Origine di una dinastia
La Famiglia Medici prima di Cosimo il vecchio.
I Medici furono forse l' unica famiglia che riuscì a costituire una dinastia attraverso le arti liberali , non essendoci traccia nelle sue origini né di nobiltà né di eccelse attitudini militari , fu una lunga e continua lotta per il potere svolta più sul piano economico politico che su quello dèlla forza delle armi.
Mi è sembrato interessante andare a ricercare le ragioni di questo straordinario successo attraverso la storia degli antesignani della famiglia , cioè coloro che precedettero il grande Cosimo Dè Medici.
Nessuna traccia di sangue Blu nell'origine dei Medici di Firenze , è un vecchio ceppo campagnolo , che affonda le radici nella buona terra toscana del Mugello , oscura è anche l'origine del nome , che fin troppo ovviamente potrebbe derivare da qualche antenato dedito all'esercizio della medicina o della farmacia , non a caso il primo di cui si hà notizia cèrta si chiamava Medico di Potrone (ma a quèi tempi Medico poteva anche essere solo una variante di Domenico) , secondo alcuni , le misteriose "palle" che appaiono sullo stemma non sarebbero altro che pillole , tuttavia i primi Medici di cui si ha notizia furono mercanti e banchieri.
Le notizie sulla famiglia antecedenti la seconda metà del milletrecento sono frammentarie , pare che il primo ad essere citato nèi documenti fosse il sopracitato Medico di Potrone , nato intorno al 1.046 , alcuni discendenti di questo si guadagnarono la ricchezza con le manifatture laniere esportando soprattutto in Francia e Spagna .
All'inizio del trecento pare avèssero già avuto due Gonfalonieri di Giustizia , ma se ne ignorano i nomi e le vicènde , comunque per tutto il trecento la famiglia fece parte dell'oligarchia che dominava la città.
I Medici (intendendo diverse famiglie indipendènti ma imparentate frà loro con lo stesso cognome) si distinsero durante le faide trà Guelfi Neri e Bianchi per la particolare ferocia con cui saccheggiarono le case dèi nemici di fazione , tra loro vi furono ben 5 condannati a morte tra il 1.343 e il 1.360 .
Prima di iniziare la nostra storia penso sia bene tentare di definire le condizioni socioeconomiche in cui essa si svolgerà.
I dati economici di Firenze verso la fine dèl milletrecento.
A quel tempo la città aveva già grandi proporzioni per l' epoca , stando alla “Cronica Fiorentina” del Villani , scritta in quell' epoca (Libro XI , 93,94) la città era popolata da 90.000 persone stabilmente , piu un flusso giornaliero di 1.500 stranieri , viandanti e soldati ed esclusi dai conti i religiosi di qualsiasi ordine , che senz'altro non potevano esser pochi.
Fuori dalle mura , nel contado si contavano 80.000 uomini (il Villani usa il tèrmine “uomini” forse intendendo maschi o famiglie) , nascevano ogni anno da 5.500 a 6.000 bambini , stranamente in maggioranza maschi (forse c'era una selezione di tipo “cinese” anche allora), i bambini che potremmo definire studenti elementari ammontavano a 8/10.000 , quelli che frequentavano le “superiori”(coloro che imparavano l'abbaco e l'algorismo , come dice l'autore) tra 1.000 e 1.200. in 6 scuole e quelli che imparavano la grammatica e logica erano 550/600 in 4 scuòle.
Le botteghe (opifici) della lana , dove alla fine dèl 300 si lavorava anche e soprattutto la pregiatissima lana d' Inghilterra , erano oltre 200 e davano sostentamènto a 30.000 persone còn un fatturato di 1.200.000 fiorini d'oro a quèsti si devono aggiungere i 300.000 fatturati dall'arte di Calimala , produttrice di panni di lusso (detti francesi) riccamente decorati.
I pianellai , zoccolai e calzolai erano oltre 300
In città vi erano 146 fornai che ògni giorno lavoravano 150 mòggia di grano.
I banchi dèi cambiatori (banchieri) erano oltre 80 .
La zecca cittadina batteva annualmènte da 350.000 a 400.000 Fiorini d'oro oltre a circa 20.000 libbre di danari da 4 piccioli.
Il collegio dèi giudici era formato da 80 persone , 600 i notai , molti più dei medici e cerusici , solo 60.
Le botteghe dèlle altre varie arti erano talmènte tante e variegate da non potersi contare .
Il primo Medici ad apparire sulla scena del potere appartiene ad un ramo collaterale , un cugino di Giovanni di Bicci , il vero fondatore della potenza del ramo principale , il suo nome è Salvestro , da non confondersi còn l' omonimo Salvestro detto “Chiarissimo” , che incontreremo nel ramo principale.
All'epoca il potere era detenuto dai nòbili Guelfi (dètti Magnati , che nulla avevano a che fare con la nobiltà feudale) , che attuavano una politica oligarchica tenendo fuori dalla politica le cosiddette Arti Minori cioè quèlla serie di artigiani e di popolo riuniti nelle corporazioni meno prestigiose e redditizie , distinguendole dalle Arti Maggiori.
Salvestro Dè Medici
Sulla data di nascita vi sono notizie discordanti , certo è che nacque fra l' anno 1130 e il 1132 a Firenze e che fù il primo della sua famiglia ad ottenere importanti cariche , come quella di Gonfaloniere di Giustizia e Priore.
Nèl 1358 iniziò la vita pubblica come Priore delle Arti , dopo essere stato armato Cavaliere nèl 1.351 , fu poi Capitano di Pistoia nel 1360 e nel 1381 , ma la parte importante della sua azione politica si svolse durante quella che fu la prima rivolta “sindacale” del Medioevo , disgiunta da qualsiasi ragione religiosa , la Rivolta dei Ciompi.
Elètto Gonfaloniere di Giustizia nèl 1370 , la carica più alta della Repubblica , Salvestro iniziò una politica antiguelfa ripristinando alcune leggi restrittive contro il potere dei Magnati , riducendo le prerogative dei Capitani di Parte e richiamando i fuoriusciti , scateando le reazioni degli oligarchi , capitanati dagli Albizi.
Questa politica lo portò ad essere l'ago della bilancia frà il popolo minuto , appoggiato da parte dèlla media borghesia e il partito “conservatore” Guelfo .
La situazione precipitò il 18 Giugno 1378 , Salvestro presentò una petizione per mediare le istanze dei lavoratori delle arti minori e dei lavoratori salariati della lana , i ciompi , finora senza rappresentanza politica , vistosi respinto il piano , si presentava davanti al Consiglio del Popolo radunato nèl Palazzo della Signoria e pronunciò il seguente discorso , riportato da Alamanno Acciaioli nel “Tumulto dèi Ciompi “ sec.XIV :
Savi del Consiglio , io volevo òggi sanare quèsta città dèlle malvage tirannie dèi grandi e possènti uòmini e nòn sono lasciato fare , perchè i miei compagni e colleghi nòn lo consèntono , il che sarèbbe bene e buono stato dei cittadini e di tutta la nòstra città e nòn sono creduto , né voluto udire come Gonfaloniere di Giustizia.
E da che io nòn sono ubbidito a ben fare , io giudico nòn essere più Priore , né Gonfaloniere di Giustizia , pertanto io me ne voglio andare a casa mia e fate un altro Gonfaloniere in luogo mio e fatevi còn Dio.
Da qui prese il via la rivolta violenta dei ciompi , con innumerevoli omicidi , saccheggi di palazzi e incendi , finchè la Signoria giunse ad un accordo il 20 Luglio 1378 e il giorno dopo fu elètto Gonfaloniere Michele di Lando , capo dei ciompi e delle piccole arti .
Così alle 21 arti esistenti ne furono aggiunte tre nuove , i ciompi , i tintori e i farsettai , a cui fu riservato un terzo delle magistrature fiorentine .
Durante il gonfalonierato del Lando , Salvestro e altri 63 cittadini vennero dichiarati Cavalieri Governatori della Repubblica e in seguito gli fu concesso una parte del reddito della tassazione , privilegio pòi revocato quando i ciompi sospettarono Lando di favorire troppo la media borghesia.
Ovviamente , alla prova dei fatti un esperimento così veloce e rivoluzionario portò alla radicalizzazione il movimento dei ciompi , con l'abbandono delle parti meno radicali e dell'appoggio della media borghesia che invece di ritrovare la stabilità si ritrovò in uno stato di anarchia da parte di frange sèmpre più minacciose ma sempre più piccole.
Alla fine furono proprio i promotori a determinare la fine dei ciompi , Salvestro e il di Lando , constatando l'impossibilità di controllare le frange estremiste dei ciompi furono gli uomini chiave dèlla controrivolta , il popolo grasso (i ricchi patrizi) si alleò còn la piccola borghesia dèl popolo minuto contro i ciompi.
Nèl 1.382 i ciompi furono sconfitti , la loro arte fu sciòlta e molti di loro dovettero abbandonare la città.
Salvestro si ripropose come salvatore e mediatore fra le parti , ma a quanto pare l'esperimento sociale fallito aveva spaventato anche le parti più moderate della società e la parte Guelfa di Maso degli Albizi riprese il sopravvento , il nostro “eròe” fù esiliato lo stesso anno con l'accusa di tirannia , comuque l'esilio non durò molto , Salvestro de Medici morì a Firenze nel 1.388.
Si era sposato con Bartolomea Altoviti da cui ebbe 6 figli , ma nel 1.400 vi furono altri 2 complotti contro il governo , ormai saldamente in mano agli oligarchi che , per reazione , fecero fioccare un gran numero di esilii e di interdizioni per vent'anni a ricoprire incarichi pubblici per tutta la famiglia.
Da queste punizioni si salvarono solo 2 rami dei Medici rimasti in ombra negli intrighi politici , quello di Vieri e quello di Averardo (detto Bicci) , la schiatta di Salvestro si disperse , da quella di Averardo ebbe origine la dinastia medicea.
Il Ramo Dinastico.
Agli inizi dèl XIV° secolo il capofamiglia era Averardo , morto prima del 1319 , figlio di questi fù Salvestro , dètto “Chiarissimo” , di lui si sa che sposò Lisa Donati e che fù ambasciatore a Venezia nèl 1.336 , ma se ne ignorano le date di nascita e di morte , il figlio di costui fu Averardo detto “Bicci” .
Esiste un registro di una tassazione chiamata “prestanza” , un prestito forzoso richesto alle famiglie della città nel 1.343 , gli Strozzi (mai si vide nome più adatto) vennero tassati per 2.063 Fiorini , i Medici solo 304 , dei quali 220 dal ramo di Vieri , cugino di Averardo , e solo 12 da costui.
Pare però che in seguito Averardo riuscisse ad arricchirsi notevolmente grazie al commercio della lana e all'importazione dall'oriente dell'allume , minerale usato come mordente nella tintura dei tessuti e come conservante nella conciatura delle pelli , attività che proseguirà anche il figlio Giovanni .
Sposò Giacoma dègli Spini e da questa ebbe 5 figli , alla sua morte nel 1363 , il patrimonio , se pur cospicuo fu diviso per 5 e da questo modesto capitale partì il figlio Giovanni , il vero iniziatore della potenza economica e poltica che porterà alla dinastia medicea.
Giovanni di Bicci (Averardo) de Medici.
Iniziò lavorando con lo Zio Vieri , proprietario di un banco di cambio ben avviato , prima come apprendista , pòi come fattore e infine come socio minore.
Nèl 1.385 era a capo della filiale di Roma di cui rilevò dallo zio una quota grazie alla dote portata dalla moglie , Piccarda Bueri , di 1.500 Fiorini.
Dopo il ritiro di Vieri , nèl 1.393 , Giovanni condusse da solo l'impresa di famiglia aumentandone il capitale grazie all'oculata scelta di due soci di minoranza , nel 1397 trasferì la sede a Firenze ma mantenne a Roma il fulcro delle attività finanziarie riuscendo a più riprese a diventare il banchiere del Papa , soprattutto grazie ai finanziamènti concèssi a Baldassarre Cossa , divenuto pòi Papa (e più tardi antipapa) col nome di Giovanni XXIII°.
Il Banco Medici aveva succursali in Italia e all'estero , era forse la principale compagnia bancaria d'Europa , tanto da monopolizzare le transazioni finanziarie di tutta Europa con l'Italia durante il Concilio di Costanza (1.415).
In questo inquieto crepuscolo del Medioevo, le lotte fra i partiti hanno minato le vecchie strutture democratiche dell'età comunale, e stanno sgombrando la via all'avvento del solito "uomo forte". Benché esteriormente l'impalcatura repubblicana appaia intatta , il governo della città si esercita ormai "fuori del Palagio", nelle case della nuova aristocrazia fondata sul danaro e sulla rete delle clientele.
L'autorità di Giovanni di Bicci è patriarcale e discreta , Gonfaloniere nell'anno 1.421 , non ha apparentemente cercato né questa né altre cariche , preferisce lasciare che le cariche vengano in cerca di lui.
Sèmpre in contrasto còn le manòvre degli Albizi , che il suo influsso sulla vita cittadina mette in allarme , è riuscito a rifarsi una fortuna e vi attinge generosamente in favore dello stato in momenti di crisi del popolo , durante una pestilenza , d'istituti benefici , di luoghi pii.
Capitalista e magnate della finanza , dispensa doti alle fanciulle povere , protegge il giovane pittore Masaccio , finanzia di tasca sua la ricostruzione della basilica di San Lorenzo e ne affida il progetto a Filippo Brunelleschi , scavalcando il parere dell'intero Capitolo.
I suoi discendenti faranno del mecenatismo uno strumento di potere , ma per Giovanni esso è ancora allo stadio di attività benefica.
A ragione, sul letto di mòrte , può dire ai figli Cosimo e Lorenzo , i capostipiti dei due rami dei Medici , di non avere mai offeso alcuno , anzi piuttosto , “secondo che ho potuto , beneficato ognuno”.
Giovanni inaugurò la tradizione patriarcale dei vecchi Medici , la sua fu una famiglia molto unita e molto affettuosa , come dovevano essere poi quelle dei figli e dei nipoti.
Aveva sposato una bellissima ragazza , Piccarda Bueri , nata a Verona da una stirpe di origine fiorentina e tornata poi nella città d'origine , Giovanni la chiamò sempre familiarmente ,"Nannina" e il nome rimase nella casa dei Medici.
Da lei, che aveva sposato diciottenne , ebbe quattro figli maschi , due dei quali morti nell'infanzia e un'unica figliola , di cui l'umanista Carlo Marsuppini scrisse che fu “ strappata alla vita nel fiore degli anni , alla vigilia delle nozze “ nòn si sa quale fosse il suo nome.
A parte il dolore per la morte precoce di tre figli , la vita di Giovanni e di Piccarda trascorse serena e calda d'affetti , persino le ultime parole di lui ai figli superstiti , Cosimo e Lorenzo , furono un tributo alla compagna di tanti anni laboriosi: Io vi lascio nelle infinite ricchezze , le quali Iddio m'hà conceduto , e la vostra madre s'è affaticata assai ad aiutarle e mantenerle....... Io vi raccomando la Nannina , a me donna et a voi madre , fate che la mia morte non gli tolga i suoi usitati onori e seggi “.
Nessuno infatti tòlse nulla alla vecchia matriarca nei cinque anni che ancora visse , tròppo vivamente Cosimo e Lorenzo ricordavano le parole del padre , che “fra tutte le fortune della sua vita, di nessuna era tanto grato a Dio come dell'avere avuto una tal moglie “.
Ella riposa accanto a lui nella Sagrestia Vecchia di S. Lorenzo.
L'escalation politica di un banchiere.
Secondo gli antichi , si dovette al Medici l'introduzione in Firenze della legge del catasto , quella che imponeva, cioè, un accertamènto esatto dei beni di ciascuno , con particolare riguardo alla proprietà terriera , per determinare pòi su questa base l'ammontare dei contributi.
La legge non costituiva una novità in senso assoluto, poichè il catasto era già in vigore a Venezia.
Giovanni dunque non ne fu l'inventore , ma secondo la maggioranza dei vecchi storiografi , il promotore , viene anzi recato a lode del suo disinteresse il fatto che la legge si risolveva in un danno finanziario per lui , essa infatti colpiva i grossi proprietari e i capitalisti (che erano fin da allora molto inclini all'evasione fiscale) ed era invece di sollievo al popolo , tartassato da ingiuste gabelle.
Questa versione fu probabilmènte avvalorata dai suoi successori attraverso Giovanni Cavalcanti che scrisse le “Cronache Fiorentine” che avevano tutto l' interesse a farlo passare come difensore della parte popolare , in realtà ciò viene contraddetto dai documenti che dimostrano in modo inoppugnabile che la legge fu proposta e difesa da Rinaldo degli Albizi e Niccolò da Uzzano , i due massimi esponenti del partito aristocratico , che avrebbe sostenuto questa legge allo scopo di finanziare la guerra allora in atto tra Firenze e il duca Filippo Maria Visconti di Milano.
Il Medici , contrario fin dall'inizio a tale guerra , avrebbe addirittura impugnato l'iter della legge , come alcuni suoi interventi starebbero a provare. .
È possibile che egli abbia criticato non la sostanza della legge , ma le sue modalità d'applicazione , anche in riferimento alla guerra rovinosa a cui essa doveva dare appoggio.
Và inoltre ricordato che anche l'ultimo atto pubblico di Giovanni de' Medici fu in difesa del popolo. Un gruppo che oggi diremmo "conservatore", capeggiato da Rinaldo degli Albizzi e Niccolò da Uzzano , stava tramando per indurre la Signoria , cioè il governo , a ridurre il numero delle corporazioni minori , diminuendo cosí il peso politico della fòrte e bene articolata classe artigianale di Firenze , contemporaneamente si proponevano di far abolire , come non piú consono ai tempi , il provvedimento che da circa 130 anni escludeva la vecchia nobiltà d'origine feudale dalle cariche governative.
Tale proposta di legge , logicamente , fu presentata nel modo piú plausibile , come una misura di ordinaria amministrazione , ma al vecchio Medici non sfuggí il suo autentico significato , che era di "svolta a destra", e mobilitò per l'opposizione tutte le forze di cui poteva disporre (ed erano molte). La legge fu bocciata , naturalmente non si vuole con ciò sostenere che Giovanni agisse soltanto per amore del popolo , trà oligarchia dominante e masse popolari , egli aveva fatto una scelta politica di facciata indicando una strada sulla quale i suoi discendenti avrebbero poi costruito la loro egemonia.
Vale pòi la pena di citare la parte che èbbe nèlla liberazione dell'ormai antipapa Giovanni XXIII°.
Durante il concilio che ne denunciò l'autorità come illegale , Cossa fu imprigionato nel castello di Heidelberg , per sottrarlo alla detenzione , Giovanni de' Medici (che nòn aveva dimenticato i favori ricevuti) sborsò , interamente di sua tasca , ben 35.000 fiorini d'oro . il pontefice deposto venne poi a Firenze.
Nèl 1419 , muòre l'antico antipapa (che aveva fatto atto di sottomissione al pontefice Martino V°, con cui fu posta fine allo scisma) , si era ridotto in tale povertà che appariva problematico anche il pagamento dei lasciti predisposti nel suo testamento “La sostanza è si poca che , detrattane la spesa del mortorio , sarà faticoso dare compimento ai legati” scrivevano i Medici a Michele Cossa , fratello del defunto , tuttavia il banchiere Giovanni decise di donargli una bella sepoltura e incaricò del monumento funerario , da collocarsi entro il Battistero di Firenze , due degli artisti piu in vista del momento: Donatello e Michelozzo.
L'opera richiese parecchi anni per essere ultimata e si ammira a tutt'oggi , sul lato a destra della tribuna , in essa Donatello , nonostante che il Cossa avesse portato , sia pure illegalmente , il triregno , lo raffigurò con la semplice mitra di vescovo.
La scritta dice, tuttavia, "Quondam Papa", un tempo papa.
Martino V° fece obiezione a queste parole , appunto in nome della legalità e si rivolse alla Signoria chiedendo che fossero tolte , Giovanni de' Medici a quell'epoca era morto , ma suo figlio Cosimo rispose , a imitazione di Pilato, « Quod scripsi, scripsi ». E la scritta rimase.
Vorrèi concludere con due scritti , uno di Voltaire e uno di Cosimo de Medici:
Qualsiasi privato e qualsiasi re che sappiano solamènte ammucchiare e sotterrare il denaro nòn capiscono nulla , bisogna farlo circolare pèr essere veramente ricchi , i Medici hanno avuto la sovranità su Firenze proprio perchè Cosimo il Grande , padre dèlla patria , sèmplice mercante , fù abile e liberale.
(Voltaire)
Voi andate drieto a còse infinite e io vò alle finite , voi ponete le vòstre scale in cielo , io le pongo rasènte la tèrra , pèr nòn volare tanto alto che io caggia (che io cada).
(Cosimo de Medici)
Per chi voglia approfondire segnalo i bellissimi articoli di Diana:
https://historiatestistemporum.forumfree.it/?t=51633518https://historiatestistemporum.forumfree.it/?t=54300459Bibliografia:
I Medici – M.L. Rizzati – Mondadori
Cronica Fiorentina – G. Villani
Cronaca dèl tumulto dèi Ciompi – A. Acciaioli
La Storia, il Medioevo, vol. I-II – autori vari – Utet
Mediateca di Palazzo Medici Riccardi
Wikipedia
Edited by Romeottavio - 23/4/2013, 09:59