Gli Estensi, dalle origini alla perdita di Ferrara, Mille anni di storia italiana.

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 17/4/2013, 11:06
Avatar

Advanced Member
~~~~~~

Group:
Member
Posts:
7,412

Status:


Gli Estensi, parte prima, dalle origini alla perdita di Ferrara


Gli estensi costituìrono, con i Savoia, la famiglia dinastica italiana più longeva tra le varie signorie che dal medioevo al risorgimento dominarono gli staterelli che componevano lo stivale , controllarono per lunghi periodi una fascia che praticamente arrivava dal mare Adriatico al Tirreno , fino alla repubblica di Lucca, facendo da cuscinetto tra gli stati della Chiesa e quelli del nord, Venezia, Mantova e Milano.
Gli stati estensi erano passaggio obbligato per qualsiasi esercito che volesse transitare da nord a sud o viceversa e ovviamente controllava anche i commerci e i dazi.
Questa semplice constatazione dà l' idea dell'importanza che ebbero, eppure a mio giudizio sono poco considerati sulla rete, dove notizie su di loro, anche nei siti più prestigiosi, sono rare e rivolte soprattutto a singoli personaggi, si è scritto di più su Lucrezia Borgia (che della famiglia d' Este fece parte) che degli oltre 1000 anni di questa dinastia.
Mi accingo quindi all'arduo compito di tracciarne la storia, ovviamente, data la mole, perdonerete le eventuali imprecisioni e semplificazioni, ma molti scritti riportavano date e fatti in contrasto fra loro e ho dovuto scegliere quelli che a parer mio risultavano i più logici, ho diviso il lavoro in due parti, in questa si parlerà delle origini fino alla perdita di Ferrara, per leggere il successivo dominio delle sole Modena e Reggio, cliccare qua sotto
https://historiatestistemporum.forumfree.it/?t=65665246
A dar retta a Torquato Tasso le origini della famiglia risalirebbero addirittura alla Roma repubblicana con un certo Azio, progenitore di Augusto per linea materna, proseguendo poi con personaggi altrettanto improbabili fino ai liberatori di Gerusalemme.
Ovviamente il poeta era al soldo della casata ai tempi di Lucrezia Borgia, più che storia erano piaggerie dovute a chi lo stipendiava.
Molto più credibile mi pare il Muratori, grande ricercatore di antichi codici, bibliotecario alla fine del 600 del duca Rinaldo, e a lui mi rifarò per ricostruirne le antiche origini.

La storia comincia nel periodo longobardo, ha un primo nome con Bonifacio I, sceso con Carlo Magno in Italia, gli scritti dell' 813 lo dicono conte e duca di Toscana, con influenza e autorità sulla Liguria e la Corsica, seguono come successori i nomi di Adalberto, Guido, Oberto.
Con Oberto si aprono i rami obertenghi, la famiglia si divide in quattro rami, uno di questi darà origine ai Canossa, non a caso il padre della celeberrima Matilde si chiamava Bonifacio e da questi nascerà un altro ramo che diede origine alla casa d' Este.

Alberto Azzo I e Azzo II si possono considerare i veri capostipiti, pare che il primo sia vissuto più di 100 anni (996 circa-1097), ma ho il forte sospetto che i due personaggi si siano confusi, anzi fusi in uno solo, comunque sia, da questo momento la genealogia diventa più chiara e sicura.
Este era una piccola contea data in feudo dall'imperatore Ottone I a un conte Azzo di Canossa verso la fine del 900, quindi una parte della famiglia Canossa si trasferì sui colli d' Este, raggruppando i limitrofi feudi di Cerro, Calaone, Montagnana, Monselice e il basso Polesine.


Alberto Azzo ebbe 3 figli, il primo fu adottato da uno zio tedesco, Guelfo III di Welfen, rimasto senza prole e divenne alla morte di questo il capo della famiglia dei Guelfi, destinati col nome di Hannover a salire sul trono d' Inghilterra, questa parentela pesò notevolmente sulle scelte “politiche” degli Este, almeno fino a Borso e ad Alfonso I (ma si era già in pieno Rinascimento e guelfi e ghibellini avevano perso la loro valenza ideologica), la famiglia rappresentò la parte guelfa, prima favorendo Federico II, quando era il pupillo del Papa, osteggiandolo poi quando ne divenne il nemico, diventando, con Azzo VII Novello, coloro che catturarono Ezzelino da Romano, rappresentante dell'imperatore nel Nord Italia.
Dei due rimasti, Ugo si fece la fama di vile, imprudente e vizioso, praticamente sparì dalla storia, titolo e feudi passarono a Folco I (1060-1128 ca.), che conservò il patrimonio famigliare lasciandolo in ottime condizioni a Obizzo I, che venne nominato dall'imperatore Federico Barbarossa, giudice di appello della marca di Verona, questo non impedirà loro di presentarsi come capi guelfi in Ferrara.

Con Obizzo I gli Este si affacciano al comune di Ferrara, attorno al 1180, lo fanno col rapimento di una fanciulla, Marchesella Adelardi, unica erede di una ricchissima famiglia guelfa, ma promessa in sposa, ancora bambina, al rampollo della famiglia che a Ferrara (ancora libero comune) deteneva l' egemonia per conto dei ghibellini, i Salinguerra, i particolari dell'azione riguardano più il mito che la Storia, ma pare sia stata una vera azione di “commandos” .
Comunque sia, Marchesella fu fatta sposare in fretta e furia al nipote di Obizzo, Azzo VI, più o meno dell'età della sposa, che morì poco tempo dopo “non si sa di qual male”, aveva 13 anni, da quel momento gli Estensi divennero i capi egemoni della fazione guelfa in Ferrara.

E fu proprio Azzo VI , succeduto ad Obizzo I, erede dei beni degli Adelardi, a diventare il primo Este podestà di Ferrara (li si chiamava domini civitatis), dopo 10 anni di dominio dei ghibellini Salimbene, per la sua militanza guelfa Papa Innocenzo III nel 1128 lo nominò marchese di Ancona, fu anche podestà di Padova , Mantova e Verona, successore e Podestà fu il figlio.

Azzo VII Novello, che cominciò a trasformare la carica comunale in effettiva signoria, grazie all'enorme prestigio che gli venne dall'essere stato proclamato capo della lega guelfa che, a Cassano d'Adda, il 27 settembre del 1259, sconfisse e catturò, ferito, il terribile Ezzelino da Romano, che portò prigioniero a Soncino, presso Cremona, dove morì in seguito alle gravi ferite riportate, rifiutando sacramenti e medicine, si strappò le bende e morì dissanguato, non avendo mai avuto pietà per nessuno, non ne ebbe neppure per se stesso.
Alla morte, Azzo si poteva considerare il vero e unico signore di Ferrara, emblematica fu l' elezione da burla del suo successore.

Obizzo II, appena proclamato erede, nel febbraio del 1264 raduna il popolo in piazza al suono di raccolta delle campane e alle grida degli araldi, ma si presentarono in piazza solo i partigiani di Obizzo e le numerose milizie dei territori feudali estensi presidiavano le strade, l' elezione a furor di popolo fu assicurata.
Ormai le istituzioni comunali si stavano sfaldando, le città non cercavano più nel podestà un moderatore estraneo alle loro lotte interne, cercavano l' uomo di potere dotato della forza necessaria per imporre un governo, nel 1288 il popolo di Modena offre le chiavi della città su un piatto d' argento, e l' anno dopo il popolo di Reggio manda Rolandino di Canossa (in fondo un parente) a offrirgli la signoria di 3 anni, si arriva addirittura al ridicolo, Obizzo disdegna l'onore, accetta a parole solo per un anno, in effetti resteranno a Reggio e Modena fino al Risorgimento, oltre 500 anni.

Ormai la signoria è affermata , la casa d' Este riconosce al di sopra di sé solo le autorità feudali del papato e dell'impero, in un documento del 1171 Obizzo I si firmò “marchio de Adeste (marchese d'Este), ma per i nuovi domini la casata non ha avuto nessuna investitura feudale né dall'una né dall'altra parte, per giunta le due istituzioni sono in perenne lotta e bisogna barcamenarsi, tutte e due avrebbero il diritto di richiedere la restituzione dei loro territori, finora la militanza guelfa è servita, ma alla morte di Obizzo II gli succede il figlio.

Azzo VIII, che avanza ambizioni su Parma e su Bologna provocando l' ira papale e una coalizione contro Ferrara, contrastato dai suoi stessi parenti, tradizionalmente legati alla parte guelfa, è costretto ad abbandonare la città rifugiandosi a Venezia, per iniziativa di Papa Clemente V Ferrara fu affidata agli Angioini, a cui rimase fino al 1317, quando una sommossa popolare scacciò il vicario pontificio Roberto d' Angiò e restaurò la signoria estense.

Il periodo dell'esilio fu un momento di profondo contrasto fra i membri della famiglia, che dai loro aviti castelli sembrarono tornare alle piccole lotte feudali l' uno contro l' altro, la restaurazione, inizialmente priva di Modena e Reggio, propose quattro personaggi piuttosto incolori, che però riuscirono a mantenere il potere e a destreggiarsi tra impero e papato cercando di riappropriarsi dei domini perduti.

Il primo fu Obizzo III (1294-1352), a soli 17 anni fu acclamato signore, insieme ai fratelli Rinaldo e Nicolò prima, e da solo alla morte di questi, nel 329 riuscì a far pace col papato e ad ottenere in tutta ufficialità il vicariato di Ferrara, in cambio di un tributo annuo in denaro, sette anni dopo anche Modena, dopo alterne vicende, ritornò agli estensi.

Gli successe il figlio Aldobrandino III (1335-1361), che fu tra i primi a rendere omaggio all' imperatore Carlo IV di Boemia che scendeva a Roma per l' incoronazione e da questo, se non un' investitura, riuscì ad ottenere un riconoscimento, in un periodo in cui Ferrara sembrava ancora essere un vaso di coccio tra vasi di ferro, gli succedette il fratello.

Nicolò II detto lo zoppo (1338-1388), fu lui che, dopo una rivolta popolare contro le tasse, che era costata la vita al consiglere fiscale Tommaso da Tortona, consegnato al linciaggio dei rivoltosi da Nicolò stesso per rabbonire il popolo esasperato dall'esosità delle gabelle, decise che il palazzotto in cui viveva non fosse poi tanto sicuro, chiamò quindi un valido architetto militare, Bartolino Ploti da Novara, e gli commissionò un solido castello, che costituirà il nucleo del palazzo ducale (o castello) che tutt'oggi domina Ferrara.
Fu un dominio duro, con numerose esecuzioni capitali e un regime repressivo, in politica estera un successo fu il ritorno della sede papale a Roma, nel 1367 con Papa Urbano V, la cosa fu pubblicizzata a Ferrara come successo personale del marchese, un insuccesso o meglio una beffa questi lo ottenne assoldando per 10.000 fiorini la terribile compagnia di ventura “Pestifera Società” del capitano Lucio Landi, incaricato di riconquistare Reggio, l' impresa riuscì, ma il Landi vendette Reggio ai Visconti per 60.000 ducati, si disse che quando la “Pestifera compagnia” , dopo il saccheggio lasciò la città alle truppe viscontee, gli abitanti rimasti in loco non fossero più di 20.

Alberto V (morto nel 1393) prende il potere alla morte del fratello, governerà solo 5 anni, di lui si ricorda l' ospitalità offerta al Petrarca e soprattutto la fondazione dell'università di Ferrara il 13 Ottobre 1391, cui il Papa aveva concesso gli stessi privilegi e le stesse libertà delle università di Parigi e Bologna, esperimento fallito, ma che verrà ripreso con grande successo nove anni dopo dal successore, fu ancora lui a porre la prima pietra del castello commissionato dal padre.

In politica estera il maggiore merito fu il pellegrinaggio che compì a Roma in vesti di pellegrino con tanto di saio e piedi scalzi (a sentire il Muratori il seguito immodesto di 300 cavalieri, numerosi nobili e ricche salmerie seguiva discreto all'entrata in Roma), il viaggio, pur non tanto penitenziale rese ad Alberto la cancellazione dei debiti estensi con la chiesa, la libertà di commercio di certi beni prima vincolati dal diritto ecclesiastico, la riconferma dello Studio (Università) ferrarese, e soprattutto la legittimazione del figlio illegittimo Nicolò, che gli succederà.

Nicolò III (1383-1441), il suo lungo “regno” (arrivò al potere all'età di 10 anni), richiederebbe un trattamento a parte, ma per ragioni di spazio cercherò di essere sintetico.
Signore di Ferrara e Modena, nel 1409 riconquistò stabilmente Reggio, e la Garfagnana nel 1429, fu signore di Parma per un anno e di Rovigo per due anni.
Fu abilissimo politico, comandante militare con grande coraggio personale e abilità di comando, protettore delle arti e della cultura, ma fu anche autoritario e dissoluto.
Sul piano economico, diversamente dai predecessori ridusse le tasse e i dazi, favorendo la fioritura di commerci e industrie che posero Ferrara in concorrenza con Venezia e Milano, l'università rifiorì attirando i maggiori studiosi dell'epoca, verso il popolo dimostrò una prodigalità paternalistica ma tangibile, sconosciuta ai suoi avi, insomma aprì la via di quel rinascimento italiano che ancora è nostra indiscutibile gloria.
Il pimpante marchese ebbe 3 spose e secondo il Caleffini, cronista coetaneo, “almeno 800 donzelle” , Matteo Bandello, scrittore erotico di lungo corso lo definì:Il gallo di Ferrara che quante donne vedeva, tante ne voleva, ebbe 27 figli riconosciuti, di cui la maggior parte illegittimi, di qua e di là dal Po, son tutti figli di Nicolò.
Come oggi, i libertini che sposandosi non rinunciano alle loro abitudini, correvano il rischio di essere ripagati con l'identica moneta, gli fecero sposare a 13 (1386) anni una cugina, Gigliola da Carrara, da lui definita: Brutta, dispiacevole e ria, non stupisce che da lei non ebbe figli, si consolò abbondantemente, fin troppo, si ammalò di “febbri veneree” e fu sul punto di “tirar le cuoia”, invece risorse più gallo di prima e a lasciare la Storia, nel 1416, fu la povera Gigliola.
Così nel 1418, sposa Laura Malatesta, più nota come “Parisina”, la giovane moglie che lo tradirà col di lui figlio illegittimo Ugo, e che Nicolò fece decapitare sullo stesso ceppo (le corna non piacciono a nessuno, neppure a chi ne ha messe tante sulla testa altrui.)
La vicenda ha ispirato una miriade di poeti, cantastorie, musicisti, novellieri e chi più ne ha più ne metta, i maggiori furono il Bandello, Lope de Vega (e scusate se è poco) e Byron, tra i musicisti Donizzetti e Mascagni, il più immaginifico fu D'Annunzio, le ancelle l'avrebbero soffocata sotto una valanga di petali di rosa (tra la genialità e l'idiozia corre un filo sottilissimo).
La terza sposa, Ricciarda da Saluzzo, gli diede finalmente eredi legittimi, ma la sposò in età avanzata e quindi i primi due successori di Nicolò furono due “bastardi” legittimati con bolla papale, di oltre 20 anni più anziani dei legittimi, figli della più duratura amante, Stella dell'Assassino (il nome è probabilmente una storpiatura di Assisino, la famiglia pare fosse originaria di Assisi) o dei Tolomei, a seconda dei cronisti, solo il terzo marchese dopo di lui fu figlio di Ricciarda.

Leonello (1407-1450) governò per 9 anni e furono anni di pace e concordia interna ed esterna, svolse un' opera di mediazione e pacificazione simile a quella che svolgerà il Magnifico Lorenzo più tardi, e come Lorenzo fu colto, tanto da rivaleggiare in conoscenza coi professori dell'università, il Filelfo disse di essere stato incantato dal modo in cui dissertava di greco e di latino, e a quanto pare, fu lui a denunciare come apocrifa la raccolta di lettere di Seneca a S. Paolo, che allora tutti ritenevano autentica.
Ebbe anche un matrimonio d'amore, per l'epoca rarissimo tra i potenti, con Margherita Gonzaga, che conobbe da giovanissimo quando questa era ospite a Ferrara, promessa a Francesco Sforza, ancora capitano di ventura, quando questi rinunciò, Leonello e Margherita furono felicissimi di proporre il loro matrimonio a Nicolò III, che, avendo un debole per il figlio e la futura nuora ed essendo indebitato coi Gonzaga di 25.000 ducati per la costruzione del castello, fu felicissimo di trasformare il debito in parte della dote, da Mantova si pretese solo la garanzia che Leonello succedesse al padre, cosa che puntualmente avvenne, si sposarono nel 1435, ma purtroppo il matrimonio durò poco, Margherita morì nel 1439, lasciando un bambino malaticcio che la seguirà poco dopo, per il marchese fu una tragedia, si risposerà per motivi politici quattro anni dopo, ma non ebbe eredi.
Alla morte, nel 1450, a soli 43 anni, tutta l' Italia lo pianse come miglior signore di quel periodo, non dimentichiamo che in quell'epoca i Visconti di Milano affamavano il popolo e mantenevano 5.000 cani da caccia trattati meglio dei contadini, e a Napoli Alfonso D'Aragona faceva mummificare i nemici e se li teneva vicino vestiti coi panni che avevano in vita.

Borso (1413-1471) fu certo meno colto del fratello, ma ne seguì i dettami e ne continuò l'opera pacificatrice, condita anche da una certa affabilità popolare che lo portava quasi ogni mattina a fare una lunga passeggiata in piazza, avanti e indietro tra la torre e il portico dei calzolai, attorniato non da guardie ma dai propri ministri e chiunque poteva interpellarlo, si narrano moltissimi episodi di giustizia estemporanea e comunque ogni caso non immediatamente risolvibile veniva assegnato alla cura di un suo collaboratore, per secoli a Ferrara si disse:Non son più i tempi di Borso, a rimpianto del suo governo.
Fu lui il primo duca di Modena e Reggio, nel 1452 fu investito in Ferrara dall'imperatore Federico III (ovviamente il titolo costò una fortuna) che lo proclamò duca di Modena e di Reggio e conte di Rovigo, Ferrara era feudo della Chiesa e Borso riuscì a ottenere il titolo ducale ferrarese solo nel 1471 da Papa Paolo II.


Gli successe il fratellastro Ercole I (1431-1505), figlio legittimo di Nicolò III, colto e munifico, rivoluzionò l' urbanistica ferrarese attraverso il primo piano urbanistico in senso moderno, con un ampliamento della zona cittadina chiamato “l'addizione erculea”, realizzato da Biagio Rossetti, che sventrò il centro medioevale ed espanse la città dandole l' aspetto arioso e splendido che ancora oggi conserva, nei 10 anni (dal 1490 al 1500) della ristrutturazione vennero costruite 12 nuove chiese e 20 palazzi.
In politica estera inizialmente continuò la politica dei fratellastri, sposò la figlia del Re di Napoli, ma quando il suocero, su invito del papa dichiarò guerra a Firenze dopo la congiura dei Pazzi, si schierò apertamente, unico tra gli stati italiani, con Lorenzo, nel 1482 il Papa, alleatosi con Venezia si vendicò assediando Ferrara, ma la strenua resistenza della popolazione salvò la città.
Con la calata di Carlo VIII di Francia(1493), prima chiamato e poi osteggiato da Ludovico Sforza (che aveva sposato Beatrice, figlia di Ercole), il fragile equilibrio che aveva assicurato una relativa pace in Italia si spezzò e il paese divenne terra di conquista per le potenze straniere, l'Impero e la Francia, gli ultimi anni del duca furono tempi di guerra.

Il successore fu il figlio Alfonso I (1476-1534), che si trovò a fronteggiare una congiura ordita dal fratello Ferrante e dal fratellastro (illegittimo ma riconosciuto) Giulio, i due furono rinchiusi in una fortezza, per i tempi il duca fu clemente, Ferrante morì in carcere dopo 34 anni di prigionia e Giulio fu graziato da Alfonso II, pronipote di Alfonso I, ma aveva 91 anni.
In perenne contrasto col papato e con Venezia, riuscì a salvare i suoi domini grazie all'abilità militare e alle capacità diplomatiche, nel 1526-27 aiutò, in funzione antipapale la discesa dei lanzichenecchi che compirono il sacco di Roma, fu un abilissimo progettista di armi da fuoco, i “cannoni di Alfonso” furono considerati i migliori dell'epoca, fu il colpo di un falconetto estense a ferire e a provocare la morte di Giovanni dalle Bande Nere.
Sposò in seconde nozze Lucrezia Borgia, da cui ebbe tre figli, il maggiore dei quali fu il suo successore, e dall'amante Laura Dianti, ne ebbe altri due che legittimò.
Grande protettore delle arti e della cultura ebbe alla sua corte, tra gli altri, Tiziano, l'Ariosto e il Tasso, una notizia curiosa: Il Frundsberg, capo dei lanzichenecchi, non potè partecipare al sacco di Roma per un attacco apoplettico, Alfonso lo portò a Ferrara e lo rimise in piedi con una cura ancora più strabiliante dei suoi cannoni: bagni caldi in olio di oliva dov'era stata prima cotta una volpe.

Ercole II (1508-1559), grazie all'azione politicomilitare del padre, ereditò uno stato stabile e ben amministrato, il predominio dell'impero in Italia consentì un governo di relativa pace, Ferrara acquistò fama di stato godereccio, dedito alla buona tavola e ai piaceri della vita, la moglie di Ercole, Renata di Francia, figlia di Luigi XII, nel 1528, importò dalla Cot d'Or certi vitigni già famosi in Francia, da questi vennero poi tratti vini ancor oggi apprezzati e di grande diffusione come il Russiola, il Sauvognon e il Merlot, purtroppo questi furono l' unica cosa buona che la sposa francese portò a Ferrara, la sposa per il duca fu solo fonte di guai.
Renata, brutta, molto colta ma anche alquanto snob e di carattere altero, considerava i ferraresi alla stregua di provinciali retrogradi, da Parigi si era portata un seguito di 167 persone, il duca, pur adempiendo ai doveri coniugali (ebbero 7 figli), non si affezionò mai, fu anzi un impenitente cacciatore di gonnelle, forse anche per questo la francese si isolò creando una sua piccola corte, composta da protestanti fuggiti dalla Francia e da tutto il nord Europa.
Ferrara divenne, caso quasi unico in Italia, un nucleo protestante sotto la protezione della duchessa, per un certo tempo ospitò addirittura Carlo d'Hippeville, falso nome del protestantissimo Giovanni Calvino, la cosa poteva funzionare finchè fosse stata discreta, l' inquisizione chiuse un occhio, ma quando un certo Giannetto, cantore della duchessa gridò “IDOLATRIA” durante una funzione religiosa, dovette intervenire, dopo questo e altri fatti Ercole intervenne e confinò la duchessa in una villa di campagna costringendola a pentirsi pubblicamente, cosa che lei fece a fior di labbra, ma quando il duca morì e lei rientrò in Francia, il suo castello di Montargis divenne il rifugio degli ugonotti, e a chi minacciava di espugnarlo, rispondeva che avrebbero dovuto uccidere lei, “la figliuola di un Re”.

Con Alfonso II (1533-1597), si chiude, praticamente, anche se non formalmente il dominio estense su Ferrara, che restava feudo della Chiesa, l'investitura ducale garantiva solo la discendenza diretta e il papato avrebbe potuto richiedere la restituzione della città, cosa che poi puntualmente avvenne, purtroppo il nuovo duca si dimostrò sterile, neppure dalle numerose amanti ne aveva avuti, passò tutta la vita cercando di avere eredi, sposò Lucrezia de Medici, si fece fare l'oroscopo addirittura da Nostradamus, che disse che avrebbe figliato solo al terzo matrimonio e oltre l' età di 50 anni, così Alfonso si risposò con una figlia dell'imperatore d'Austria, Barbara, che ovviamente morì senza figli, nel 1579 sposò per la terza volta Margherita Gonzaga, di 30 anni più giovane, ma il risultato fu il medesimo, tra un matrimonio e l'altro si sottopose a un vero tour de forse erotico, i cortigiani facevano a gara per procurargli “amorosette e pronte donzelle”, da qualsiasi parte fosse venuto l' erede, il duca era pronto a legittimarlo, passò gli ultimi anni tra feste e balli, i predicatori stigmatizzarono questo tipo di vita, gridavano dai pulpiti: Esser brutta cosa veder un vecchio matto e rimbambito far mascare e menar danze, non pensavano che per lui fosse un dovere.
In politica il suo governo fu tra i peggiori, occupato a tentar di figliare, lasciò che in nome suo i ministri affamassero il popolo, arrivò al punto di riservare la caccia solo ed unicamente a se stesso e ai nobili di corte, proibì addirittura l' espurgo dei canali e il taglio delle siepi e delle macchie per non disturbare la selvaggina, nel 1577 fece impiccare sei cacciatori di frodo nella piazza di Ferrara e ai loro piedi fece legare i 20 fagiani che avevano ucciso.
Con la sua morte finisce il dominio di Ferrara.
Per chi volesse proseguire il racconto della casa d'Este cliccare sotto.
https://historiatestistemporum.forumfree.it/?t=65665246

Fonti:
Gli Estensi – Bruno Rossi – Mondadori
La Storia – Il Medioevo vol. I /II– autori vari – UTET
L'Italia dei secoli d'oro – Montanelli, Gervaso – Rizzoli
I Gonzaga – Adelaide Murgia - Mondadori
Beatrice d'Este – Silvia Alberti de Mazzeri – Fabbri Edit.
I Visconti – Paolo Pacca - Mondadori
Lucrezia Borgia – Massimo Grillandi - Rusconi

Edited by Romeottavio - 9/5/2013, 10:22
 
Top
view post Posted on 21/4/2013, 09:59
Avatar

Senior Member
~~~~~~~

Group:
Administrator
Posts:
11,658

Status:


Davvero molto interessante, ammetto di aver studiato con particolare attenzione solo Alfonso I in quanto marito di Lucrezia Borgia, ilr esto della famiglia mi è quasi del tutto socnosciuto.
Montanellie Grillandi li posseggo anch'io, fanno parte della mia libreria borgiana :D
 
Web  Top
1 replies since 17/4/2013, 11:06   4619 views
  Share