa. Ma il caparbio Brunone morì improvvisamente nel 999, a soli 27 anni. Pura fatalità? Non lo sappiamo...
- Silvestro II è il nome che assunse proprio Gerberto di Aurillac, fortemente voluto da Ottone III sul trono di Pietro. Gerberto era uno straordinario sapiente, ed era proprio questo il motivo del suo ascendente sul giovane ed erudito Ottone (che fu educato dalla madre bizantina Teofano ed era molto sensibile alla cultura). Però al popolino appariva piuttosto un mago, uno stregone, insomma un emissario del Maligno. Su di lui circola questa leggenda:
L'elezione di Silvestro II andava attribuita al diavolo, cui l'abate aveva donato in cambio la propria anima. Una clausola del patto, si dice, prevedeva la nullità del patto stesso se Gerberto non avesse mai fatto, in vita, un pellegrinaggio a Gerusalemme. Il papa, che era certo di non volere recarsi in Terrasanta per alcun motivo, era convinto ormai di aver gabbato il diavolo. Ma non aveva pensato che a Roma esisteva una basilica che portava il nome della città santa, e costruita su terra portata dalla Palestina da Sant'Elena. Il papa un giorno si recò nella chiesa di santa Croce di Gerusalemme per celebrarvi una messa, e cadde nella rete del diavolo. Preso dal rimorso, confessò la propria colpa al popolo e lo supplicò di non rendere omaggio al suo misero corpo, dopo la sua dipartita dal mondo.
Quando morì, apparvero dei cavalli misteriosi che trasportarono il suo cadavere in san Giovanni in Laterano, dove trovò la sua ultima dimora. Il crepitio del suo scheletro annuncia, ancora oggi, la morte del pontefice regnante...
Per quante leggende si tramandino, la realtà è che nel 1002 l'ennesima rivolta popolare cacciò da Roma papa e imperatore, e che quest'ultimo morì improvvisamente (a 22 anni) prima di poter organizzare l'ennesima restaurazione del potere imperiale sui riottosi Romani.
- Giovanni XVII, ancora una creatura dei Crescenzi, regnò troppo poco (tre mesi, nel 1003) per fare danno. Però la sua elezione sancì il ritorno al potere dei patrizi romani, che ormai non dovevano più temere nulla dagli Ottoni, estintisi con il Terzo. In Germania si stava svolgendo una sordida lotta per il potere vacante, e i pretendenti avevano altro per la mente, piuttosto che le beghe romane. La spuntò comunque ancora un candidato Sassone, Enrico II, ma per molti anni ebbe troppe gatte da pelare per occuparsi di Roma.
- Giovanni XVIII fu innalzato al soglio da Giovanni Crescenzio, in sostituzione del papa precedente. Regnò fino al 1009, come zelante esecutore della volontà del suo protettore, senza legare il proprio nome ad alcun misfatto particolare.
- Sergio IV, che mantenne la carica fino al 1012, fu l'ultimo papa nominata da Giovanni Crescenzio. Forse per essere degno di questo primato, la scelta cadde su un ex ciabattino, conosciuto col nome di Pietro Bocca di porco. Tutto un programma...
Comunque anche questo non si macchiò di gravi crimini, limitandosi a fare il passacarte per i Crescenzi.
- Il pontificato di Benedetto VIII segna invece il ritorno al potere dei tuscolani. Nel 1012 morì Giovanni Crescenzio, senza che la sua famiglia avesse un "uomo forte" che ne prendesse il posto. I conti di Tuscolo tornarono allora alla carica, e il loro uomo forte, Alberico III, pronipote del secondo, assunse il dominio di Roma col titolo di *consul et dux*. La prima cosa che fece fu di sbarazzarsi di "Bocca di porco" e nominare papa un suo fratello minore, che di nome faceva Teofilatto come il fondatore della dinastia.
I Crescenzi tentarono di contrapporgli un antipapa di loro gradimento, Gregorio (senza numero ordinale, stavolta), ma i tuscolani con molta furbizia convinsero i rivali a rimettersi alla decisione del Re di Germania, che all'epoca era Enrico II.
Questi si espresse a favore di Teofilatto, e venne da lui ricompensato, nel 1014, con l'incoronazione imperiale. Né Enrico II (ultimo dei Sassoni), né il suo successore Corrado II (primo dei Salii) intervenirono mai nelle questioni romane, e i Teofilatti la fecero da padroni inconstrastati fino al 1044.
- Giovanni XIX, nominato papa nel 1024, si chiamava Romano ed era il fratello minore del precedente (e, ovviamente, anche del consul et dux Alberico III). Come Leone VIII, Romano era un laico, e ricevette anch'egli tutte le consacrazioni in un solo giorno. Chi dice che la burocrazia vaticana è campione di lungaggini? ;-))
Nel 1027 incoronò imperatore Corrado II il Salico, venuto in pellegrinaggio a Roma con la moglie Gisela, e per motivi che mi sono tuttora ancora oscuri, questo fatto provocò le ire di Costantinopoli.
Da allora in poi il nome nel papa non apparirà più nei libri liturgici bizantini, annuncio del grande scisma d'Oriente che sarebbe maturato 27 anni dopo, sotto il pontificato di Leone IX.
E veniamo finalmente al topic, cioè BENEDETTO IX :-)
Nel 1032, quando morì anche suo fratello Romano (cioè Giovanni XIX), Alberico consul et dux pensò bene di elevare al soglio il proprio figlio, che tanto per cambiare si chiamava Teofilatto. Secondo la tradizione questo Teofilatto doveva avere 11 o 12 anni, al momento dell'elezione, ma gli storici moderni sembrano propensi a credere che fosse giovane sì, ma non così tanto. Non costava nulla ad Alberico nominare qualche papa interlocutorio, in attesa di un'età decente per il figlio. Fece così anche Marozia col suo, di figlio, che aveva circa una ventina d'anni quando divenne papa. In tutti i casi, al nuovo papa, che si chiamò Benedetto IX, fu imputata anche una condotta scandalosa, un supremo disprezzo per la sacralità del suo Uffizio, e un'avidità di danaro senza scrupolo alcuno. Tutte cose che, a ben guardare, potrebbero essere imputate almeno alla metà dei papi fin qui esaminati...
In un romanzo ambientato nella prima metà dell'XI secolo, com'è "Il trono della bestia", è oltremodo facile addebitare a un Benedetto IX i (tanti) vizi e le (poche) virtù dei papi di allora. Mi sembra che la sua figura romanzata sia un mero simbolo, la sintesi di tutte le nefandezze forse non provate ma *probabili*: sia in questo papa che negli altri, tutt'altro che degni di essere chiamati "Santità"... Ma l'unico addebito specifico che la storia muove a Benedetto IX è la simonia, la compravendita delle cariche, che era prassi abbastanza normale a livelli più bassi, ma che mai prima aveva interessato addirittura il pontificato stesso.
Ciò però accadde nel 1044, cioè dodici anni dopo la sua elezione, quando morì Alberico III e una rivolta capeggiata dai soliti Crescenzi lo detronizzò. La famiglia rivale nel gennaio 1045 innalzò Silvestro III al posto di Benedetto IX, costretto a fuggire da Roma. In aprile Benedetto riuscì a tornare nell'Urbe, e stavolta toccò a Silvestro fuggire. Poco convinto di riuscire a mantenere il potere, il papa tuscolano dichiarò di voler abdicare, a patto che gli venisse rimborsata l'ingente somma che suo padre aveva dovuto spendere per "pilotare" la sua elezione. Trovò un acquirente entusiasta nel pio (?) sacerdote Giovanni Graziano dei Pierleoni, il cui patrimonio non era sicuramente in grado di sostenere tale spesa. Ergo, qualcuno (ma non i Crescenzi, che avevano già il loro uomo, Silvestro III) si offrì di finanziare il prete perché evidentemente intendeva manovrarlo a proprio piacimento. Ma non si sa chi...
Fatto sta che il 1° maggio 1045 Benedetto IX annucniò pubblicamente la propria rinuncia a favore di Graziano, e il 5 maggio costui fu incoronato papa col nome di Gregorio VI.
Silvestro III pretese naturalmente l'annullamento dello scandaloso mercimonio, ma si dice che in realtà volesse a sua volta del danaro per rinunciare ai propri diritti.
La Chiesa ne fu sconvolta. C'era chi considerava papa (nonostante tutto!) Benedetto IX perché era inammissibile, e quindi nulla, la vendita della carica papale; c'era chi riteneva papa legittimo Silvestro III, e infine c'era chi considerava legale il passaggio di consegne tra Benedetto IX e Gregorio VI, così per lui quest'ultimo era il papa legittimo.
L'imperatore Enrico III non poté esimersi allora dall'intervenire. Scese in Italia, e convocò un sinodo a Sutri, durante il quale dichiarò DEPOSTI tutti e tre i papi e ne nominò un altro, Clemente II (Suitgerio di Morsleben).
Silvestro III, al secolo Giovanni di Sabina, tornò a esercitare l'episcopato nella sua Sabina. Il "pio" Giovanni Graziano, ex Gregorio VI, fu condotto prigioniero a Colonia, accompagnato da un chierico sconosciuto chiamato Ildebrando di Soana (che di lì a qualche anno farà parlare MOLTO di sè: era il futuro Gregorio VII, uno dei più grandi papi della storia).
Quanto a Teofilatto di Tuscolo, già Benedetto IX, apparentemente si ritirò nei suoi possedimenti, rinunciando alla vita politica. Ma quando Clemente II l'anno successivo morì, presumibilmente di veleno, corse voce che il delitto era stato commissionato da Benedetto IX, perché nel 1048 questi si impadronì della santa Sede, accampando diritti cui aveva in prima istanza rinunciato, e dei quali era stato infine privato da un regolare sinodo. Le minacce di un Enrico III esacerbato indussero il tuscolano a più miti consigli, e poco dopo giunse a Roma, senza opposizione, il nuovo papa designato dall'imperatore, Damaso II. Il quale, incoronato il 17 luglio, morì il 9 agosto mentre si trovava in villeggiatura a Palestrina... Veleno, sentenziò il popolino. Benedetto IX è l'artefice anche di questo delitto, fu il giudizio di tutti. Non importa che Benedetto fosse morto il giorno stesso dell'incoronazione di Damaso, si trattava certamente di una sua ultima volontà, prontamente eseguita, alla prima occasione, da suoi zelanti partigiani...
Come si sarà capito, la storia di questo periodo (uno dei più oscuri di tutto il medioevo) è ancora ammantata di leggende, voci incontrollate, maligni libelli pieni di livore. Difficile distinguere ciò che è vero da ciò che è verosimile. Quello che più impressiona è il fatto che TUTTO QUESTO è perfettamente verosimile, e non ci si debba stupire di nulla :-)



 
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view post Posted on 21/11/2010, 16:42
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dopo molte richerche... ecco il volto della faosa marozia:


ed ecco un'altra possibile papessa: la famigerata Olimpia Maildichini vedova Pahmpili.
E visto che si parla di lei:
Chi dice donna dice danno
Chi dice femmina dice malanno
Chi dice Olimpia Maildichina dice danno, malanno, peste e riuna



indovinello... che tipo di posia è quella che ho trascritto???
Indizio: deve il suo nome a una certa cosa che sta a Roma, quindi è...
 
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view post Posted on 21/11/2010, 19:33

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Ilaria fantastica la poesia xD però...boh xD
Comunque Marozia fu sicuramente una grande donna; chi a quei tempi era in grado di abbindolare persino un papa e salire all'apice del potere? Furba, ma non invincibile, vista la fine che ha fatto.
 
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34 replies since 12/10/2010, 18:58   1861 views
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