| Signori e signore....vi propongo un topic sui Romanov....una delle più famose case regnati dl mondo che iniziarono a regnare dopo il periodo dei torbidi con Mikhail I Fedorovic che venne "convinto" a regnare nel monastero Ipatiev nel 1613....304 anni dopo la famosa casata sarebbe stata costretta a lasciare il trono con Nicola II,che abdico nel 1917 e venne,un anno dopo,fucilato dai bolscevichi nei seminterrati di casa Ipatiev.... Questo è cio che ci dice Wikipedia sui Romanov:
Romanov (in russo, plurale Рома́новы, Romanovy /rʌˈmanəvɪ/; singolare, Рома́нов /rʌˈmanəf/) sono la seconda dinastia imperiale russa, ascesa al trono dopo l'estinzione del ramo imperiale della Dinastia Rjurik alla fine del XVI secolo.
La linea maschile dei Romanov (1613-1762) si estingue con Pietro II di Russia, mentre quella femminile si estingue con la zarina Elisabetta. Ad essa successe il nipote Pietro Ulrico di Holstein-Gottorp, del Casato degli Oldenburg, la cui moglie sarà l'imperatrice Caterina la Grande. Benché, genealogicamente, Pietro III si sarebbe dovuto chiamare Holstein-Gottorp-Romanov, egli e tutti i suoi successori mantennero l'originario cognome. I Romanov regnarono fino al 1917, quando vennero deposti durante la rivoluzione di febbraio: molti di loro furono uccisi dopo la Rivoluzione d'Ottobre ad opera dei bolscevichi, altri fuggirono all'estero, soprattutto in Francia, Inghilterra e Stati Uniti.
I Romanov hanno la loro origine assieme a due dozzine di altre famiglie nobili russe: il loro antenato comune più antico è Andrej Kobyla, attestato come boiaro al servizio di Simeone di Russia. Le generazioni successive hanno trovato a Kobyla illustri antenati ed un libro di genealogia di XVIII secolo sostenne che era figlio del principe prussiano Glanda Kambila, giunto in Russia nella seconda metà del XIII secolo, fuggendo i tedeschi d'invasione. Effettivamente, uno dei capi della ribellione prussiana del 1260-1274 contro l'Ordine Teutonico si chiamava Glande.
Probabilmente le origini di Kobyla erano meno nobili e significative: poiché il termine "kobyle" in russo vuol dire "cavallo" ed alcuni suoi parenti ebbero per soprannome nomi di cavalli o di animali domestici, si può pensare che appartenesse alla servitù reale. Uno dei figli di Kobyla, Feodor, fu un boiaro nella Duma di Dmitrij Donskoj, ed ebbe il soprannome di "Koška" (gatto). I suoi discendenti presero il cognome Koškin, che mutarono in Zachar'in, ed in seguito la famiglia si divise in due rami: Zachar'in-Jakovlev e Zacharin-Jur'ev. Solo durante il XVI secolo si affermò il cognome Romanov
Viene spesso preso a riferimento come effettivo capostipite Roman Jur'evic Zachar'in-Koškin (sec. XVI); il figlio Nikita Romanovič (governatore di Novgorod), sarà membro del consiglio di reggenza dell'ultimo Zar della dinastia dei Rjurik, Fëdor I Ivanovič, che era suo nipote.
La fortuna della famiglia aumentò moltissimo quando la figlia di Roman, Anastasija Romanovna Zachar'ina, nel 1547 sposò Ivan IV il Terribile, venendo incoronata zarina. Il loro matrimonio fu molto felice e la sua morte, prematura e misteriosa, nel 1560 rese Ivan un uomo peggiore: ritenendo colpevoli i boiari di averla avvelenata, lo zar iniziò un regno di terrore contro di loro. Dei figli di Anastasia il primo, Ivan, venne ucciso da suo padre in un litigio; il più giovane Fëdor, un principe pio e forse mentalmente debole, ereditò il trono di suo padre: durante il suo regno, il governo fu nelle mani di suo cognato Boris Godunov e dello zio Romanov.
Alla morte senza figli di Fëdor, dopo 700 anni si estinse la casa di Rurik e dopo lunghe lotte la fazione che appoggiava Boris Godunov trionfò, proclamando lui zar invece del cugino di Fëdor I, Fëdor Nikitič Romanov, che godeva dell'appoggio del popolo. Per cautelarsi Boris esiliò tutti i Romanov in zone lontane, al nord o negli Urali, dove molti di loro morirono di fame o di freddo. Tenuto conto del prestigio di Fëdor Nikitič, Boris non lo uccise, ma costrinse lui e sua moglie a prendere i voti e a vivere, con il nome di Filarete, nel monastero di Antoniev Sijskij.
Le sorti dei Romanov mutarono ancora una volta nel 1606, alla morte di Boris Gudunov: come ex capo della fazione a lui avversa e parente più stretto in vita dell'ultimo dei Rurik, Filarete fu ostacolato, in quello chiamato oggi "Periodo dei Torbidi", da molti impostori che si spacciarono per legittimi discendenti di Ivan IV.
Il primo fra questi, che si disse essere l'ultimogenito di Ivan il Terribile e si proclamò Dimitri I creò Filarete metropolita, mentre il suo successore Falso Dimitri II lo creò Patriarca. Espulsi i Polacchi da Mosca nel 1612, lo Zemskij sobor offrì la corona a molti principi discendenti dei Gediminas e dei Rurik, ma tutti rifiutarono.
Venne infine offerta la corona anche al sedicenne figlio di Filarete, Michail Fëdorovič, che viveva nel Monastero Ipatiev con la sua famiglia: questi, dopo un primo rifiuto, venne convinto dalla madre, Ksenija Ivanovna Šestova, che lo benedì con l'immagine di Nostra Signora di San Teodoro. Ritenendo non molto sicuro il proprio trono, Michele sottolineò molto il suo legame di sangue con gli ultimi Rurik e convocò spesso il Zemskij sobor per ogni importante decisione: la strategia fu vincente e i primi Romanov furono molto amati dal popolo russo, in quanto successori di Ivan IV e martiri innocenti di Boris Gudunov.
A Michele successe il figlio Alessio I, che guidò tranquillamente il paese tra numerose difficoltà, ma alla sua morte ci fu un periodo di lotte dinastiche fra i figli di primo letto (Fëdor III, Sofia, Ivan V) ed il partito legato alla famiglia della seconda moglie, Natal'ja Kirillovna Naryškina , madre del futuro zar Pietro I, il quale visse più a lungo dei suoi fratellastri, divenendo unico sovrano. Questi riformò radicalmente l'Impero trasformandolo in una potenza europea, associando al titolo di Zar quello di Imperatore di tutte le Russie e spostando la capitale a San Pietroburgo, che sorse sul golfo di Finlandia dopo le sue conquiste.
Anche alla sua morte però la corte venne divisa da problemi di successione: allo zar successe la seconda moglie Caterina I ed in seguito l'unico figlio vivente, l'adolescente Pietro II, dell'unico erede di Pietro, lo zarevic Alessio, privato delle proprie prerogative dinastiche dal padre anni prima: con la morte di Pietro II terminò la linea patrilineare dei Romanov.
Come suo successore venne scelta l'unica figlia ancora in vita di Ivan V, che divenne l'imperatrice Anna (1693-1740): anch'essa senza figli, adottò come erede un infante figlio della figlia della propria sorella, che divenne zar col nome di Ivan VI per soli pochi mesi, sotto la reggenza della madre. Un colpo di stato da parte della cugina della defunta imperatrice Anna, la granduchessa Elisabetta, ultima figlia vivente di Pietro il Grande e della seconda moglie Caterina I, portò quest'ultima sul trono, ed in carcere od in monastero la discendenza di Ivan V. Priva anch'essa di discendenza, adottò come erede il duca Pietro Ulrico di Holstein-Gottorp, figlio di sua sorella maggiore ed erede presunto al trono svedese, nonostante fosse notoriamente di scarse capacità. Questi salì al trono nel 1762 mantenendo il cognome materno, venendo dopo poco deposto (e fatto assassinare) dalla moglie, che si proclamò imperatrice come Caterina II, ponendo fine a circa un secolo di lotte di palazzo. Al regno brillante ed innovatore di Caterina, che in molte cose assomigliò all'avo del marito Pietro il Grande, successe il figlio Paolo I, particolarmente fiero di essere discendente di quell'imperatore, benché nelle proprie memorie la madre insinui che fosse in realtà frutto di una relazione con il cortigiano Sergej Saltykov. Figlio unico, e privo di cugini discendenti dai Romanov se non in grado lontano, Paolo mise mano ad una organica legge di successione, allora una delle più rigorose in Europa, per evitare che in futuro si ripresentassero crisi come quelle che i Romanov avevano affrontato nel XVII secolo: la legge di famiglia si basò sulla primogenitura agnatizia, sulla richiesta della fede ortodossa del monarca e dei membri della dinastia, del consorte dell'imperatore e dei primi eredi in linea di successione.
Dopo pochi anni di regno anche Paolo I venne ucciso in una congiura di palazzo, ma la monarchia rimase salda, nelle mani di suo figlio Alessandro I che, appoggiato anche dai suoi fratelli e dalle sorelle, condusse la Russia oltre le guerre del periodo Napoleonico. L'imperatore, affrontando la possibilità di un matrimonio morganatico del suo fratello ed erede Costantino, modificò la legge di successione, aggiungendo la clausola per cui i consorti dei membri della dinastia dovevano essere di uguale nascita, cioè appartenenti ad una casa reale o regnante, altrimenti la loro prole avrebbe perso ogni diritto.
Il granduca Costantino fece rinuncia al trono e alla morte di Alessandro gli successe l'altro fratello Nicola I: questi, esattamente come il nonno Paolo I, dedicò il suo regno a potenziare l'esercito ma nonostante questo il suo regno terminò con la bruciante sconfitta della guerra di Crimea, per la quale si disse che lo zar morì di dolore. Nicola I ebbe quattro figli, che diedero origine a quattro rami principali della famiglia Romanov: gli Aleksandrovič (cui appartennero i suoi successori sul trono; si sono estinti nella linea primogenita, ma in quella collaterale detta dei Vladimirovič sono ancora esistenti e vantano una degli attuali pretendenti al trono), i Nikolaievič (cui sopravvivono solo due membri maschile e tre femminili), i Konstantinovič (in gran parte uccisi dopo la Rivoluzione d'Ottobre), si sono estinti in linea maschile nel 1973 ed in quella femminile nel 2007) ed i Michajlovič (tuttora fiorenti, si oppongono alle pretese sulla corona dei Vladimirovič). Se Nicola I come imperatore fu ligio all'autocrazia, come uomo si dimostrò di vedute aperte, scegliendo per i propri figli i migliori educatori, nell'eventualità che questi dovessero regnare. Il figlio Costantino fu un capace riformatore della Marina ed il figlio Nikolai fu un buon soldato.
Il successore fu Alessandro II, un uomo istruito e intelligente, il cui primo impegno fu riportare la pace tra Russia ed il resto d'Europa. Dell'idea che la pace si ottenesse all'esterno con un forte esercito e all'interno con le riforme, riorganizzò le forze armate imperiali, aumentò le libertà del granducato di Finlandia e nel 1861 abolì la servitù della gleba, guadagnandosi l'appoggio degli intellettuali e dei riformisti, l'odio della nobiltà e dei nichilisti. La sua vita famigliare non fu invece tranquilla: la moglie godeva di cattiva salute per problemi ai polmoni e lui si distraeva con varie amanti, una delle quali, la principessa Caterina Dolgoruki, sposò pocò dopo essere rimasto vedovo. Avendo legittimato i figli avuti con quest'ultima, e girando la voce che era pronto a farla incoronare imperatrice, ponendo fine allo status di matrimonio morganatico, nacquero molte tensioni all'interno della famiglia imperiale. In particolare le granduchesse furono scandalizzate al pensiero di venire permanentemente retrocesse dalla principessa Dolgurokaia, poiché per il protocollo l'Imperatrice aveva la precedenza sugli altri membri della famiglia, anche da vedova. Il 13 marzo 1881, mentre stava per depositare una Costituzione che avrebbe reso l'impero una monarchia liberale, Alessandro II venne ucciso in un attentato nichilista.
Alessandro III (1881-1894)Nella seconda metà del secolo presero sempre più piede il patriottismo slavo all'insegna di una rinascita culturale e di idee di panslaviste, che spinsero anche la dinastia a cercare di essere "più russa": si richiese ai membri della dinastia un maggiore devozione religiosa alla chiesa ortodossa russa, fece la ricomparsa sui volti dei granduchi della barba, simbolo slavo che Pietro il Grande aveva imposto sparisse dai visi dei nobili in linea con la moda occidentale, e si ebbero i primi matrimoni con principesse di altre monarchie slave od ortodosse, e perfino, ad alcune principesse dei rami cadetti, fu permesso di sposare membri dell'alta nobiltà russa, quando fino al 1850 circa i matrimoni dei membri della dinastia erano stati stretti solo con principi di origine germanica.
Ad Alessandro II successe il figlio Alessandro III, il primo zar con barba e baffi dai tempi di Ivan V, morto alla fine del XVII secolo. Era un uomo gigantesco ed imponente, in qualche modo con acuto, con grande vigore, grande pigrizia e modi difficili: spaventato dal destino occorso all'amato padre, governò con forza ed autocrazia la Russia, invertendo molte delle riforme di Alessandro II che avrebbero reso l'impero più liberale. Alessandro III sposò la fidanzata del fratello maggiore, deceduto in giovane età e con lei, nonostante le diverse nature e dimensioni (lo sposò era imponente ed alto quasi due metri, la sposa piccola e minuta), ebbero un matrimonio felice che diede sei figli.
Il figlio maggiore Nicola successe al padre quando questi morì di nefrite ad appena 49 anni: non ancora preparato al compito, sul letto di morte paterno singhiozzò tra le braccia del giovane cugino e cognato il granduca Aleksandr "Non sono pronto, non lo voglio. Non sono uno zar." Benché uomo intelligente e di buon cuore, Nicola II mancava di una completa educazione al ruolo, e continuò supinamente la politica paterna, in questo malconsigliato dalla moglie Alessandra Feodorovna, una principessa tedesca emozionalmente fragile e che non conosceva affatto la vera realtà dell'impero russo. La zarina era inoltre oppressa dalla paura e dal senso di colpa per la malattia che aveva trasmesso all'unico figlio maschio ed erede, il granduca Alessio: l'emofilia, che rendeva la vita del fanciullo difficoltosa e sempre a rischio. Tutto questo la spinse verso un sempre più forte misticismo e la allontanò dalla corte, dalla nobiltà e anche dalla famiglia imperiale, che non amava frequentare e che non la riamava.
La famiglia Romanov al completo nel 1913 Georg, Olga ed Ekaterina Yurievskie, figli di Alessandro II di Russia e di Ekaterina DolgorukajaQuando i Romanov celebrarono il tricentenario dell'ascesa al trono, nel 1913, le solennità vennero offuscate da numerosi presagi sinistri: il viso della venerata icona di Nostra Signora di San Teodoro, icona patrona della famiglia, si annerì e il monaco, molto ascoltato dalla zarina, Grigori Rasputin affermò che il potere dei Romanov sarebbe tramontato se fossero entrati in guerra, e non sarebbe sopravvissuto due anni alla sua morte se alla base di questa ci fosse stato qualcuno dei membri della famiglia.
L'anno successivo la Russia entrò nella Prima guerra mondiale contro la Germania, da cui proveniva la zarina che, nonostante fosse una fervente ortodossa, divenne il bersaglio dei malumori del popolo: mentre lo zar era al fronte, era lei a dirigere, in maniera infelice, testarda e reazionaria la politica, alienandosi ogni componente della corte e del mondo politico russo. Poiché dava moltissimo ascolto a Rasputin, un gruppo di congiurati uccise il monaco, il 16 dicembre 1916: ideatore dell'omicidio fu il principe Feliks Jusupov, marito della granduchessa Irina Aleksandrovna Romanova, figlia della sorella dello zar Xenia, e vi partecipò anche il granduca Dmitrij Pavlovič, cugino di primo grado dello zar. Appena due mesi dopo, durante la Rivoluzione di Febbraio nel 1917, Nicola II era forzato ad abdicare al trono per sè e suo figlio in favore del proprio fratello Michele: avendo questi declinato la corona, il regno dei Romanov sulla Russia terminò.
Dopo la Rivoluzione di Febbraio, Nicola II e la sua famiglia vennero posti agli arresti domiciliari dal nuovo governo, mentre parecchi membri della famiglia imperiale, tra cui il cugino granduca Kirill, erede presuntivo dopo Michele, riuscirono a stabilire dei buoni rapporti con il governo interinale, avendo così la possibilità di lasciare la Russia prima della Rivoluzione d'Ottobre.
L'ultimo zar della dinastia Romanov ed in generale della Russia, fu Nicola II. Condannato a morte dal soviet degli Urali, egli, e con lui tutta la sua famiglia, fu fucilato a Ekaterinburg, fatto a pezzi e bruciato (nelle fiamme o attraverso l'uso di acido solforico) da alcuni bolscevichi; i corpi sono ora sepolti a San Pietroburgo, nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo.
I Romanov dopo il crollo dell'URSS [modifica] Per approfondire, vedi la voce Linea di successione al trono di Russia.
Fuggiti all'estero per salvarsi dal massacro che non li avrebbe risparmiati, i moltissimi membri della Famiglia Imperiale si trasferirono in Francia, negli Stati Uniti, in Inghilterra e presso i parenti che potevano o volevano ospitarli, sposandosi spesso al di fuori delle leggi di famiglia, divorziando e finendo anche coinvolti in scandali.
Nel 1991 i corpi di Nicola II, sua moglie, tre dei loro cinque bambini e quattro dei loro servi furono ritrovati e riesumati (anche se alcuni misero in discussione l'autenticità di queste ossa malgrado la prova del DNA): poiché due corpi erano assenti, molta gente credette che due dei giovani Romanov si fossero misteriosamente salvati e si discusse molto su quali dei due fossero. Uno scienziato russo tramite sovrapposizione fotografiche determinò che fossero Maria ed Alessio mentre in seguito uno scienziato americano, confrontando i resti dentali, vertebrali ed altri, che mancavano i corpi di Anastasia ed Alessio. Molto mistero ha circondato il destino di Anastasia, parecchi film sono state prodotti, compreso il cartone animato della 20th Century Fox Anastasia ed un film con Ingrid Bergman.
Dopo che i corpi vennero esumati nel giugno 1991 si ebbero analisi fino al 1998, mentre era in corso un dibattito se dovessero essere sepolti nuovamente a Ekaterinburg o a San Pietroburgo: una commissione apposita optò per l'antica capitale e così (assieme ai servi leali che morirono con loro) furono composti in una cappella speciale nella cattedrale dei santi Pietro e Paolo vicino alle tombe dei loro antenati.
Sul punto in cui Casa Ipatiev si ergeva è stata recentemente costruita la Chiesa sul sangue: dopo anni di polemica, Nicola II e la sua famiglia furono canonizzati come portatore di passione dalla chiesa ortodossa russa nel 2000: nell'ortodossia, un portatore di passione è un santo che non è stato ucciso a causa della sua fede come un martire ma è morto nella fede per mano dei suoi assassini.
Nel settembre 2006, l'imperatrice Maria Fedorovna, consorte di Alessandro III, venne sepolta nella medesima cattedrale accanto al marito: fuggita dalla Russia ai tempi della rivoluzione, aveva passato gli ultimi anni in esilio nella natia Danimarca, venendo dapprima sepolta nella cattedrale di Roskilde. Il trasferimento dei suoi resti venne accompagnato da cerimonie elaborate, compresa una messa celebrata nella chiesa di Sant'Isacco dal patriarca. Erano presenti i principi Dmitri e Nicola Romanovič Romanov, il principe Michail Andreevič (fratello del pittore Andrej Andreevič e la principessa Ekaterina Ivanovna, figlia del principe Ivan Konstantinovič Romanov: quest'ultima, che aveva allora 90 anni e sarebbe morta l'anno seguente a Montevideo era l'ultimo membro della famiglia imperiale nato prima della caduta della dinastia e doveva infine trasformarsi nell'ultimo incontestato membro vivente della Casa Imperiale.
Il 23 agosto 2007 uno dei prosecutori dell'inchiesta sui due corpi scomparsi, Sergej Pogorelov, ha dichiarato da Ekaterinburg che «delle ossa trovate in un'area di terra bruciata presso Ekaterinburg appartengono a un ragazzo e a una ragazza all'incirca della stessa età di Aleksej e di una delle sue due più giovani sorelle».[1] Lo scienziato locale Nikolaj Nevolin dichiarò che un test sui resti sarebbe presto stato avviato. Il 28 settembre è stato annunciato dalle autorità regionali che la probabilità che le ossa appartengano ai due figli di Nicola II "è molto alta".[2]
Il 30 aprile 2008, in seguito alla pubblicazione dei test del DNA da parte del laboratorio USA che aveva in esame i resti ritrovati nell'estate, vengono definitivamente identificati i corpi della granduchessa Maria e dello zarevič Aleksej. Lo stesso giorno le autorità russe comunicano ufficialmente che l'intera famiglia è stata identificata.[3]
In seguito prenderemo in considerazine ogni singolo zar e zarina di questa casata....
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