DON GIOVANNI D'AUSTRIA, il trionfatore di LEPANTO, L'Europa ferma l'avanzata turca nel Mediterraneo.

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view post Posted on 30/1/2013, 17:11
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La vita di Don Giovanni d'Austria , il tronfatore di Lepanto.



In tanti anni di letture mi è capitato di leggere un solo libro che assomigliasse a una biografia di questo personaggio tanto famoso , è un romanzo storico che l' autore stesso definisce molto più di un romanzo (L'ultimo crociato di Louis De Wohl), affermando che personaggi e fatti siano strettamente legati alla realtà storica , personalmente lo ritengo più simile all' agiografia di un santo che a una biografia ed è ancora l' unico libro sul tema che si possa trovare normalmente in libreria.

Hò quindi cercato di raggranellare informazioni e di proporre un ritratto .

Nacque da una relazione dell' Imperatore CarloV con Barbara Blomberg , figlia di un borghese di Ratisbona , l' imperatore aveva già avuto una figlia , Chiamata Margherita 25 anni prima e l' aveva subito riconosciuta , ma questa volta , data la dubbia fama della donna , la nascita fu mantenuta segreta e il bimbo fu tolto alla madre e affidato alla tutela di Don Luiz Quijada , maggiordomo della casa reale ( Maggiordomo era una carica onorifica e di effettivo potere di grande prestigio , nòn pensate ai maggiordomi dei film Britannici) e di sua moglie Magdalena De Ulloa , che Giovanni chiamerà sempre zia e a cui resterà sempre affezionato.
Crebbe nell'anonimato sotto il nome di Jerònimo e affidato alle cure di una baglia , moglie di un vassallo dei Quiada .
All' età di 7 anni si prese cura di lui direttamente Donna Magdalena a Villagarcia De Campos , nella provincia di Valladolid , dove questa aveva una vasta proprietà e a quanto pare fù un' infanzia felice , ebbe come istitutori il cappellano di donna Magdlena e Guillen De Prieto , docente di latino all' Università di Salamanca .
La svolta avvenne all' età di 13 anni , Carlo V , prima di morire svelò il segreto e affidò il ragazzo alle cure del figlio , cui aveva già affidato la corona abdicando.

Filippo II riconobbe ufficialmente Jerònimo come suo fratellastro e praticamente lo ribattezzò Don Giovanni D' Austria , assegnandogli una rendita e il titolo di Eccellenza .
giovanni elegante

Da questo momento la sua educazione proseguì a corte , insieme agli altri giovani Asburgo , tra il 1561 e il 1564 studiò all' Università di Alcalà De Henares con i suoi nipoti , il principe ereditario Don Carlos e Alessandro Farnese (figlio di quella Margherita , nata bastarda ma riconosciuta da Carlo V e fatta sposare a Ottavio Farnese , Duca di Parma e Piacenza)) , pare non fosse raro vederli cavalcare insieme fra ali plaudenti di folla .
L' Università di Alcalà era stata fondata dal Cardinale Cisneros nel 1508 , allo scopo di formare i sacerdoti e di educare i laici secondo le regole della riforma cattolica , pare che a Filippo II non sarebbe dispiaciuto un indirizzo sacerdotale per il fratellastro , un Cardinale in famiglia fa sempre comodo e soprattutto non può insidiare il trono ai legittimi eredi .
Comunque fosse , Giovanni non fù forzato e scelse decisamente la carriera delle armi.

giovanni adolescente

Alla corte di Spagna, don Carlos, l'erede al trono, Don Giovanni e Alessandro , che erano coetanei , crescevano insieme ed erano compagni inseparabili di giochi , studi e divertimenti .
Don Giovanni anzi , piú robusto e vivace del nipote Carlos , al quale le proprie infermità non davano un carattere felice , lo proteggeva e lo sosteneva e anche ne sopportava i capricci , le lune e le stranezze.
Ma una volta , come succede fra ragazzi, litigarono e l'erede al trono lo insultò chiamandolo "bastardo".
Don Giovanni non stette zitto, l'epiteto era troppo offensivo , e subito rispose: «Bastardo , va bene , però tu sei figlio di Filippo II, e io invece sono figlio di Carlo V» Don Carlos ne fece un dramma, un po' perché prendersela troppo era nella sua natura ombrosa e suscettibile , un po' perché forse in realtà stimava piú il nonno del padre.
Pianse , si disperò, tiranneggiò i suoi camerieri e quando non ne poté piú andò di filato dal re per parlargli della faccenda. Maestà , gli disse , Don Giovanni ha detto che Carlo V valeva molto piú di voi , vi ha offeso , bisogna punirlo». Filippo II lo guardò sorridendo e allargò le braccia.
«Caro figliolo gli rispose , perché dovrei farlo?
Don Giovanni ha detto la verità».

Don Giovanni ragazzo

La vita a corte proseguì trà studio e divertimenti , stando ad alcune fonti anche alquanto boccacceschi , ma forse dovuti più alla maldicenza di ogni corte che alla realtà , fatto stà che l' unico fatto sicuro di questo periodo è la richiesta formale nel 1565 di partecipare al soccorso che la flotta Spagnola portò in aiuto ai Cavalieri di Malta nel famoso assedio all' isola .
Il re rifiutò , giudicandolo troppo giovane e imprepararo , ma tre anni dopo decise di ripagarlo nominandolo Capitano Generalle delle Galere , comando più propedeutico che altro , ma a quanto pare egli imparava in fretta e pochi mesi dopo ebbe il suo primo comando effettivo , ma non in mare.
Durante questo primo comando marittimo avvenne un fatto importante , l' erede al trono , Don Carlos , ormai nel pieno della sua malattia mentale si rivolse a lui per associarlo in un piano di rivolta contro il re , ovviamente Giovanni , che conosceva bene le condizioni mentali del nipote , avvisò immediatamente Filippo , d' altronde la congiura di Carlo era una una congiura da pulcinella , la velleitaria sfida di un povero pazzo.

Gli venne assegnata la repressione della rivolta dei mori andalusi nota come guerra di Granada , in quell'ocasione si ritrovò nominalmente a capo del suo padrino , quel Luiz Quijada che lo aveva allevato , più che un sottoposto penso fosse un' insegnante o più propriamente un mentore e un protettore , infatti morì accanto a Don giovanni durante un' azione , colpito da un colpo d' archibugio .
Nonostante la perdita del padrino la campagna si concluse rapidamente e vittoriosamente e le azioni del “nostro” si alzarono vertiginosamente .
A riprova che le voci di libertinaggio non furono tanto infondate nel 1566 FilippoII riconobbe la neonata Anna , figlia di Maria De Mendoza (cugina della principessa di Eboli , personaggio tanto importante da avere un partito a corte) come figlia di Don giovanni con il nome di Anna D' Austria , la madre finì in convento dove divenne Superiora a vita e la figlia affidata alle cure di Magdalena , la cara “zia” di Giovanni , entrando nel novero delle pedine sposabili degli Asburgo .

E arriviamo al 1571 , Spagna Venezia e Santa Sede formano la Lega Santa , con l' apporto degli stati Italiani , atta ad arginare lo strapotere marittimo di Solimano il Magnifico .

Sua Eccellenza Don Juan D 'Austria , Cavaliere del Toson D' Oro , prende il comando della flotta Cristiana .

piantina lepa


LEPANTO
Perché abbia preso il nome di Lepanto, la grande battaglia navale che si combatté il 7 ottobre 1571 fra gli alleati europei e i turchi , nessuno lo sa.
Lo scontro avvenne in realtà nelle acque delle isole Curzolari che da Lepanto distano oltre cinquanta chiometri , distanza notevole per l'epoca.
Probabilmente qualche cronista volle dare alla battaglia il nome del porto dove i turchi tenevano la flotta, che era appunto Lepanto.

La flotta cristiana, al comando di Don Giovannid'Austria , parte da Messina il 16 settembre 1571 , forte di 207 galee, 30 navi e 6 galeazze , sulle quali sono imbarcati 1.815 cannoni e 84.420 uomini , è un complesso pittoresco ed eterogeneo, proveniente da tutto il Mediterraneo , sventolano le bandiere del re di Spagna, di Venezia, del Papa, di Savoia, di Genova, di Malta.
La flotta è divisa in tre squadre, che per distinguersi portano bandieruole colorate: l'ala destra al comando del genovese Giannandrea Doria , ammiraglio di Filippo II (squadra verde); il centro al diretto comando di don Giovanni (squadra azzurra); l'ala sinistra al comando del veneziano Agostino Barbarigo (squadra gialla). Fra gli alleati non regna un grande accordo , e infinite sono state le discussioni , le gelosie e i ritardi nei mesi precedenti.
La vittoria appare incerta, i turchi in mare sono considerati imbattibili e fra i cristiani , chi vuol combattere decisamente e chi no.
Il papa Pio V ha minacciato la scomunica per chi non si batte.
Il mattino del 7 ottobre, la flotta cristiana è in vista dell'imboccatura del golfo di Patrasso , dove le navi turche al comando di Alí Pascià, l'aspettano.
Non sono mancati, nel frattempo, altri dissensi, ma don Giovanni è irremovibile nella sua decisione di attaccare. L'Asburgo ha 26 anni, è nel pieno della sua splendida giovinezza e tiene in pugno i suoi uomini.
Il numero delle navi turche , si dice 290, supera quello della flotta cristiana e i vari comandanti sono molto uniti fra loro , però mancano nelle loro squadre le galeazze, realizzate nell' arsenale di Venezia in grande segretezza , enormemente piú grosse delle galee e che portano molti cannoni , come navi si rivelarono un disastro , tanto che nòn furono mai più impiegate , erano praticamente ingovernabili e per la maggior parte della navigazione dovevano essere trainate da altre navi , ma una volta posizionate in uno schieramento era come disporre di isole fortificate .
Il numero degli uomini imbarcati si equivale , molti testi dicono che solo una minima parte dei turchi sono armati con archibugi, gli altri hanno archi, frecce, giavellotti e tutte le armi di punta, di taglio e di getto che allora si usavano , ma mi risulta difficile crederlo , a quei tempi , per quanto ne so , la tecnologia delle armi da fuoco se nòn superiore nòn era certo inferiore a quella cristiana , fatto stà che tutti i dipinti dell' epoca mostrano i turchi armati di frecce e lance , ma dubito che quei pittori abbiano partecipato alla battaglia.

Tempo splendido fin dal primo mattino.
Calmo è il mare , una brezza leggera spira in favore dei turchi e facilita il loro avvicinarsi alla flotta cristiana.
Verso le undici, il vento cade e le due flotte diminuiscono la distanza facendo forza sui remi.
Verso mezzogiorno, dall'ammiraglia turca parte un colpo di cannone e contemporaneamente sale all'albero di maestra la bandiera bianca ( o verde , a seconda dei testi), coi versi del Corano. Dall'ammiraglia di don Giovanni parte un colpo di risposta, mentre tutti i combattenti vedono sventolare sull'albero il grande stendardo cremisi con l'immagine di Cristo.
Le galeazze cristiane in avanguardia (alla battaglia ne furono schierate 3 in prima linea e solo queste parteciparono alla battaglia , le altre penso furono schierate dietro le linee per impedire un accerchiamento in caso di temporanea ritirata) hanno il compito di frenare l'urto nemico, e ci riescono benissimo. Colpendo ripetutamente coi loro cannoni (una galeazza ne porta 60, una galea al massimo 5), distruggono soprastrutture, sfondano scafi, uccidono uomini.
I turchi hanno un momento di incertezza, sembra che si fermino, la loro formazione è in disordine , poi si lanciano decisamente avanti e comincia la mischia.
Tentano di avvolgere l'ala sinistra dello schieramento cristiano, ma Barbarigo non si fa cogliere di sorpresa e si avvicina alla terra il piú possibile per non dare spazio all'avversario.

Quadro Lepanto

Sul lato destro, Giannandrea Doria, prevedendo un tentativo di avvolgimento nemico anche dalla sua parte, si allontana con le sue navi dalla flotta , e si allontana al punto da far pensare a molti che voglia tradire e non voglia combattere.
La sua manovra infatti non è prevista dal piano di battaglia e il Doria, che Pio V ha definito "piú corsaro che cristiano", nei giorni precedenti ha sostenuto con accanimento le idee di quei capitani che volevano evitare il combattimento.
In realtà la sua manovra mette in difficoltà l'ala sinistra turca , composta dalle galee di Ulugh Alí , questi rimane incerto se continuare il tentativo di avvolgimento o buttarsi contro il centro cristiano che la manovra di Doria lascia scoperto.
Al centro, dove sono i due comandanti in capo , l'urto è spaventoso.
L'ammiraglia cristiana e quella turca si sono abbordate , sulle altre galee che si schiantano una contro l'altra e si abbordano, i combattenti delle due parti si scontrano in feroci corpo a corpo , in aria volano frecce , pietre , proiettili di ogni tipo ; dagli alberi si butta sugli avversari calce viva , olio bollente.
Dappertutto fiamme, crepitii, urla , il mare è rosso di sangue.
Alla fine i cristiani hanno la meglio e conquistano la galea di Alí Pascià , il quale scompare in mare (alcuni dissero ucciso di propria mano da Don Giovanni , altri e più numerosi attribuirono l' uccisione a Alessandro Farnese , che pure si trovava accanto al nostro “eroe” ).
Visto che le cose vanno male per i turchi, Ulugh Alí si butta contro il centro cristiano e la zuffa ricomincia , accorrono su di lui Doria e il corpo di riserva cristiano, comandato dal marchese di Santa Cruz.
Quando l'astuto Ulugh Alí capisce che non c'è piú nulla da fare, batte in ritirata , marinaio provetto riesce a seminare gli avversari che vorrebbero inseguirlo.
Il sole sta per tramontare , il cielo è ora nuvoloso e la battaglia è finita , i cristiani hanno contato 7.500 morti e un numero equivalente di feriti , i turchi qualcosa come 25.000 morti (hò scelto i dati secondo me più credibili).
Non per nulla questa battaglia è stata chiamata il "Sacro Macello di Lepanto".

Una curiosità : Miguel de Cervantes , autore del Don Chisciotte , partecipò alla battaglia venendo ferito alla mano sinistra , venne premiato dallo stesso Don Giovanni con 22 ducati.

battaglia

La Lega Santa si sciolse fra i consueti contrasti , soprattutto i Veneziani , che in fin dei conti avevano avuto più meriti e spese e perdite degli alleati , cerarono di approfittare della posizione di forza acquisita per trovare accomodamenti commerciali coi Turchi , ma la flotta Spagnola riuscì a riconquistare i porti africani occidentali , fra cui Tunisi (1574)




NAPOLI


Dopo Lepanto e le guerre nel Mediterraneo, il riposo del guerriero (alcuni dicono che il Re non lo volesse in Spagna e dopo altre azioni navali , con l' occupazione dei porti barbareschi del Mediterraneo occidentale , lo mandò riverito e onorato lontano dal centro del potere) l'Italia e Napoli, città che accolse il giovane Asburgo con archi di fiori, finestre imbandierate, strade piene di folla e grandi scritte che dicevano: «Venne un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni» , che pòi era l' incipit della lettera che Pio V gli mandò dopo la vittoria .
A Napoli la vita era gaia, la società aristocratica , frivola, il clima dolce , al figlio di Carlo V non sembrava vero di esser fuori dall'austera e monotona corte di Spagna.
A don Giovanni, allora ventisettenne, piaceva divertirsi: balli, feste, corride e soprattutto amori.
Quante donne conquistò in quel periodo il bollente principe? Le cronache dicono molte, ma solo di alcune ci hanno tramandato il nome.
Sappiamo che amò Zenobia Zaratosio, una giovane napoletana finita poi nel monastero di Santa Maria Egiziaca, pare, a sentire i pettegolezzi del tempo, in seguito a un aborto piú probabilmente perché era stata alla fine abbandonata da Don Giovanni , che soffrí di una vera e propria crisi di coscienza per averla sedotta.
Più ìmportante per le sue conseguenze , l'amore per Diana Falagola , una ragazza di famiglia molto aristocratica che il principe stesso, in una lettera alla sorella Margherita di Parma, descriveva come «una delle piú belle donne di tutta Italia». Da questo amore nacque una bambina , l' 11 settembre 1573, alla quale il re concesse di chiamarsi Giovanna d'Austria e che fu allevata da Margherita di Parma.
Quando la giovane Diana era ormai visibilmente incinta, per metterla al riparo dalle chiacchiere, la fecero entrare in un convento , dove partorì fra lo scandalo e 1'ìndìgnazione di quelle monache che già per accettarla fra loro avevano scatenato un putiferio e costretto l'autorità spagnola a intervenire.
Per Anna Di Toledo infine , bella e nobile signora , don Giovanni perse letteralmente la testa , le faceva favolosi regali, una volta le offrì quaranta schiavi presi dal bottino di guerra e non esitava a mettersi nei pasticci per lei , come quando approfittando della sua posizione , impose al viceré di Napoli di insabbiare un'inchiesta penale che coinvolgeva molti nobili della città.
La pagò cara , perché, oltre al rimprovero che gli arrivò da Filippo , non si parlò piú di nominare don Giovanni vicario generale in Italia, carica che sarebbe stata creata apposta per lui e che al principe premeva moltissimo.
L'amore per Anna fini tragicamente con la morte della donna , e si disse che il dolore facesse quasi impazzire l'Asburgo. Abbandonatì dìvertimenti e feste, cadde in una specie di abulia che gli faceva trascurare anche i suoi compiti , e girava irrequieto per i dintorni di Napoli , non si faceva vedere in città e rifiutava di incontrarsi con chiunque.
A scuoterlo dalla sua tristezza arrivò da Madrid 1'ordìne perentorìo dì lasciare l'Italìa per assumere il governo dei Paesi Bassi , con Anna, per don Giovanni, se n'era andata la giovinezza , quel poco di vita che ancora gli rimaneva , doveva dedicarlo al nuovo compito affidatogli dal re.

giovanni e soci

Le fiandre e i Paesi Bassi (Il Belgio e l'Olanda)

E così arrivò la nomina a governatore e Capitano Generale delle Fiandre (1576) , praticamente il Vietnam dell' epoca , in cui aveva già fallito il grande Duca D' Alba , braccio destro di Carlo V e poi di Filippo II , che nonostante l' indiscussa abilità militare e i massacri perpetrati , aveva lasciato la situazione più insicura e ostile del suo arrivo.



LA MADRE


Quando Filippo II mandò don Giovanni nelle Fiandre al posto del duca di Alba, gli disse ironicamente che ora doveva far penitenza del piacevole soggiorno di Napoli.
E infatti don Giovanni non trovò in quel paese che dispiaceri, non ultimo tra gli altri l'incontro con sua madre .
Barbara Blomberg era ora diventata la signora Kegel e viveva a Bruxelles.
Alle autorità spagnole , preoccupate di mantenerla con quel decoro che sembrava dignitoso per la madre , anche se non proprio regolare di un Asburgo , la signora Kegel dava troppi grattacapi con la sua vita scandalosa e gli amanti di cui si circondava , amanti che ora , non piú giovane , manteneva lei stessa coi soldi degli Asburgo.
Don Giovanni la mandò a chiamare , desideroso da buon figliolo di conoscerla , ma anche per rimproverarle la sua vita poco dignitosa.
Litigarono , si rimbeccarono violentemente e , senza mezzi termini , Barbara disse a Giovanni che lui non era affatto figlio dell'imperatore Carlo V , come si credeva , ma di un semplice soldato , un artigliere fra le cui braccia , ai tempi dell'amore di Carlo , la giovane tedesca passava il tempo che l'imperatore le lasciava libero.
Vera o non vera che fosse l'insinuazione , è certo comunque che Barbara Blomberg doveva avere un debole particolare per gli artiglieri , anche Carlo V infatti era un appassionato e un profondo conoscitore di cannoni (di donne un po' meno).

La fine.


Gli ultimi due anni della sua vita non furono infruottosi , grazie anche all' aiuto di Alessandro Farnese , suo factotum sul piano militare .
Anche sul piano politico le prospettive si presentavano aperte , i ribelli Irlandesi gli offrivano la corona , Maria Stuart (o Stuarda) , cattolica , ospite e prigioniera di Elisabetta Prima d' Inghilterra , era disposta a offrirgli la mano in cambio della liberazione e del trono d' Inghilterra , già si parlava di quella che sarà l' invincibile armata .

giovanni e soci

Nel 1577 riuscì a firmare un trattato con la maggior parte dei nobili ribelli (Editto Perpetuo) , quindi riprese la guerra contro coloro che non avevano voluto accettare l' accordo , primo fra tutti l' indomabile Guglielmo d' Orange .

Contro questi nemici Giovanni e Alessandro ottennero la vittoria di Gembloux (1578) , la fortuna sembrava sorridergli , ma si sa , la Dea è cieca .

Il 1° ottobre 1578 Don Giovanni D'Austria moriva nella sua tenda da campo all'età di 31 anni .
Testimone della sua morte fu Padre Juan Fernandez , che lo conosceva dai tempi di Lepanto e lo aveva seguito nelle Fiandre , le sue ultime parole furono per Gesù , per la Madonna e pèr l' amata “zia” Magdalena De Ulloa .

I contemporanei attribuirono la morte alla “Modorra” , malattia inesistente , secondo il dizionario di Covarrubias del 1611 era una malattia che fa perdere i sensi appesantendo la testa , diagnosi generica senza alcuna valenza scientifica , usata quando non si sapevano spiegare le cause .

Personalmente frà le tante dicerie dell' epoca , escluderei il veleno , soprattutto sospettando Filippo II , non era nelle sue corde e nemmeno nei suoi interessi , non ce lo vedo proprio , Don Carlos , erede al trono era morto da tempo e l' erede attuale , Filippo III nòn entusiasmava il re , pare che prima di morire abbia affermato : Dio mi ha affidato tanti stati , ma non mi ha concesso un figlio che sia in grado di governarli , infatti Filippo III si dedicò solo alla Chiesa e alla caccia , lasciando gli affari di stato al Duca di Lerma e a quello di Uceda , che piu che pensare alla grandezza della Spagna badarono ai loro interessi .
Penso che se Don Giovanni fosse stato vivo avrebbe influenzato il nipote , prendendone la tutela e indirizandolo all' azione e la decadenza Spagnola nòn sarebbe stata come fù (ma queste sono solo mie congetture).
Più probabile è l' ipotesi che sia morto di Tifo Esantematico , in qualche articolo si parla anche di emorragia per l' incisione di un' emorroide , ma la tesi mi pare poco credibile.

Di certo è che il corpo fu trasportato a Namur e qui tagliato in 3 pezzi e messo in un baule e poi trasportato in Spagna senza troppa pubblicità insieme ai sui effetti personali , le carte e la corrispondenza , pare che un gentiluomo di corte , un certo Antonio Perez , avesse insillato nèl re un dubbio circa la fedeltà di Don Giovanni .
Fatto sta che dopo l' esame dell' incartamento e della corrispondenza del nostro “eroe” , Perez venne arrestato e si organizzò un fastosissimo funerale con cerimonie funebri che si protrassero pèr oltre trè mesi .

Fu sepolto nel mausoleo famigliare dell' Escorial , accanto a suo padre Carlo V , bellissima la statua che lo ritrae morto , in armatura , sdraiato sul coperchio del sarcofago còn la spada in mano , come usava per i cavalieri medioevali e i crociati .

giovanni morto

Propongo come epilogo un episodio marginale , che però rende bene lo specchio del tempo :

Il destino della “ zia” Magdalena De Ulloa sembrava quello di allevare bambini illegittimi , dopo aver cresciuto Don Giovanni, le toccò occuparsi di Anna, la figlia che lo stesso don Giovanni ebbe nel 1567 da una sua relazione con Maria De Mendoza.
Anna passò l'infanzia a Villagarcía , dove la Ulloa aveva una proprietà , sconosciuta a tutti e nel piú grande segreto , a sette anni entrò in un convento di Madrid e lí avrebbe trascorso tutta la sua esistenza assolutamente ignara della sua illustre paternità , se dopo la morte del vincitore di Lepanto , non si fosse interessato di lei un altro principe nelle cui vene scorreva il sangue degli Asburgo , Alessandro Farnese.
Intimo di don Giovanni , conoscendo bene i fatti e in memoria dell'amico , il Farnese rivelò a Filippo II l'esistenza della fanciulla e gli chiese di proteggerla e riconoscerla.
Filippo che era molto sensibile a tutto ciò che riguardava la sua famiglia permise che la fanciulla prendesse il nome di "Anna D'Austria" e le concesse il trattamento che , secondo il protocollo spagnolo spettava a chi era "Eccellenza". Probabilmente non si sarebbe piú parlato di lei , ormai era suora e la sua vita comunque doveva trascorrere in convento , se il fatto non avesse colpito la fantasia di un astuto frate portoghese , Miguel de los Santos , un intrigante che era stato espulso dal suo paese.
Il frate aveva scoperto in un pasticciere , Gabriele Espinosa , una sorprendente somiglianza col re del Portogallo , Sebastiano, morto nella battaglia di Alcazarquivir nel Marocco dodici anni prima e lo convinse a fingere di essere quel re e di sostenere che era scampato per caso alla battaglia.
Anche con Anna d'Austria ebbe buon gioco , era il suo confessore e le comunicò in gran segreto di aver ricevuto direttamente da Dio grosse rivelazioni: Sebastiano di Portogallo era vivo , voleva tornare sul trono che gli spettava e Anna sarebbe stata la sua sposa e regina.
Naturalmente il papa avrebbe concesso alla giovane Asburgo la necessaria dispensa dai voti per potersi sposare.
Lusingata come donna e come principessa , Anna cominciò a scrivere al sedicente Sebastiano nella piú completa ingenuità e il disinvolto Miguel de los Santos usava le lettere per convincere tutti gli sciocchi che trovava a sostenere le pretese del falso re.
Cercava cioè di creare un movimento politico per poter marciare sul trono portoghese.
Appena le voci che circolavano per tutta la Spagna e il Portogallo si allargarono e presero consistenza, il pasticciere e il frate furono arrestati.
Contro i due uomini e contro la povera Anna fu intentato un processo e i giudici , secondo gli usi del tempo furono pesanti. Miguel de los Santos fu impiccato a Madrid nell'ottobre 1595; Gabriele Espinosa fu impiccato e squartato, la sua testa venne esposta sulla pubblica via.
Anna fu trasferita in un altro convento, condannata a rimanere per quattro anni in cella di rigore , perdette naturalmente il titolo e il trattamento di "Eccellenza" di cui aveva goduto.

Di lui , oltre al monumento funebre , esiste una statua , realizzata da Andea Calamech nel 1572 , un anno dopo Lepanto , si trova in Piazza Lepanto a Messina , una copia esatta , realizzata nel 1978 si trova a Ratisbona , sua città natale ( ci copiano pure le statue)

Finisco qui e vinco la tentazione di entrare nei meandri degli intrighi di corte , nòn so se ne uscirei vivo .


Fonti :

Gli Asburgo vol. I° - Toti Celona -Mondadori
La battaglia di Lepanto – Gianni Granzotto - Mondadori
Gli Stuart I Tudor – M.L. Rizzati – Mondadori
Critica e postfazione all' ultimo crociato – E. Garcia Hernan , ricercatore di Storia della Chiesa Madrid .
L'ultima crociata – Arrigo Petacco - Mondadori

Edited by Romeottavio - 26/3/2013, 18:13
 
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view post Posted on 31/1/2013, 11:20
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Avevo già parlato di don Giovanni nel topic dei bambini illegittimi, assieme alal sorella donna Margherita, e ti ringrazio per la biografia più approfondita.
Sapevo ababstanza su di lui, ma come sempre mi serviva uan visione più globale.

Il caso di sua figlia non lo consocevo, sapevo che aveva avuto una figlia ma non il retroscena, povero Sebastiano I, fa pietà sia da vivo che da morto per il modo in cui fu sempre strumentalizzato
 
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