Gli Estensi, dalla perdita di Ferrara al Risorgimento., Mille anni di storia italiana

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view post Posted on 17/4/2013, 11:14
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Gli Estensi, parte seconda, dalla perdita di Ferrara al Risorgimento.



Per chi volesse leggere la prima parte, cliccare sotto.
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Cesare (1552-1628), Duca di Modena e Reggio, lo fu di Ferrara solo per qualche mese, seppe di esserlo solo alla morte di Alfonso II, che, in mancanza di alternative lo aveva nominato erede senza dirglielo, suo padre era nato da una relazione adulterina di Alfonso I, quindi la legittimità del titolo appariva alquanto nebulosa, Papa Clemente VIII non perse l' occasione.
Cesare si fece proclamare duca il 29 Ottobre 1597, due giorni dopo la morte di Alfonso II, il Papa non perse tempo, convocò una congregazione di cardinali, annunciò il ritorno di Ferrara alla Santa Sede e inviò a Faenza 20.000 fanti e 3.000 cavalieri, ciliegina sulla torta, annunciò la scomunica per Cesare e chiunque lo avesse aiutato.
Cesare di nome ma non di fatto, due giorni dopo il duca iniziò le trattative col Papa e la scomunica fu sospesa e le truppe fermate, Cesare affidò le trattative all'unica estense in buoni rapporti col Papa, Lucrezia, sorella di Alfonso II, mai scelta fu peggiore, Lucrezia si mostrò prontissima a cedere quello che veniva richiesto, anzi, anche di più, Leopold von Ranke nella sua “ Storia dei Papi” commenta: C'è qualcosa di diabolico in questa donna che, con gioia e senza rimorsi, porta alla rovina la propria famiglia.
Il 29 Gennaio 1598 Cesare lasciò Ferrara, il Papa gli concesse di fregiarsi ancora del titolo, ma il dominio era definitivamente perduto, per scherno il cardinale Aldobrandini gli disse che avrebbe potuto fondare una nuova Ferrara nei domini che gli erano rimasti, se voleva che il titolo fosse reale.
A quei tempi, dove le spade si alzavano al minimo pretesto, il duca fu giudicato dai più pietosi “troppo buono”, da altri “troppo stupido e imbelle”, in veneto circolava questa canzoncina:......da quel che ha fatto Cesaro d'Este cusì gran campion, se fa sta conclusion, che se in Ferrara i Cesari fa questo, che sa ben quel che può far el resto.
La fama di “troppo buono” gli restò nei 30 anni del dominio di Modena e Reggio, le 3 guerricciole di frontiera, più scaramucce che altro, le perse tutte, il Tassoni, autore della “Secchia perduta”, nella lettera ad un amico scriveva: Svetonio dice che i soldati di Cesare in pace erano dissolutissimi, ma in guerra dopo aver perduto le braccia, combattevano coi denti, i nostri, l'indulgenza di Cesare li fa diavoli in pace e conigli in guerra.

Alfonso III (1591-1644), duca per solo 7 mesi, nel 1629 si fa frate cappuccino dopo la morte della moglie, abdicando in favore del figlio avuto con altri 13 da Isabella di Savoia (ed erano sposati da soli 17 anni), sposata nel 1608.

Francesco I (1610-1658) , arrivato al potere per l'abdicazione del padre, se lo ritrovò come problema religioso, Alfonso era diventato un feroce castigatore dei costumi ed era arrivato a fare il novello Savonarola (che ricordo era nato a Ferrara) dal pulpito della cattedrale di Modena, pretendendo praticamente di imporre la morale cattolica integralista a tutti, tentò persino di obbligare gli ebrei a partecipare alla messa.
Francesco reagì e affrontò il problema di “tenere il suddetto padre lontano da codesti stati”, fece costruire un convento in Garfagnana dove, in pratica, lo confinò fino alla morte.
Un cronista riferisce che il nuovo duca non tollerasse di vedere appesi nei suoi appartamenti i ritratti del nonno Cesare, non gli perdonava la perdita di Ferrara, soprattutto la pusillanimità con cui era avvenuta, quindi passò tutta la vita combattendo per se o per Francia o per Spagna, tentando di recuperarla e di far dimenticare l'imbelle nonno.
Partecipò a tutte le guerre e guerricciole dello stivale, cambiando spesso bandiera, riconquistò la fama di grande condottiero, ma Ferrara non la riconquistò mai, per giunta le cronache del tempo parlano di continue rapine e violenze da parte di mercenari stranieri o venturieri senza paga, il duca fece addirittura abbattere tutte le case che si trovavano in una fascia di 300 metri dalle mura di Reggio perchè non fornissero appoggio al nemico in caso di assedio.
Il Muratori lo descrive come generoso e tollerante, non era raro incontrarlo i piazza alla maniera dell'avo Borso, pronto ad ascoltare tutti e a rendere giustizia, ma oltre alla scomoda presenza di mercenari propri e alle scorrerie di quelli nemici si aggiunse anche la compagna di tutte le guerre del tempo, la peste del 1630, di manzoniana memoria, a Modena morì quasi la metà della popolazione, in quei tempi nacque il proverbio: O Franza o Spagna, basta ch'as magna.
Si sposò 3 volte ed ebbe 7 figli.

Alfonso IV (1634-1663) successe al padre, ma morì giovane dopo solo 3 anni di governo, Fondò a Modena la celebre Galleria Estense arricchendo e accorpando le collezioni d' arte del padre.
Sposa nel 1655 Laura Martinozzi, nipote del cardinale Mazzarino e da questa ebbe 2 figli, Francesco II e Maria Beatrice, che nel 1685 divenne Regina d'Inghilterra, avendo sposato nel 1673 Giacomo Stuart, duca di York.

Francesco II (1660-1694), divenne duca all'età di 2 anni, sotto la reggenza della madre che detenne la tutela fino al 1674, si instaurò un regime teocratico, furono chiuse le osterie e i lupanari, osteggiate le feste mondane, aumentarono le chiese, un cronista scrisse che passeggiando in una qualsiasi via di Modena si potesse assistere contemporaneamente a 3 o 4 messe.
Nel 1673 la duchessa accompagnò la figlia Maria Beatrice a Londra, per assistere al matrimonio di questa col duca di York, al suo ritorno, il 6 Marzo 1674, si trovò di fronte ad una specie di colpo di stato, il figlio quattordicenne le comunicò seccamente che “per essere arrivati gli anni di sua ragione, voleva governare li suoi stati, indipendentemente da chi essa sia”, era una completa estromissione dal potere e la duchessa non si adattò, non molto tempo dopo, lasciò Modena per sempre.
La febbre religiosa sparì immediatamente e le città emiliane ritrovarono il loro spirito godereccio, il dominio del duca fu pacifico, nei 20 anni di “regno” non successe nulla di eclatante, tranne la riapertura dell'università di Modena, l'unica nota negativa fu la concessione di monopoli a personaggi a lui legati, tra i più curiosi: Giacomo Mirandola ebbe l'esclusiva “de vermicelli e altri pastumi da minestra” con la proibizione a tutti gli altri di fabbricarli “anche ad uso proprio”, il cardinale Toschi ebbe il monopolio del commercio delle oche.
Il duca non ebbe figli, quindi gli successe lo zio.

Rinaldo (1655-1737), successe al nipote ed essendo cardinale ottenne facilmente la dispensa dal papa, avendo il titolo ma non essendo mai stato ordinato sacerdote, fu il più autoritario, imbronciato e severo signore che il ducato abbia avuto, costrinse la famiglia e la corte a rigidissimi orari, alle sette tutti a messa e alle 10 di sera tutti a letto e il duca desiderava che anche i sudditi facessero altrettanto, i nobili che trasgredivano venivano puniti col carcere o l'esilio, gli altri, anche il clero, con la gogna e la tortura.
In politica estera si legò strettamente all'Austria e, anche se cercò sempre di star lontano da guerre e sommovimenti, per questa alleanza si trovò impegolato nelle guerre di successione spagnola prima, e in quella polacca poi, che gli costarono per due volte, nel 1702 e nel 1734 il temporaneo esilio, rimesso ambedue le volte al potere dalle truppe austriache.
Sposò Carlotta Felicita di Brunswick ed ebbe 5 figli.

Francesco III (1698-1780), il padre lo fece sposare con Carlotta Eglae, figlia di Filippo d'Orleans, reggente di Francia, che fu ben lieto di liberarsi da quella figlia tanto chiacchierata a Parigi per i suoi amori e la condotta dissoluta, si sposarono per procura e fu un matrimonio disastroso, quando i due sposi si videro, lei si rifiutò per mesi di adempiere ai “doveri” coniugali, senza peraltro rifiutarsi ad altri, finalmente si decise e restò incinta, il suocero per tenerla buona le costruì a Rivalta, nel reggiano, una specie di Versailles, per dare un'idea, le siepi che circondavano il giardino erano alte 4 metri e lunghe 15,5 chilometri, ma nemmeno questo le bastò, dopo aver dato a Francesco 6 figli (si sperano suoi) , quando gli Este furono temporaneamente costretti all'esilio, Carlotta tornò a Parigi, dove morì anziana, non smentendo mai la sua allegra fama, anche se era talmente grassa che per farle salire le scale dovevano trasportarla su una sedia.
Francesco, inizialmente timido, seguì poi l'esempio della moglie ed ebbe molte amanti e 2 figli naturali riconosciuti.
Fece sposare la figlia Maria Beatrice con l'arciduca Ferdinando d'Asburgo Lorena, figlio minore dell'Imperatore austriaco, da questo ramo nasceranno gli ultimi due duchi della Storia estense, i cosiddetti arciduchi d'Austria Este, imparentatosi con la casa d'Austria, fu nominato governatore dell'impero per la Lombardia dal 1751 al 71 , stabilendosi a Milano e soprattutto nella sua bellissima villa di Varese, da cui continuò a governare i suoi domini con una fitta rete di dispacci.
Con le riforme non se la cavò male, fondò ospedali, riformò la scuola, contrastò le ingerenze della Chiesa e promulgò un nuovo codice di leggi e costituzioni, non propriamente illuminato, dato che si parlava ancora di tortura, frusta, confisca e varie pene capitali, ma in modo sicuramente più moderato e meno medioevale di prima.

Ercole III Rinaldo (1727-1803) , al contrario del padre si considerò il più modenese dei modenesi, meritandosi l'appellativo di “duca burlone”, parlava il modenese stretto e viveva detestando e infrangendo l' etichetta di corte, amava mescolarsi tra la gente e chiacchierare infarcendo il discorso dialettale con salaci battute, il padre l'aveva fatto sposare a Maria Teresa Cybo Malaspina, erede del ducato di Massa e del principato di Carrara, un ottimo matrimonio politico ma un pessimo connubio d'amore, Ercole si consolò con parecchie amanti, aveva un enorme nasone (tipico degli ultimi Este), ma si sa, l'amore e soprattutto il potere e il denaro rendono la donna cieca, il grande amore della sua vita fu alfine la cantante Chiara Marini che sposò morganaticamente alla morte della moglie.
Di carattere ridanciano e di abitudini semplici (per un duca, s'intende), non prendeva nulla in modo troppo serio, lo scoppio della rivoluzione Francese fece sentire i suoi effetti anche nel ducato, scoppiarono da prima piccoli moti popolari, ma Ercole la prese allegramente, ai suoi ministri, che gli chiedevano direttive ed erano pronti a reprimere i moti disse:Pagano le tasse? Si? E allora lasciateli fare che hanno tutto il diritto di protestare.
Ma dopo la fine orrenda dei regnati francesi, il terrore, l' arrivo di Napoleone e della sua armata gli fece passare la voglia di ridere, la notte del 7 Maggio 1796 il duca abbandonava Modena alla chetichella rifugiandosi a Venezia e più tardi a Treviso dove morì il 14 Ottobre 1803.
Dalla moglie ufficiale aveva avuto una bambina, Maria Beatrice, ora granduchessa d'Austria e dall'altra ne ebbe uno maschio, ma morì prima di lui.

Perdonatemi una digressione personale, nella mia famiglia c'è da sempre un detto “ciapatela mia, pasa tut, gh'è pasàt anca Napuleon” (Non prendertela, passa tutto, è passato anche Napoleone), nulla di più vero, Napoleone passò e la restaurazione tentò di riportare l'orologio della Storia indietro.
Ercole III era morto in esilio senza eredi, il restaurato ducato passava al figlio di Maria Beatrice.

Francesco IV (1779-1846) , comincia con lui il breve governo degli arciduchi d'Austria Este.

Il 15 Luglio 1814 il nuovo signore entrava in Modena, dopo le grandi speranze e le conseguenti grandi delusioni della Repubblica Cisalpina, della Repubblica Italiana e del Regno d'Italia, i cronisti parlano di una grande e festosa accoglienza, Montanelli dice che, grazie alle parentele pregresse Francesco avesse ereditato enormi sostanze e fosse il principe più ricco d'Europa, ma, a stare a ciò che scrive il contemporaneo generale Antonio Morandi nelle sue cronache : “il duca si era presentato” in poverissimo stato di fortuna, in contegno umilissimo, ed in misera uniforme di generale austriaco, sudicia, usata ed indecentissima, senza seguito di cavalli, carrozze, servi, perchè pitocco...i nostri aristocratici dalla parrucca a borsa dovettero per compassione e decoro fornire l'occorrevole. e la comunità dare tosto prestiti e fondi per provvedere alle spese di sua cucina.
Si dice che la madre (che pur essendo modenese aveva vissuto a Milano prima di sposarsi) nel salutarlo alla partenza gli avesse detto : Và a fa danèe (vai a far denaro) .
Il nuovo duca, nipote di Maria Antonietta, la regina decapitata in Francia, odiava ogni idea liberale e ogni innovazione gli sembrava “giacobina”, nel suo discorso di insediamento disse “di voler rendere il ducato egualmente felice come era stato sotto Ercole III”, ed espose sei punti programmatici: 1) Favorire la religione e i suoi ministri, per la quiete dello stato e la formazione di sudditi tranquilli 2) Dare credito alla nobiltà 3) Rinvigorire ed estendere l'autorità paterna 4) Semplificar la procedura per i diritti di lesa maestà ed evitare l'arbitrio in favore dei colpevoli negativi 5) Distribuire gli studenti in luoghi diversi, non in una sola università, educarli secondo la loro condizione, limitarne il numero 6) Vigilare sulla stampa ed impedire il diffondersi dei libri cattivi.
Non stupisce che Giuseppe Giusti mettesse in bocca al duca questi versi: Per antidoto al progresso al mio popolo ho concesso di non saper leggere, educato all'ignoranza, serva, paghi, e me ne avanza.
Durante il suo governo furono giustiziati diversi patrioti, tra i quali Ciro Menotti, Giuseppe Ricci e don Andreoli, un prete che aveva sposato la causa nazionale, quando gli comunicarono la condanna chiese se altri fossero stati condannati a morte con lui, gli risposero di no e lui battendo le mani di gioia si inginocchiò e ringraziò Dio.
Francesco pensò di aver dato tranquillità al suo ducato, ma che la Storia procedesse per altri sentieri e che la brace ardesse sotto la cenere era palese, negli ultimi anni dimagrì spaventosamente e pare soffrisse di incubi notturni, morì il 21 Gennaio 1846.
Gli succedeva il primo di 4 figli avuti dalla moglie Maria Beatrice Vittoria di Savoia.


Francesco V (1819-1875) , si rese ben conto della precarietà della sua posizione, non tanto quanto regnante, quanto appartenente alla casa d'Austria, a Modena si susseguivano dimostrazioni velate ma chiare di patriottismo nazionale, il 19 Marzo 1848, di Domenica, durante la consueta passeggiata sulle mura, volonterosi giovanotti offrivano mazzolini di giunchiglie, fiori gialli e bianchi, i colori del Papa, nella soffocante atmosfera poliziesca modenese bastò questo per radunare una folla e cominciarono a sentirsi grida di: Viva Pio IX, viva la costituzione, il Papa al momento pareva rappresentare le speranze d'unità per l'Italia, intervenne la cavalleria che disperse la folla e calpestò i fiori sovversivi, ma il giorno dopo una delegazione cittadina avanzò richieste al duca, che qualcosa fu costretto a concedere, si costituì la guardia civica, 300 fucili in mano ai civili, qualcuno davanti al palazzo gridò viva il duca, ma Francesco non si presentò al balcone, ai suoi disse:Si grida evviva perche ho concesso, se non concedevansi si griderebbe morte, era solito dire che piuttosto di concedere la costituzione avrebbe preferito “rendersi caporale in Russia” , e il suo credo politico l'aveva espresso con queste parole:Protesto che il mio unico e costante desiderio è di vedere accresciuta la forza dell'Austria, alla cui famiglia appartengo e senza la quale le cose sarebbero andate ben diversamente, sia per l'intera nazione italiana che per la mia propria famiglia.
Ma le manifestazioni, per quanto pacifiche, le scritte sui muri minacciose e i primi moti violenti negli altri stati italiani convinsero il duca della pericolosità della situazione, il 21 Marzo salutò la primavera fuggendo da Modena.
L'esilio durò un anno, nella primavera del 49, grazie alle armi austriache Francesco V riprendeva il potere, e la storia ricominciò, vi furono bandi e repressioni, ma l'atmosfera non cambiò, vi fu persino un attentato, il 19 Novembre dello stesso anno, mentre passeggiava per una stradina di campagna vide due contadini intenti a zappare, la scorta che lo accompagnava non si insospettì, ma improvvisamene uno dei villici imbracciò un fucile, pare che il duca abbia gridato: Che fai birbante?(la frase è così assurda che può anche essere vera) comunque il colpo andò a vuoto e il contadino si rivelò uno studente travestito, in altri tempi sarebbe stato impiccato, ma, data la situazione esplosiva lo sparatore finì semplicemente in carcere e vi rimase 10 anni, fino all'arrivo delle truppe italiane.
Vi furono centinaia di piccole provocazioni, ne cito una per tutti, un giorno due borghesi non si tolsero il cappello al passaggio del duca, furono inseguiti da un dragone che prese troppo slancio e finì dritto col cavallo nella vetrina di un caffè, sotto il palazzo ducale i ragazzi cantavano: Stavolta le cose hanno preso una piega che più non vi resta che chiuder bottega.
E Francesco chiuse bottega l' 11 Giugno 1859, radunò il piccolo esercito estense, fece un discorso e se lo portò dietro in esilio, nella speranza di un glorioso futuro ritorno, così 3.200 modenesi armati, per 4 anni seguirono il loro duca rifiutando le amnistie del governo italiano, fu lo stesso governo austriaco a costringerli a sciogliersi, il 24 Settembre 1863, a Cartigliano Veneto, con una patetica cerimonia il patetico esercito del patetico duca si sciolse, e con lui si spense per sempre la signoria estense.

Francesco V lasciò in eredità all'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo-Lorena gran parte delle sue proprietà allodiali, cioè private, ponendo come condizione che l'arciduca assumesse il cognome d'este tra quelli di famiglia, per indicare la continuazione della casa d'Este, quindi l'erede dell'impero austroungarico assassinato a Serajevo fù Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este.
Per chi volesse informarsi sulle origini della Casa d'Este fino alla perdita del dominio di Ferrara, cliccare qui sotto.
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Fonti:
Gli Estensi – Bruno Rossi – Mondadori
I Gonzaga – Adelaide Murgia - Mondadori
L'Italia giacobina e carbonara /L'Italia di Cavour – Montanelli, – Rizzoli
I Savoia - G. Oliva - Biblioteca storica , Il Giornale
Ricordi di libri e articoli ripescati dalla memoria.

Edited by Romeottavio - 19/4/2013, 10:18
 
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view post Posted on 1/6/2013, 20:24
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Dovrei aver fatto un mega riassunto di tutto questo nella discussione " Bambini reali ", molto mega perchè trovare le immagini fu difficilissimo
 
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